capitolo 50

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HARRY'S POV.

"Jamie, sei sicura di questo?"

Chiesi, tenendo il cellulare in una mano, mentre spingevo il carrello con l'altra.

"Si, dobbiamo farlo, prima che la pancia s'inizi a notare troppo!"

"Okay, allora tra poco arrivo a casa tua e gli parliamo insieme!"

Chiusi il telefono e lo rimisi nella tasca dei pantaloni. In effetti ero terrorizzato, tra poco avremmo dovuto parlare con i genitori di Jamie e stasera con i miei. Io e Jamie eravamo tornati ufficialmente insieme da circa una settimana, lei aveva lasciato Alex con una chiamata, rifiutandosi di vederla e le aveva spiegato come stavano le cose. Da circa una settimana era anche cominciata la scuola, Jamie aveva frequentato i primi giorni, ma appena l'avremmo detto ai nostri genitori, sarebbe andata a dire che avrebbe continuato a studiare da privatista. Io, invece, a sua insaputa, stavo cercando un appartamento per entrambi. Di sicuro avrebbe preferito più privacy in questi mesi e poi sarebbe servito più spazio per il bambino e in più mi erano rimasti parecchi soldi dopo quei match a Parigi. Presi dei barattoli di gelato, delle barrette di cioccolata e altre schifezze dolci che mi aveva chiesto Jamie e poi andai alla cassa a pagare. Avremmo pranzato a casa di Jamie e dopo gli avremmo parlato. Quando arrivai, i suoi dovevano ancora tornare a casa dalla chiesa, quando arrivai venne ad aprirmi Jamie che mi salutò con un bacio sulle labbra e mi fece entrare. Notai che stava cucinando lei, il che non era affatto una buona cosa. Non doveva stancarsi.

"Perché stai cucinando?"

"Ho detto ai miei genitori che avrei cucinato io... qual è il problema?"

Chiese ridendo, mentre con il mestolo girava la zuppa sul fuoco.

"Non dovresti stancarti, vai a sederti faccio io!"

Le presi il mestolo da mano e lei fece come avevo detto però sbuffando. Posò le cose che le avevo comprato e prese il pacchetto di liquerizie, iniziando a mangiarne alcune.

"Sei agitato?"

Mi chiese lei, mentre sfilacciava la liquerizia.

"Sono terrorizzato, è diverso!"

Lei rise e non disse più niente. Forse non era tanto agitata perché erano i suoi genitori, ma io lo ero proprio per questo. Suo padre aveva appena iniziato a non darmi contro, non volevo rovinare tutto. Quando arrivarono, era già tutto pronto, ci mettemmo a tavola e iniziammo a mangiare. Il pranzo proseguì tranquillamente. Quando finimmo, andammo in salotto e iniziammo a guardare un film. Quello era il momento perfetto, o almeno così la pensava Jamie.

"Mamma, papà... dobbiamo dirvi una cosa!"

Disse lei, quando il film finì. Spense la tv in modo che non disturbasse. Le presi la mano per rassicurarla, senza però aggiungere ancora niente.

"Vi ascoltiamo!"

Disse la madre di Jamie, dolcemente. Il padre sembrò piuttosto confuso e accigliato, mentre aspettava che sua figlia si decidesse a parlare.

"Si... mamma, papà... i-io sono incinta!"

Le parole inizialmente, uscirono dalla sua bocca con estrema lentezza, ma poi finì la frase velocemente. Ci fu un silenzio tombale, la madre era visibilmente sorpresa, portò una mano sulla bocca, cercando di dire qualcosa, ma non ce la faceva, probabilmente. Spostai lo sguardo sul padre, che ci stava guardando arrabbiati.

"Dite qualcosa, per favore..."

Supplicò Jamie, stringendo forte la mia mano.

"Cosa dovrei dire? Quanto siete stupidi entrambi?"

Urlò suo padre, facendola sobbalzare, battendo la mano sul tavolino di legno davanti a lui.

"Papà, noi ci amiamo... è un bambino, è la cosa più bella che potesse mai capitarci!"

Disse Jamie, cercando di non piangere. Era sorpresa da quella reazione così arrabbiata del padre e da quella taciturna della madre, che probabilmente, era troppo spaventata dal marito per dire qualcosa.

"Sul serio? Hai diciotto anni, non potrai finire il liceo, cosa pensi di fare?"

Urlò ancora lui, guardandola con più rabbia di prima.

"Studierò da privatista, domani parlerò con la scuola per questo!"

Rispose lei velocemente e sicura di sé. A quella risposta il padre la fulminò con lo sguardo.

"Se volevi fare la troia, avreste anche potuto usarlo un cazzo di preservativo!"

Urlò suo padre. A quelle parole scattai in piedi, per spaccargli la faccia, ma Jamie sapendo che quelle parole avrebbero avuto quell'effetto su di me, mi bloccò tirandomi di nuovo seduto per il polso. Io però, mi rialzai e presi la mano di Jamie, per farla alzare.

"Ce ne andiamo, vieni!"

Lei mi guardò confusa, ma poi si alzò sotto lo sguardo confuso dei genitori. La portai di sopra, chiudendo a chiave la porta e prendendo un borsone dal suo armadio, iniziandogli a buttare dentro i suoi vestiti.

"Che stai facendo?"

Mi chiese confusa e agitata allo stesso tempo.

"Ce ne andiamo! Ho trovato alcuni appartamenti che sarebbero perfetti, devi solo scegliere e poi saremo solo io, te e nostro figlio!"

Mi avvicinai a lei, dopo aver chiuso il borsone, accarezzandole dolcemente la guancia per farla tranquillizzare.

"Vieni con me..."

La pregai, dato che non mi aveva ancora dato una risposta. Dopo un po' d'indecisione la vidi annuire e baciarmi. Ricambiai il bacio e poi mi misi il borsone in spalla, aprendo la porta, scendendo di sotto, tenendo la sua mano, per arrivare alla porta.

"Se te ne vai da questa casa scordati qualunque aiuto da parte nostra... sarai morta per noi, non esisterai più!"

Urlò il padre, mentre la madre dietro di lui iniziò a piangere, coprendosi il viso con le mani.

"Oh, che bei genitori... perché dovrei restare qui? Fatemi sentire... per farmi dare un altro po' della troia?"

Rispose Jamie a tono, senza lasciare la mia mano.

"No, basta che tu uccida quella cosa e tutto tornerà come prima!"

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