capitolo 48

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JAMIE'S POV.

"E come puoi esserne sicura?"

Urlò quasi Cece, passandosi una mano tra i capelli preoccupata.

"Lo so... lo so e basta! Tra un po' il problema passerà e nessuno saprà niente a parte te e me, come avevamo già deciso!"

Cercai di rassicurarla, senza alzare il tono di voce. Non volevo che qualcuno ci sentisse.

"Non lo so, Jamie... sta diventando una pazzia!"

Disse lei iniziando a muoversi avanti e indietro in preda al nervosismo.

"Cece, cazzo... non puoi tirarti indietro ora, ho bisogno di te, lo sai!"

Urlai, ma poi me ne pentii subito e cercai di tornare calma.

"Si, lo so..."

Sussurrò poi lei, prendendo un bel respiro calmarsi e far sparire quella preoccupazione.

"Bene, quindi le cose non cambiano!"

Dissi decisa, guardandola.

"Jamie, è pur sempre un bambino... il tuo bambino!"

Disse lei quasi in un sussurro.

"Non è un bambino, è un feto!"

Ribattei arrabbiata e lei scosse la testa ridendo nervosamente, facendomi capire che non era d'accordo con me.

"Non devi dire niente, ti prego!"

Supplicai quasi, con il mio tono di voce.

"Cosa non deve dire?"

Chiese una voce familiare alle mie spalle, mi voltai e vidi Alex che ci guardava confusa. Il mio petto iniziò ad abbassarsi e rialzarsi velocemente, per via dell'agitazione di quel momento.

"Oh, mi stava ripetendo la battuta di un film!"

Disse Cece, mettendo su un sorriso. Io annuii e vidi Alex sorridere leggermente, forse perché non aveva creduto tanto a quello che l'era stato detto.

"Io penso che tornerò a casa... sono stanca!"

Dissi poi, salutando con un segno della mano Alex e Cece, per poi avviarmi in fretta verso l'uscita, da fare in modo che non avessero il tempo di ribattere. Chiamai un taxi che fu lì dopo poco. Ero in grossi casini. Ultimamente andava tutto male, ed io non facevo altro che sbagliare. Ero incinta da circa tre mesi e l'avevo scoperto tardi, decisamente tardi. La pancia i primi mesi non era cresciuta nemmeno granché, ma ora era decisamente più evidente. Quando tornai a casa, i miei genitori erano in salone a vedere la tv e dissi loro che sarei andata a dormire. Salita in camera tolsi quelle scarpe col tacco, che erano state la mia tortura tutta la sera e poi tolsi il vestito, lasciandolo cadere sul letto. Quella panciera mi uccideva. Ogni giorno ero costretta a stringerla sempre di più attorno alla mia pancia e ogni volta che la toglievo mi sentivo decisamente meglio. Quella sera non fu esattamente così, mi fece un male cane, mi poggiai sul letto, cercando di non fare rumore, portai le mani sullo stomaco accartocciandomi su me stessa, da sperare così che il dolore sarebbe diminuito. Non lo sapeva nessuno a parte Cece. Da una parte ero contenta di essere tornata a Boston, lì avrei potuto abortire, finalmente. Domani, sarebbe stato il giorno. Tutta questa storia sarebbe finita. Il dolore dopo poco diminuì, mi alzai e mi misi di profilo davanti allo specchio, la pancia era cresciuta davvero poco, ma nonostante questo, non potevo rischiare. Mi ero documentata, su internet c'era scritto che durante la prima gravidanza la pancia non cresce molto, perché i tessuti non si erano ancora dilatati, questo era un bene.

"Jamie, che succ..."

La porta di camera mia si aprii e richiuse velocemente e il tutto fu accompagnato dalla voce di Alex, che s'interruppe appena mi vide davanti allo specchio. Mi voltai verso di lei, coprendo la pancia con la maglia del pigiama, ma ero sicura che l'aveva già vista, dato che era rimasta con le labbra dischiuse a fissarmi.

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