capitolo 45

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JAMIE'S POV.

"Che significa?"

Chiese lui, camminando verso di me e afferrando il mio polso per impedirmi di andare via.

"Ma sei cretino? Significa che me ne vado, che è finta e non voglio saperne più niente di te e che se vuoi farti ammazzare, fallo pure, non mi frega un cazzo!"

Gli urlai contro, cercando di divincolarmi dalla sua stretta. Lui sembrò addolorato da quelle parole, la stretta si fece più forte, mentre cercava di dire qualcosa.

"Dannazione, ragazzo... avevo scommesso tutto su di te!"

Urlò un uomo piuttosto ansiano, uscendo dal capannone insieme ad un gruppo di uomini più giovani. Harry mollò la mia stretta, per vedere di chi fosse la voce, si limitò a scrollare le spalle, senza aggiungere altro.

"Ora ci ripaghi, abbiamo perso per colpa tua!"

Urlò arrabbiato il più vecchio.

"Se non volevate perdere, non scommettevate!"

Disse Harry, infastidito. Probabilmente perché aveva interrotto il nostro discorso.

"Be', dato che l'abbiamo fatto e abbiamo perso sta a te prendertene la colpa!"

Disse quell'uomo con un sorriso maligno sul viso, facendo segno a quei ragazzi dietro di lui, che si avventarono su Harry, tenendolo fermo, mentre altri due lo iniziarono a picchiare. Harry non si oppose, non fece niente per evitarlo, mentre io guardai la scena disgustata, ma non riuscii a restare ferma a lungo, tirai uno di quei tizi che lo stava colpendo per la camicia, cercando di non piangere ancora.

"No, vi prego... lasciatelo!"

Ma non mi diedero retta, continuarono a colpirlo, come se non si fossero nemmeno accorti delle mie lamentele, a quel punto tirai un pugno sulla schiena di quel tizio più forte che potevo e allora si girò verso di me, rivolgendomi uno sguardo arrabbiato. Quando Harry se ne accorse, mugugnò qualcosa, ma non riuscii a capire cosa, dato che il suo respiro affannato e stava perdendo sangue dalla bocca. Mi uccideva vederlo così, era una cosa terribile.

"Oh, guarda che bella ragazzina..."

Disse il signore ansiano che fino ad ora si era limitato a guardare. Indietreggiai spaventata, mentre quell'uomo che avevo preso a pugni stava camminando verso di me. Qualcuno mi afferrò il polso e mi tirò di lato.

"Noi stiamo andando via!"

Disse Maxim, cercando di non sembrare insicuro, per via della paura che stava provando anche lui, ovviamente. Mi liberai dalla sua stretta, dandogli una spinta.

"No, io non lo lascio qui, scordatelo!"

Urlai, iniziando a piangere a quel punto, mi asciugai le lacrime e mi tolsi la collana dal collo, mostrandola a quello più vecchio.

"Prendete questa... vale quasi ventotto mila euro! Sono diamanti veri..."

Feci ondeggiare la collana davanti ai suoi occhi, ma la sua reazione non fu quella che mi aspettavo. Si mise a ridere e scosse il capo.

"Senti, carina... non è nemmeno la metà di quello che ho scommesso, ma se al prezzo ci aggiungi una sgualdrina come te, forse potrei prenderlo in seria considerazione!"

Disse ridendo e giocando col bordo del mio vestito, a quelle parole vidi Harry scattare, rimettendosi in piedi e dando una spinta talmente forte a quell'uomo da farlo cadere a faccia a terra, per poi assestagli dei calci nello stomaco, che lo fecero urlare. Fu catapultato di nuovo a terra, dagli altri uomini più giovani che erano con lui, lo presero a calci e lo sentii gemere dal dolore. A quel punto uno di quelli tirò fuori dalla tasca un coltello a scatto, a quel punto mi sentii morire, mi sentivo impotente, non potevo fare niente. Mi infilai le mani tra i capelli, scoppiando in un pianto disperato.

"No, ti prego, no! Prendi la collana, però lascialo..."

L'uomo rise a quella mia richiesta e avanzò verso di me, avvicinando pericolosamente il coltello al mio viso. Prima che potesse avvicinarsi ancora, cadde ai miei piedi senza dire niente. Vidi Harry in piedi alle mie spalle affannato e notai che aveva buttato al suolo anche gli altri. Mi afferrò la mano e iniziò a camminare con fatica verso la macchina. Mi voltai per controllare se ci stessero seguendo, ma vidi solo Maxim che mi raggiunse e guardò Harry preoccupato. Quando arrivammo alla macchina, Harry si poggiò contro la sua range rover, cercando di riprendere fiato.

"Vattene, perché ti giuro che ti spacco la faccia anche in queste condizioni!"

Ringhiò Harry arrabbiato contro a Maxim che mi rivolse un ultimo sguardo e poi senza farselo ripetere, andò via, camminando verso la sua macchina. Guardai Harry, senza dire niente e poi misi le mani nelle tasche dei suoi pantaloni, per cercare le chiavi della macchina.

"Sali, guido io!"

Dissi quando finalmente trovai le chiavi, lui non se lo fece ripetere e salì con fatica al posto del passeggero, mi misi al volante e cercai di tornare al centro, ricordando la strada che aveva percorso Maxim. Arrivammo in hotel e salimmo dritti in camera, quando chiusi la porta notai che c'era un'atmosfera imbarazzante, dato che nessuno dei due osava dire niente.

"Devi farti una doccia!"

Decisi di rompere il silenzio e senza aspettare una risposta andai verso il bagno e iniziai a far scorrere l'acqua calda nella doccia. Mi sfilai le scarpe, lasciandole lì e tornai dentro, vedendo che Harry era ancora seduto sul letto, fissando un punto vuoto. Mi avvicinai a lui e restai a guardarlo per un po', prima d'iniziare a parlare.

"V-vuoi una mano?"

Chiesi imbarazzata e lo vidi annuire dopo poco. Gli tirai su la maglietta nera leggermente macchiata di sangue, facendo attenzione a non fargli male, poi gli presi le mani e lo aiutai ad alzarsi, per sfilargli i jeans. C'erano lividi dappertutto. Camminò da solo fino alla doccia e senza chiudere la porta si sfilò i boxer per poi entrare sotto la doccia. Camminai fino al bagno e mi sedetti sul davanzale della finestra, fissando un punto qualunque, tranne lui che faceva la doccia.

"Harry, ho bisogno di sapere come stanno le cose... voglio sapere quello che non mi hai detto!"

Dissi, tenendo lo sguardo basso sulle mie mani che giocavano nervosamente tra loro. Sentii Harry sospirare dalla doccia, prima di dire qualcosa.

"Alexis e Daniel lo facevano da un po', una sera sono andato a vederli e ho voluto provare... dopo il primo match mi hanno dato tantissimi soldi e mi hanno chiesto di tornare... all'inizio dovevo solo semplicemente combattere, però poi mi hanno offerto di più per perdere e così l'abbiamo fatto, non mi sono mai fatto male sul serio, solo qualche livido!"

Disse lui, continuando a sciacquarsi.

"Da quanto tempo va avanti questa storia?"

"Più o meno, da quando sono arrivato..."

Mi aveva mentito per circa quattro mesi, se non di più. Tutte le volte che avevamo parlato, non era stato sincero con me nemmeno una volta. Mi aveva mentito, e avrebbe continuato se non l'avessi scoperto. Scesi dal davanzale della finestra e camminai fuori a passo spedito, appena lo feci sentii il getto dell'acqua chiudersi. Presi la valigia dall'armadio e iniziai a buttarci dentro tutti i vestiti più frettolosamente possibile, volevo andarmene, in quel preciso istante. Sentii i passi veloci di Harry fino a me, aveva un asciugamano intorno alla vita, mi fermò il polso, impedendomi di mettere altra roba in valigia.

"Che stai facendo?"

Disse arrabbiato e preoccupato allo stesso tempo, spostando lo sguardo da me alla valigia, velocemente.

"Me ne sto andando, te l'ho già detto!"

"No, scordatelo, tu non vai da nessuna parte!"

Urlò lui, afferrando entrambi i miei polsi con forza e all'inizio ne rimasi piuttosto spaventata. Quando se ne accorse diminuì la forza nella stretta e abbassò lo sguardo dispiaciuto. Mi liberai con facilità dalla sua stretta, dopo che aveva diminuito la forza e tornai a mettere i vestiti in valigia, con più velocità possibile.

"Jamie, ti prego... non andartene! Io ti amo, non rovinare tutto per una cazzata..."

Disse Harry, cercando di fermarmi dal finire di preparare la valigia. Mi girai verso di lui, stanca di quei suoi continui tentativi di far tornare le cose normali.

"Una cazzata? E se non ti saresti riuscito a scappare stasera? Cosa sarebbe successo, Harry? Una cazzata? Volevano farti fuori, lo capisci, o no?"

Non riuscii più a trattenermi e iniziai ad urlargli contro. Non capiva di quanto avesse torto e quanto avesse sbagliato.

"Mi sarei potuto alzare quando volevo!"

Disse lui strafottente.

"Si, me ne sono accorta!"

Dissi con ironia, ricominciando a preparare la mia valigia, sta volta con più calma.

"Non l'ho fatto prima solo perché tu hai detto che te ne saresti andata!"

Urlò lui, probabilmente senza intenzione, dato che quando rispostai lo sguardo su di lui, sembrò leggermente scioccato dalle parole che erano appena uscite dalla sua bocca. Era un bugiardo. Si era lasciato picchiare di proposito.

"C-cioè... io volevo dire che, non volevo dire che... non mi sono spiegato bene!"

"Sei uno schifosissimo bugiardo, perché non provi a dire la verità una volta nella tua vita? Cazzo."

Urlai, prendendo le ultime cose e chiudendo poi la valigia, velocemente. Mi ero trattenuta dal tirargli uno schiaffo, solo perché era già ridotto male, ma avrei voluto farlo tanto. Se lo merita e si meritava molto altro.

"E sai una cosa? Vorrei non averti mai conosciuto!"

Dissi senza emozione nello sguardo, un tono neutrale, né arrabbiato, né malinconico. I suoi occhi diventarono vuoti, poi arrabbiati, rivolti verso di me. Mi afferrò con forza i polsi e mi spinse contro il muro, fermando il suo sguardo arrabbiato nel mio.

"Che c'è, Harry? Vuoi picchiarmi di nuovo?"

Dissi con fare provocatorio, ma a quelle parole lui abbassò lo sguardo e lasciò andare la presa sui miei polsi. Forse avevo esagerato, non avrei dovuto dire quelle cose. Mi diede le spalle e camminò verso il bagno.

"Vattene!"

Disse prima di sparire in bagno e chiudere la porta dietro di lui. Avevo già intenzione di andare via, ma quelle parole fuori dalla sua bocca, fecero più male del previsto e senza neanche accorgermene stavo piangendo ancora. Infilai le scarpe e misi la valigia davanti alla porta, ma prima di andar via, lasciai su un tavolino vicino al letto la collana con i diamanti e quella con il ciondolo ad uccello. Presi la valigia e uscii facendo meno rumore possibile. Dovevo passare in aeroporto, e chiedere di farmi cambiare il biglietto con una data più vicina, o non sarei potuta andar via. Quando uscii dall'ascensore, mi assicurai di aver asciugato le lacrime e di sembrare a posto. Uscii fuori dall'hotel e mi guardai intorno alla ricerca di un taxi, quando vidi Maxim che mi guardava appoggiato alla sua macchina, camminai verso di lui, guardandolo confuso.

"Che ci fai qui?"

"Volevo darti un passaggio!"

Disse lui, scrollando le spalle.

"E come facevi a sapere che me ne servisse uno?"

"Non lo sapevo... ma lo speravo!"

Ammise, sorridendo timidamente.  

HARRY'S POV.

Quando uscii dal bagno, vidi che lei non c'era più. Era andata via sul serio, quindi. Facevo sempre la cosa sbagliata, riuscivo sempre a rovinare tutto, ero un idiota. Mi sedetti sul letto, iniziando a rimettere i miei vestiti, e quando fui vestito, mi alzai per andare via, ma notai su un tavolino poco lontano dal letto qualcosa che luccicava, mi avvicinai per vedere meglio e notai che aveva lasciato le collane, le presi tra le mani e le strinsi con rabbia, per poi buttarle con forza contro il muro più lontano. A quel punto uscii e scesi di sotto per andare via.

JAMIE'S POV.

Avevo passato la notte a casa di Maxim, lui aveva dormito al college e mi aveva lasciato casa sua, dato che la scorsa notte non avevo avuto il tempo di trovare un posto migliore. Feci una doccia e mi avvolsi l'asciugamano sul petto, iniziando ad asciugare i capelli. Andai in camera per cambiarmi e allo stesso momento entrò Maxim che tornò subito indietro completamente rosso in viso, fu una scena piuttosto divertente, infatti mi misi a ridere.

"Scusami... n-non sapevo che avessi appena fatto la doccia... t-ti aspetto dentro!"

Disse da fuori imbarazzato e poi lo sentii allontanarsi. Legai i capelli in una treccia al lato e indossai una camicetta larga in blu e una gonnellina a vita alta grigia, misi delle ballerine dello stesso colore della camicia e mi truccai leggermente. Quando uscii dalla camera, lo raggiunsi in salone, notando che stava guardando la tv.

"Ciao..."

Dissi sorridendo, restando alzata a guardarlo. Lui mi sorrise timidamente e si alzò, avvicinandosi.

"Ciao... oggi non ho lezioni, ti porto a vedere Parigi!"

"L'ho già vista!"

Esclamai, scrollando le spalle. Lui scosse la testa e insistette, avviandosi verso la porta.

"Non puoi dire di aver visto Parigi senza un francese che ti fa da guida!"

Concluse lui ridendo e poi uscimmo fuori insieme, notai che aveva la moto, mi passò il casco e ci salii tenendomi stretta a lui. Non ero mai salita su una moto e in effetti mi spaventava un po', ma al contrario, scoprii che era una cosa divertente. Arrivammo al centro in poco tempo e iniziammo a camminare verso un bar per fare colazione. Prendemmo due crepes al cioccolato e ci sedemmo ad un tavolino fuori a mangiare.

"Okay... sai a cosa stavo pensando?"

Chiesi, guardandolo.

"A cosa?"

"Non sappiamo quasi niente l'un dell'altro... o almeno io, non so niente di te!"

Ammisi, guardandolo. Lui annuì consapevole e d'accordo con me.

"Mmh... parti con le domande!"

Disse lui, sorridendo. Ricambiai il sorriso e poi mi concentrai sulle domande da porre.

"Allora... quanti anni hai? Sei proprio di Parigi? Cosa studi? E... posso chiamarti Max?"

Mi concentrai sulle ultime domande e risi leggermente, porgendogli l'ultima.

"Riguardo alla prima, ho vent'anni. Poi... si, sono di Parigi, ma ho parecchi parenti a Boston, ecco perché eravamo sullo stesso aereo, poi studio storia dell'arte e privatamente fotografia... e si, puoi chiamarmi Max!"

Concluse ridendo.

"Vuoi fare il fotografo?"

Chiesi sorridendo.

"Si, mi piacerebbe! Ora tocca a me con le domande..."

"Vai!"

Dissi sorridendo, bevendo un sorso di latte, che avevamo ordinato insieme alle crepes.

"Voglio sapere, se sei di Boston, quanti anni hai, cosa studi e cosa vorresti studiare o fare da grande e poi... penso che vada bene così!"

"Si, sono di Boston, ho diciotto anni, vado al liceo, ma mi piacerebbe studiare giurisprudenza, penso e vorrei fare l'avvocato!"

Aggiunsi alla fine, sorridendo. Lui annuì, ricambiando il mio sorriso.

"Sei così diversa da Harry!"

Dissi leggermente stupito di questo. Non avevo nessuna voglia di parlare di questo, tantomeno di Harry, mi alzai e afferrai la sua mano.

"Non dovevi farmi vedere Parigi?"

Dissi per cambiare argomento, lui rise e annuì, iniziando a camminare con me.

"Ti piacciono i macarons?"

Chiese ad un certo punto, mentre continuavamo a camminare.

"Li adoro!"

Affermai, sorridendo, lui ricambiò il mio sorriso e con la mano mi trascinò da tutt'altro lato. Lo seguii ridendo, ma senza fare domande. Ci fermammo davanti al negozio "Ladurée", la vetrina era bellissima, piena di macarons, c'era anche in America questo negozio, ma non ci ero mai andata spesso, dato che non era vicino. Avevano i più buoni macarons di sempre, in effetti erano francesi, dovevano essere per forza i migliori. Entrammo dentro e comprammo qualche scatola, ma non riuscii a resistere e aprii la prima, iniziando a mangiarli.

"Sono meglio di quanto ricordassi!"

Ammisi ridendo, facendo ridere anche lui che contemporaneamente annuì. Iniziammo a camminare di nuovo, continuando a mangiare i nostri macarons, mi guardai intorno, notando che eravamo quasi sotto alla torre Eiffel, alzai lo sguardo con malinconia, smettendo di mangiare e riposando in borsa la scatola contenente il resto dei macarons.

"Stai bene?"

Chiese Max, guardandomi confuso.

"Si... è solo che la sera che Harry non è venuto mi aveva promesso di salire con me sulla torre Eiffel!"

Dissi abbassando lo sguardo, per poi scrollare le spalle.

"Ti ci porto io!"

Disse Max, sorridendo. Io scossi la testa e iniziai a camminare lentamente verso il lato opposto.

"Non mi va... scusa!"

Lui non disse niente, si limitò a continuare a camminare insieme a me.

"Scusami, non sto cercando assolutamente di prendere il suo posto, voglio solo che tu stia bene!"

Disse lui fermandosi e così mi fermai anch'io, girandomi verso di lui. Era davvero dispiaciuto, si poteva capire da quegli occhi che un momento fa erano raggianti ed ora tristi.

"Non è colpa tua... sono io, Harry non centra nulla, credimi! E comunque, grazie!"

Sforzai un sorriso e lui lo ricambiò. Stese le braccia verso di me ed io feci lo stesso, abbracciandolo. Nel momento in cui restai tra le sue braccia, portai lo sguardo fisso difronte a me, giusto in tempo per vedere Harry uscire da una farmacia dall'altro lato della strada, si guardò intorno, prima d'iniziare a camminare e il suo sguardo si fermò su di me, diventando improvvisamente arrabbiato, quando mi vide tra le sue braccia. 

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