Capitolo 39

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Il mio sguardo vacilla dal pavimento a lui. Il mio corpo è totalmente gelato, sul proprio posto.

Perché nessuno ti potrà mai amare, nel modo in cui lo faccio io.

I suoi occhi scrutano ogni mio movimento, aspettando che io dica o faccia qualcosa. Invece, non faccio nient'altro che, stringere mia figlia più vicina al mio corpo. Lo sento sospirare, per poi infilare le mani nelle tasche della sua giacca.

"D'accordo. Almeno ti prego di pensarci, a quello che ti ho detto." Dice, come se avesse captato il mio stato di completa confusione. Si avvicina ancora di più a me, piegando le gambe e lasciando dei baci sulla fronte, di entrambe, per poi soffermare le sue labbra sulla guancia di Kenya. Una dolce carezza viene lasciata, dalla sua mano tatuata, sul viso dolce della bimba, mentre il suo profumo che oramai conosco alla perfezione, non fa altro che sopraffare il mio olfatto.

Harry mi guarda, per l'ultima volta, prima di varcare la soglia della porta, lasciandola semichiusa, come se fosse un'implicita esortazione a seguirlo.
Dio Harry, quanto vorrei poterlo fare. Ma, nemmeno in questo momento le mie gambe accennano un movimento, o qualunque cosa che ne voglia dimostrare, almeno, l'intenzione.

Arrivato dinanzi all'uscita, lo vedo voltarsi e sospirare amareggiato, per poi scuotere la testa. E io, mi chiedo se sia possibile, eliminare qualcuno dalla propria vita, con la stessa freddezza che io sto adottando, in un modo tuttavia così naturale. Mi chiedo, se sia così facile, farsi scivolare le cose belle, dalle punta delle dita. Mi chiedo, se sia possibile non reagire di fronte alla catastrofe.

Harry's Pov.
I miei occhi passano a rassegna, il cibo d'asporto, mentre Nick strofina ripetutamente le mani, con il tentativo invano di acquisire un po' di calore, che ultimamente sembra essere ben lontano da New York.

"Sono 27$." Mi sorride, la cassiera nel pieno delle sue energie, lasciando cadere i sacchetti con il cibo, fra le mie mani; mi affretto a cedergli la mia carta di credito e a scrivere il mio codice.

Una volta aver parcheggiato, la mia Ferrari F60 America nuova di zecca, nel parcheggio del mio loft, vi entriamo. Nick non appena mette piede sul mio parquet caldo, per via dei tubi presenti sotto, fa un respiro di sollievo, sprofondando poi sul divano.

"Dio, hai seriamente una faccia da pezzente, amico." Si rivolge a me, spalancando gli occhi più volte e facendo comparire una fossetta, al lato della guancia.

"Grazie, sei così confortante." Ridacchio sommessamente, liberandomi della giacca, e sedendomi accanto a lui, con il cibo sul grembo.

"Dimmi tutto, so che hai bisogno di parlare. E so anche che, sono l'unico stronzo che ti può ascoltare." Ghigna, dandomi una leggera gomitata, per alleggerire l'aria. Passano molti secondi, prima che io formuli una risposta nella mia mente.

"Credo di averla persa, sai?" Giro leggermente la testa verso di lui, per poi vederlo fare lo stesso.

"E da cosa lo hai capito?"

"Non lo so, credo che lo si capisce e basta. Sono stanco di continuare a provarci, inutilmente. Io la amo, dannazione se lo faccio, credimi Nick, ma è come rincorrere qualcosa che non vuole stare al tuo passo. Lei è un treno in corsa, su cui io non riesco più a salire." Un sospiro esce dalle mie labbra, e per un attimo chiudo gli occhi. Dopo poco tempo li riapro, sentendo il totale silenzio da parte del mio amico; così mi volto per scrutare la sua espressione.

I suoi occhi sono fissi su di me, e la sua faccia è chiaramente un punto di domanda. Le sue sopracciglia sono aggrottate in una linea, di confusione, e le sue labbra sono arricciate, in una smorfia.

"Questo non è lo Styles che conosco"
Afferma, scuotendo la testa.

"Certo, che sono sempre io. Sono lo stesso Styles che tu conosci, che lotta per quello che vuole, e l'ho fatto superando ogni limite, imposto dal mio orgoglio, per lei. Sento che, purtroppo, non dipende più da me." La mia voce esce roca, mentre spezzo qualche parola con un boccone di insalata greca.

"Sai, non avrei mai creduto di vederti così, fottutamente innamorato, Styles. Diciamo non avrei mai creduto di vedere te, innamorato, amico. Eppure, anche tu sei caduto nella trappola, mh?" Sghignazza, come un liceale, dandomi qualche leggero pugno al bicipite. In risposta, scoppio a ridere, appoggiando il capo sul divano in pelle, perfettamente in sincronia con il resto dell'ambiente.  

"Tu, piuttosto? Come procedono i preparativi per il tuo matrimonio, cazzone?" Pulisco le labbra, dalla salsa allo yogurt, guardandolo.

"Melissa è completamente isterica, quindi mi ritrovo la maggior parte delle volte, a badare a Mike e Cora, tutto da solo. Puoi solo immaginare di che inferno sia, badare a due gemelli di tre anni? Per Dio, l'altro giorno Mikey ha avuto la bellissima idea di infilarsi un bottone nel naso, e quindi Cora ha ben pensato, di seguire l'esempio del fratello. Merda, ho passato un giorno intero al pronto soccorso." Ride, contagiando anche me, con la sua risata. Ad interromperci, è il suo cellulare di prima serie, che squilla ininterrottamente. Mi alza una mano come segno di scuse, mentre risponde alla chiamata. Gli abbozzo un sorriso, per poi vedere il mio amico sbattersi una mano in fronte e scuotere la testa.

"Sisi, dolcezza devi calmarti. Dammi solo il tempo di venire, non mi ci vorrà molto." Sbuffa attaccando, e guardandomi con aria esasperata, allo stesso tempo.

"Bene, le pesti ne hanno combinata una delle loro; sarà meglio che vada, o Melissa si strappa tutti i capelli."

"Oh si certo, e in bocca al lupo." Gli faccio un sorriso sghembo, lanciandogli un occhiolino derisorio.

"Crepi riccio, ci vediamo. Buonanotte tesorino." Mi manda un bacio con la mano, per poi scoppiare a ridere, sulla soglia della porta.

"Dio, sparisci dalla mia vista, coglione." Ghigno, chiudendo la porta com un calcio. Un respiro esce dal mio corpo, non appena osservo il loft vuoto. Non ho nemmeno il tempo di creare un pensiero, che il campanello suona.

"Nick, cosa v...-" Le parole mi muoiono in bocca, appena focalizzo la figura di Elsa, della mia Elsa, tremolante dal freddo, sulla soglia della mia cazzo di casa. Voglio urlare dalla gioia, maledizione.

Ci fissiamo e basta, senza sbiascicare una sillaba, come se ad entrambi poi ci andasse bene.

"Uhm, posso entrare?" Chiede incerta, indicando con l'indice l'interno della casa; io sembro riprendermi dal mio stato di trans, e sorrido annuendo.

Spazio Autrice:
Ho ascoltato le vostre preghiere, spruzzetti di sole. Buon Natale, anche se in ritardo!

All the love, xx

My new Boss 🥀 /h.s.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora