La mattina seguente mi svegliai da sola e con fin troppo entusiasmo,mi feci una doccia e presi tutto il tempo necessario per prepararmi. Finii in anticipo quindi riordinai la borsa e decisi di andare a scuola con la moto.
"Ferma li! Stamattina non ti ho dovuta tirare giù dal letto,cosa sta succedendo?" mia sorella mi bloccó sulla porta,nello stesso istante in cui stavo infilando la chiave nella toppa dell portone. In realtà aveva ragione,non era mai successo prima d'ora che mi svegliassi senza qualcuno che mi strillava nelle orecchie
"Nulla,impicciona che non sei altro! Piuttosto dove sono le chiavi della moto?"
"Non vai a piedi?"
"Basta con le domande! Dimmi dove sono le chiavi!"
"Sono dove dovrebbero essere" girò la testa verso la porta dell'ingresso e vidi le mie chiavi ciondolare dal l'attacca panni
"Bene,grazie,ciao" quindi girai i tacchi e uscii in tutta fretta.
Sono sempre stata un'amante del vento,della velocità e del pericolo in se per se.
Dato che l'affetto non ha un prezzo,per il mio scorso compleanno mio padre mi regalò quello che è il mio attuale mezzo di trasporto,facendomi il miglior regalo che potesse mai fare.
Era bello poter passare davanti alle macchine e impennare di tanto in tanto. Senza nemmeno accorgermene passai un paio di semafori rossi. Era un impulso che andava ben oltre il buon senso,ma quella mattina avevo fretta. Assurdo ammetterlo ma ero ansiosa di arrivare a scuola.
Arrivai nell'attimo in cui suonò la campanella e in fretta e furia scesi dalla moto. Attraversai il cortile di corsa e con il fiatone riuscii a sovrastare la maggior parte delle persone,per entrare.
Non riuscii a vederlo. Eppure avevo fatto tutta quella fatica solo per lui. Alquanto affranta attraversai i corridoi per poi entrare nella classe di Algebra. Inizialmente vagai per la classe in cerca di un posto strategicamente coperto per poter schiacciare un pisolino e finii per ripiegare sul solito ultimo banco,dopo aver posato i miei pochi libri senza starci troppo a badare,incrociai le braccia e poggiai la testa rivolgendola al basso. Dopo poco chiusi gli occhi.
"Possibile che ogni volta che ci incontriamo tu stai dormendo?" il mio cervello non ebbe il tempo di realizzare,ma subito dopo aver associato quella splendida voce al suo viso altrettanto bello mi sollevai senza ripensamenti
"Possibile che tu devi interrompere sempre i miei sogni più rosei?" anche se non volevo ammetterlo,lui era la mia prospettiva di sogno più perfetto in assoluto.
"Sei arrivata presto oggi eh" si passò una mano nei capelli e subito dopo si mise di fianco sulla sedia per prendere a fissarmi dritto negli occhi
"E tu sei un impiccione"
"Mh forse...oh forse no"
"Perché continui a sederti accanto a me?" in realtà non mi dava alcun fastidio,ma davvero volevo capire perché si ostinava a starmi vicino
"Guarda che se vuoi mi sposto" spostò la sedia con la gamba e fece per andarsene,ma con un gesto automatico gli afferrai il polso e lo strinsi forte
"Resta". Tirai via la mano e la infilai in tasca,sperando con tutte le mie forze che non avesse dato fin troppo peso a quel mio stupido e impulsivo gesto.
"Non me ne vado da nessuna parte" sorrise e si rimise a posto.
Ma cosa mi passa per la testa? Adesso penserà che tengo a lui.
"Hai dei bellissimi occhi" spostò la testa in avanti,avvicinando il naso al mio. Volevo poter fermare il tempo e rimanere così per il resto della vita. Tirai in dietro la testa e non riuscii a far niente di meglio che guardarlo male
"Ricorda,sono lesbica,fattelo entrare in testa" gli picchiettai con l'indice sulle tempie e lui scoppiò a ridere
"Allora perché sei arrossita?"
"Brutto idiota fa caldo qui" gli diedi una sberla sulla spalla e lui fece spalluccie,facendomi innervosire ancora di più.
"Mh va bene...adorabile ragazza dai capelli rossi,mi racconti un pò di lei" poggiò i gomiti sui braccioli della sedia e incrociò le mani
"Per prima cosa,non sono adorabile e secondo,cosa te ne frega di me?"
"Bhe può essere che forse un pò me ne frega,tu che dici?"
"E perché mai ti dovrebbe importare qualcosa di una come me?"
"Mi sembra che comunque anche a te interessa almeno un pò di me"
"Non hai risposto alla mia domanda"
"Mi interessa perché sei diversa,tu non sei come le altre"
"Ci vuole davvero poco per uscire fuori dalla massa,qui"
"Sono serio,Elizabeth,tu hai qualcosa che alle altre manca" aveva gli occhi puntati sui miei,non abbassava lo sguardo e riusciva a sostenere il mio. Non la smetteva di avvicinarsi.
"Luke" cercai di avere il tono fermo e più convincente possibile ma invece dalla mia gola uscì un mugolio strozzato
"Elizabeth" anche solo il modo in cui diceva il mio nome faceva venire la pelle d'oca. Ero talmente vicina al suo viso da riuscire a sentire il suo respiro.
"Ehi ragazzina" mi prese il mento fra le dita e mi alzò lo sguardo che,senza essermene accorta,tenevo costante sulle sue labbra. Le sue splendide e incredibilmente rosse,labbra. Non avevo mai notato quanto quel suo dannatissimo piercing fosse attraente. Sentii le guance avvampare.
"Cosa?" un'altro mugolio strozzato
"Ti sei dimenticata di respirare" lasciò la presa e si rimise nella sua parte di banco.
"Ma qual'è il tuo problema?" costava davvero ammetterlo,ma ero delusa. Profondamente delusa.
"Il mio problema sei tu" rispose,freddo.
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The Bright Side
FanfictionElizabeth, una ragazza australiana con non pochi problemi con se stessa e le persone che la circondano, incontra Luke, un ragazzo altrettanto problematico, tanto bello quanto pericoloso. Le personalità dei due si trovano in attrito già da subito, ma...