-Chapter 16-

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Mi svegliai per terra,di nuovo,con il trillo della sveglia impazzita che saltava su e giù sul comodino. Allungai una mano,malfermamente,e la staccai dalla spina della corrente. Rimasi sul pavimento per un pò,finchè il collo non iniziò a farmi male e decisi di iniziare a prepararmi per quel dannatissimo brunch.

Mi cambiai la biancheria intima e tenendo conto di quello che aveva detto papà la sera prima,decisi di indossare l'unico vestito che avevo mai avuto in tanti anni. Mamma odiava quel vestito. Era corto fino alle ginocchia,nero,con la scollatura a cuore,in pizzo. Misi un paio di stivali neri di camoscio e la mia giacca di pelle. Mi truccai più pesantemente possibile e dopo aver legato i capelli,per far vedere non solo i tatuaggi,ma anche i piercing,scesi al piano di sotto.

Mia madre e mia sorella sbiancarono,papà mi fece l'occhiolino.

"E tu vuoi venire vestita cosí?" balbettò quell'assillante suora di mia sorella

"É l'unico vestito che ho"

"Se lo chiedevi a lei te ne poteva prestare uno!" disse mia mamma,passandosi una mano sul viso pallido,per asciugare il sudore gelato

"Angeline avanti,è tardi,andiamo" si intromise papà,per calmare già dal principio le acque

"E va bene..." mamma tirò un lungo respiro e uscì davanti a me e papà,con Anne sotto braccio

"Sei splendida" mi sussurrò lui all'orecchio. Gli sorrisi.

"Elizabeth è fidanzata!" eravamo in macchina da ormai mezz'ora e forse mi ero illusa un pò troppo della speranza che mia sorella sarebbe riuscita a tenere chiusa la bocca,almeno per una volta

"Questa si che è una novità!Lui come si chiama?" mamma era seduta accanto a papà che guidava,e si girò su un fianco del sedile per guardarmi

"Non ti interessa" risposi,continuando a guardare fuori dal finestrino

"Si chiama Luke!" rispose di nuovo,Anne. Avrei voluto tirare una sberla bella forte a quella stupida pettegola. Fui costretta a sedermi sopra le mani per non iniziare a prenderla a schiaffi. Le pestai un piede,con il tacco dello stivale.

"È carino?" disse mamma,conun'improvvisa eccitazione nel viso. Perfetto ora si stava incuriosendo anche lei.

"Molto! Però non mi piace gran che..."

"Non deve piacere a te,santo cielo!Deve piacere a me!" le sbottai contro. Sentii le guancie andare in fiamme.

"Certo,ma anche l'opinione della tua famiglia è importante!"

"Non me ne frega niente se a voi piace o no,io l'opinione di una racchia zitella non la prendo in considerazione" nemmeno le guardavo negli occhi,quelle due befane,il paesaggio fuori dal finestrino era più interessante

"Non rivolgerti così a tua sorella! Ragazzina impertinente!" anche mamma stava alzando il tono della voce

"Smettetela tutte e tre! Questo,Luke,forse se piace a lei un motivo ci sarà! Non è stupida e sa badare a se stessa" non avevo mai visto papà zittire in tal modo la mamma. La macchina si fermò. Anne scese di fretta,probabilmente temeva che le avrei strappato i capelli; mamma scese subito dopo di lei, papà aspettò che furono arrivate alla porta dell'enorme casa immacolata,per scendere ed aprirmi la portiera

"Grazie mille" gli dissi con un sussurro

"E di cosa?Io davvero mi fido di te" mi sorrise,e dopo aver sbattuto anche la sua portiera chiuse la macchina con la chiave e raggiunse le due arpie che ci stavano aspettando. Notai che smisero di parlare sottovoce non appena ci avvicinammo. Papà suonò il campanello.

"Tucker! Aspettavamo solo voi,miei cari" la signora di ieri sera,stavolta aveva i capelli sciolti e un vestito verde anziché turchese,ci aprì e ci indirizzò verso la tavola da pranzo; allestita con un lungo tavolo alla quale erano già tutti seduti e stavano conversando,tra un boccone e l'altro

"Siediti accanto a me,voglio farti conoscere delle persone" papà mi prese la mano e dopo avermi sfilato la giacca e scostato la sedia,mi fece sedere accanto a lui,davanti alla mamma e Anne,di fianco ad un signore con gli occhiali rotondi che subito mi sorrise

"Lei deve essere la signorina Tucker" mi disse,aveva una voce roca, profonda e fin troppo familiare

"Ehm si"

"Paul mi ha parlato molto di lei,so che vorrebbe lavorare in una radio"

"Bhe si,è il mio sogno da sempre"

"Io sono Josh Evans,lavoro per la NovaTv" si alzò gli occhiali che gli erano caduti sulla punta del naso,con un dito,e mi porse la mano

"La Nova.fm!Oh si la conosco!Amo quella radio!" non potei far a meno di ricambiare il sorriso e stringergli la mano calorosamente

"Io gestisco il canale televisivo,ma sono a stretto contatto con la radio,sa,stiamo cercando due nuovi giovani conduttori per una nuova rubrica,so che lei non ha ancora finito il liceo,ma non appena si sente pronta,questo è il mio biglietto da visita,aspetto la sua chiamata!" tirò fuori un piccolo bigliettino plastificato dal taschino interno dalla giacca e me lo mise di fianco al piatto

"Grazie mille!".

Passai la mattinata con quell'adorabile signore a parlare di lavoro,mi chiese se avevo già avuto esperienza,come era nata questa passione e come volevo portarla avanti. Non pensavo che mi sarei divertita tanto ad un noioso brunch,eppure eccomi qui,a conversare con il proprietario di un canale telvisivo! Era davvero bello poter discutere con qualcuno che condivideva i miei pensieri e che accettava le mie proposte. Di solito quando dicevo a qualcuno di voler diventare speaker,tutti rispondevano «Si,ma un lavoro vero?»,oppure storcevano il naso e squotevano la testa.

Il viaggio di ritorno dalla villa fu molto più silenzioso e breve.

"Aspetta un pò tu,vienimi a parlare di questo Luke" mamma mi afferrò un braccio e mi fece sedere sulla poltrona accanto alla sua,in salone

"Da quanto state insieme?"

"Qualche giorno"

"E quando avresti deciso di dirmelo?"

"Perché mai avrei dovuto? Non hai voluto mai sapere nulla dei miei passati ragazzi o amici"

"Ho paura che tu frequenti solo brutte persone"

"Non le hai mai conosciute! Solo perché non sono laureate ad Harvard o non hanno una ben che minima idea di cosa vorranno fare da grandi,non significa che sono cattive persone!" grandioso,mi stavo già alterando.

"Anche questo è vero...me lo farai conoscere prima o poi?"

"No."

"Ma tua sorella lo conosce"

"Ci ha parlato una volta,e solo perché é una ficcanaso"

"E va bene...non insisto..."

"Non abbiamo più nulla da dirci" la squadrai con disprezzo e subito andai a rinchiudermi in camera mia.

Non perdonerò mai mia mamma per aver commesso l'errore più grande della sua vita. Avermi messa al mondo. Spesso,durante le solite litigate,mi ha ripetuto che sono solo stata un errore e che le ho rovinato la vita,ma non la biasimo,perché lei ha rovinato la mia. Veniamo da due mondi troppo diversi per essere sangue dello stesso sangue e non mi sono mai sentita una cattiva persona per averle detto che la odio. Sono consapevole del fatto di averla fatta piangere svariate volte,ma lei non si è mai pentita per le altrettante numerose volte in cui mi ha ribadito quanto sia inutile o sbagliata. Tutte le notti della mia adolescenza le ho passate a piangere per colpa sua. Ho iniziato a rovinarmi solo grazie a lei. Ma ormai ho capito che auto-commiserandomi facevo solo il peggio per me e lei non sarebbe cambiata di una virgola,perciò dopo aver esaurito le lacrime una volta per tutte,sono diventata un mostro senza anima. Il mio cuore è diventato una landa desolata e la mia testa un covo di mostri e orribili spettri del passato.

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