-Chapter 15-

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Dopo aver accompagnato a casa Martha tornai alla mia stupida e fin troppo sfarzosa abitazione. Ci eravamo fermate a cena fuori e forse avevamo anche sforato un po l'orario del coprifuoco ma per evitare la strigliata dai miei,spensi il motore della moto qualche metro prima di imboccare il vialetto di casa,e arrivai sul retro spingendola per non far rumore. La luce era accesa. Aprii la porta sbuffando e tirtovai i miei genitori,vestiti eleganti che chiacchieravano animatamente con altri due tizi a me sconosciuti

"Elizabeth cara! Lei è la nostra figlia minore,quella di cui vi parlavamo" mamma si alzò e mi prese la borsa dalla spalla

"Elizabeth,loro sono dei nostri vecchi amici di liceo,i signori Bloomerfiled" disse papà sistemandosi la cravatta

"Che ragazza...ehm...originale" disse il tipo pelato

"É solo mia figlia" papà mi sorrise dolcemente e si passò una mano fra i capelli scuri

"Tesoro cos'hai fatto alla spalla?" mamma piggiò sulla fasciatura,probabilmente aspettandosi che scattai ad urlare dopo che aveva toccato il fatidico punto

"Un tatuaggio nuovo." incorciai le braccia e roteai gli occhi

"Oh cielo un'altro?! Quando la smetterai? Ma ci pensi a quando tutto questo ti stuferà?Chi mai potrebbe assumere in un posto di lavoro una ragazza che sembra una drogata?" si passò una mano sul viso,improvvisamente scolorito

"Una radio! Ecco chi la assumerebbe!" a nessuno dei miei due genitori era mai andato giù il fatto che fin da adolescente il mio sogno era di diventare una speaker "Angeline! Mia figlia non è una drogata! Smettila di attaccarla sempre,per ogni cosa che fa! Se si è voluta fare un tatuaggio allora va bene,sono le sue scelte! I suoi errori!" mio padre da giovane era stato un hippie,uno spirito libero...strano ora doverlo vedere in giacca e cravatta. Anche lui da ragazzo ha fatto tanti "sbagli" e sono sicura che ha tutt'ora qualche tatuaggio. Mamma rimase sconcertata e papà mi fece cenno di salire in camera,picchiettando sulla spalla senza fascia. Probabilmente non appena quei due loro amici se ne fossero andati,avrebbero iniziato a litigare. Di nuovo. Per colpa mia.

"É una ragazza particolare,questo è vero,ma ha ragione Paul. Angeline,mia cara,è pur sempre vostra figlia" sentii una voce femminile dal piano di sotto,e non potei far altro che fermarmi a sentire

"Lo so ma a volte mi fa impazzire,letteralmente,mi fa andare fuori di testa!"

"Tesoro,avanti...Con Anne abbiamo sempre tenuto la cinghia bella stretta e magari con lei siamo stati troppo...speranzosi...io le voglio un bene dell'anima ma...è difficile da gestire." Basta. Cieca dalla rabbia salii le scale e mi chusi in camera a chiave.

Io? Difficile da gestire? Sono loro che non si sono mai presi il disturbo di chiedermi anche solo «Come stai». Facendo attenzione a non toccare la benda,mi spogliai e mi sdraiai sul letto,sopra le coperte,a fissare il soffitto. Dio quanto mi fanno imbestialire. Io che cosa c'entro con il loro mondo? Sono solo un dosso scomodo sulla loro strada perfettamente asfaltata. Probabilmente sono stata adottata e nessuno me lo vuole dire. Nessuno avrebbe mai voluto avere una figlia come me. Spesso mi dispiace di non essere perfetta come Anne,ma in fondo tutta la colpa non è mia,loro hanno deciso di farmi diventare così.

"Elizabeth,posso entrare?" un'altra cosa che mi fa sospettare di essere adottata è che mi chiamano sempre per nome.

"Se è per sgridarmi,no." risposi,in tono talmente ghiacciato da far invidia ad un iceberg

"Avanti lo sai che non sono io il cattivo fra i due" papà aprì la porta lentamente e subito se la richiuse alle spalle

"Ti ha mandato a fare il lavoro sporco?"

"Tua madre non c'entra...volevo sapere come va" si sedette al bordo del letto,davanti a me. Aveva uno sguardo avvilito,quasi come se gli dispiacesse per l'avvenuto

"Da quando ti interessano i miei sentimenti?"

"Elizabeth...se ogni volta che cerchiamo di parlare tu alzi ancora di più il muro che hai attorno,come pretendi che riusciremo mai a costruire un legame?"

"Va bene...magari hai ragione...comunque,non so nemmeno io come sto...ho un uragano dentro"

"Di cose belle oh brutte?"

"E chi mai lo saprà?"

"Mi fai vedere il tatuaggio?" si guardò attorno come per accertarsi che nessuno ci stesse ascoltando e poi mi sorrise

"Va bene,però aiutami con la fascia,fa piano" si avvicinò,e con delicatezza iniziò a sciogliere i nodi che avvolgevano la mia clavicola e la spalla,scoprendo lentamente il disegno del cupo mietitore

"Una cosa che la mamma non sa è che amo i tuoi tatuaggi" disse,con uno strano bagliore negli occhi

"E io mi chiedo,come una persona dolce e simpatica come te,abbia fatto a sposare una strega come lei" dissi,sospirando

"Non è sempre stata così...si è irrigidita con il tempo" disse lui,abbassando lo sguardo

"Mh...vabbè te la devi sopportare tu,tanto appena trovo un lavoro io me ne vado" gli battei due volte con la mano,sulla spalla,e lui scoppiò a ridere. Forse avevamo molte più cose in comune di quanto credessi.

"Liz,tesoro,sono venuto anche per avvisarti che domani,i Bloomenfield,ci hanno invitato alla loro villa fuori città per un brunch"

"Devo vestirmi bene?" ero davvero spaventata dalla sua risposta imminente

"Metti qualcosa che sai,farà impazzire la mamma ok?" mi sorrise un'altra volta e dopo avermi abbracciata mi lasciò da sola,con la triste compagnia dei miei pensieri.

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