-Chapter 32-

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Il resto della mattinata lo avevo passato nel giardino,seduta sotto un piccolo e giovane albero,ad ascoltare musica in tutta tranquillità fino a ché la domestica degli Higgins venne a chiamarmi per mangiare. Difficile da ammettere,ma era tutto delizioso.

Durante l'intera durata del pasto regnava il silenzio,rotto soltanto dal rumore delle forchette che sfregavano sui piatti di ceramica bianca e dalle insolite e inappropriate battute del papà di Wendy. Solo verso le 14.30 decidemmo di lasciare quella casa degli orrori.

"Non vorrei metterti alcuna fretta ma sai,vorrei anche io conoscere Luke" mi disse papà una volta messa in moto la macchina per la via del ritorno

"Perché ci tieni così tanto?" il tono che lui aveva assunto risultava molto calmo e sospettoso,perciò anche io iniziai a rispondere controllando le ottave della mia voce

"Perché la mamma inizia a martellarmi all'idea che tu esca con un ragazzo" notai che un leggero strato di sudore gli stava iniziando ad imperlare la fronte,perciò accesi l'aria condizionata e poggiai i piedi sul cruscotto

"Papà...non voglio presentarvelo perché così facendo ufficializzerei la relazione e questa cosa mi terrorizza,non voglio rendermi conto che tutto ciò sia reale"

"Ma ormai state inseme da un mese" ormai stava parlando più come un amico che come un padre

"Papà io ti voglio bene,davvero,ma non me la sento di fare questo passo...almeno per ora" la gola mi si era seccata spaventosamente e riuscii a stento a deglutire

"Io non conosco ancora questo ragazzo,ma giuro che se riuscirà a farti star bene,lo considererò parte della famiglia"

"Papà! Suvvia non lo sto sposando!"

"Sono serio,Elizabeth Jane Tucker,tu sei la persona più incredibile che abbia mai conosciuto,e non lo dico perché sei mia figlia ma perché ti ho vista superare fatti e situazioni che nemmeno io personalmente sarei stato capace di superare. Meriti di essere felice" mi accarezzò una spalla con fare protettivo e mi sorrise per un istante.

Nel vederlo così sincero e sicuro delle parole che diceva mi sentii protetta,al sicuro,bene.

Per il resto del viaggio mi addormentai e non riaprii occhio finché non sentii la superficie sotto di me spossarsi e mi accorsi che papà mi aveva portata in braccio fino all'ingresso di casa Tucker

"Ehi bambina,sei sveglia" mi sorrise,baciandomi sulla fronte

"Dovevi svegliarmi!" ribattei,stropicciandomi gli occhi e scendendo malfermamente dalle sue braccia

"Si,avresti dovuto" sibilò mia madre,a denti stretti,mentre Anne apriva la porta

"Sembri così indifesa quando dormi,era un peccato svegliarti" nel frattempo la porta si era aperta con uno scatto e Anne era sgusciata dentro

"Grazie" sorrisi a papà e lanciai un pessimo sguardo alla mamma.

"Paul,dovremmo dire alle ragazze del viaggio,che ne dici di stasera?" udii un sussurro di mia madre dal salone,mentre stavo salendo le scale,e mi bloccai

"Certo,non penso la prenderanno male" rispose papà,con voce altrettanto bassa. Un viaggio?Per dove?Non é un po presto per le vacanze? A dir la verità una bella vacanza non mi sarebbe dispiaciuta affatto,ma poi per dove?...Avevo visto dei documenti sulla valigetta di mio padre riguardanti New York,un paio di giorni prima...America!Grandioso!

Ripresi a salire le scale,raggiante come il sole e mi chiusi in camera soddisfatta della mia scoperta.

Dopo un pò che sistemavo i vestiti che avevo lasciato a terra qualche ora prima,mi sdraiai sul letto a fissare la mia bandiera australiana.

Poi mi venne in mente la stanza di mia sorella,e le parole di Martha appena l'aveva vista «Assurdo come siate diverse già dalle più piccole cose» e in effetti aveva ragione...Io sono nata in Febbraio; un mese scomodo,freddo,appena dopo le festivitá,il mese in cui si danno le pagelle a scuola e tutti sono arrabbiati e tristi. Lei è nata a Giugno,il mese in cui le scuole finiscono e si va in vacanza,un mese caldo,il mese perfetto...un caso? Non credo affatto. Lei da piccola era una di quelle bambine che giocavano con i bambolotti e le Barbie,io le rompevo e davo fuoco alle teste. Lei all'asilo riempiva i bambini di baci e tutti la trattavano come una principessa,io procuravo lividi a tutti quelli che mi si avvicinavano. Lei è stata una campionessa di pallavolo e l'unica rivincita (possiamo chiamarla così) che ho avuto mai su di lei è che lei dovette rinunciare ai campionati nazionali per un'anemia grave,io invece li gareggiai con il nuoto e li vinsi anche. Fu la mia vittoria personale. Con il solo rovescio però,che lei ora ha un fisico perfettamente bilanciato e io ho le spalle più larghe di mio padre. Lei e mia madre sono sempre state amiche per la pelle: quando Anne era adolescente,le raccontava sempre tutto e prendeva voti altissimi a scuola; io invece,dai 14 anni a salire ho iniziato a considerarmi estranea ai Tucker. Fuori posto.

Ormai ho 18 anni e non mi resta che finire quest'ultimo anno scolastico,poi probabilmente andrò a vivere da qualche altra parte,mi andrebbe bene persino vivere sotto i ponti,purchè non sia con loro. Legalmente parlando ormai loro non sono più miei tutori,io sono la tutrice di me stessa. Tra 4 mesi compirò gli anni e allora si,che la mia casa diventerà un albergo per me.

Mi rialzai dal letto e sistemai lo zaino per il giorno seguente,presi un paio di pantaloni,un maglione,una camicia e li sistemai sulla sedia accanto alla scrivania e iniziai a disegnare su un blocchetto lì vicino,mentre ascoltavo a ripetizione un album dei The 1975.

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