-Chapter 33-

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La sveglia sul comodino accanto al letto iniziò a squillare impazzita,allungando il braccio,sbattei il polso contro lo spigolo del mobile e mi costrinsi a sollevare la testa dal cuscino,per porre fine alla vita di quell aggeggio infernale. Staccai la spina,facendo cadere la sveglia a terra con un gran botto e nascondendo i vetri in mille pezzi del display con un piede,annaspai verso la sedia della scrivania per trovare i vestiti. Infilai i pantaloni neri sdraiandomi per terra e senza nemmeno stirarlo,indossai anche il maglione blu notte,allacciai la camicia a quadri attorno alla vita,infilai un paio di Vans nere e senza pettinare i capelli misi una specie di corona di fiori artificiali attorno alla fronte,per tirarli in dietro. Presi lo zaino in spalla e scesi a far colazione.

In cucina regnava il silenzio.

"Elizabeth! Ieri sera devi esserti addormentata senza cena,io e tuo padre volevamo dire una cosa a te tua sorella" merda è vero! Il viaggio!

"Di che si tratta?" risposi a mia madre,posando il mio zaino sul bancone della cucina e prendendo un muffin al cioccolato e una tazza di latte dal frigo

"Io e tua madre saremmo via per un po di giorni,per vedere una casa per tua sorella a New York" rispose papà,sorseggiando il suo cappuccino

"Cosa?!" ero talmente sorpresa che nel rispondere,avevo sputato tutto il mio latte sul marmo

"Beh ecco,era una sorpresa che le volevamo fare,sappiamo che vorrebbe aprire un giornale tutto suo e visto che non può aspettare di prendere il posto del suo attuale redattore,nel giro di 2 anni si trasferirà a New York" disse la mamma,in piena tranquillità

"Lei lo sa?" morsi il dolcetto

"Certo,glielo abbiamo detto ieri a cena,era felicissima" gli occhi di lei si illuminarono appena pronunciò quelle parole,come se si stesse per commuovere per la sua principessa. Blah.

"Quando partite?"

"Questo giovedì"

"Ottimo" guardai di sfuggita l'orologio e notai  che ormai mancavano pochi minuti all'apertura dei cancelli della scuola. Buttai giù il mio bicchiere di latte e uscii di corsa da casa.

Iniziai a correre talmente veloce che i polmoni cominciarono a bruciarmi e i polpacci mi si contorcevano. Rallentai il passo appena imboccai la via della scuola e notai che gli studenti stavano entrando lentamente e in massa.

Quando arrivai all'ingresso,ormai il cortile era deserto e stavano per chiudere le porte. Ricominciai a correre.

"Ehi non c'è nessuna fretta!" una stretta forte e familiare mi si chiuse attorno alla spalla e mi girò dal lato opposto

"Ciao bellissima" Luke mi sorrise compiaciuto e mi avvicinò a se per baciarmi

"Ehi ragazzino,guarda che facciamo tardi" gli presi una mano e lo strattonai verso i gradini dell'entrata,ma lui rimase fermo al suo posto

"E chi ti ha detto che voglio entrare? In fondo due o tre ore non contano nulla" sorrise ancora,beffardo e mi avvicinò di nuovo a se

"Ecco perché mi piaci" ricambiai il sorriso e mano nella mano ci avvicinammo verso al muretto del campo da basket esterno. Alzandomi per i fianchi mi fece sedere a gambe penzoloni sulla recinsione di cemento. Poggiò il suo zaino nero accanto al mio e intrecciò le sue dita affusolate con le mie.

"Mi sei mancata parecchio" sussurrò,con un tono di voce decisamente molto suadente

"Anche a me sei mancato,Romeo" lui sorrise e mi diede un morso sulla punta del naso,in risposta

"Com'è andato il tuo fine settimana?"

"Non immaginerai mai cosa mi è successo!" brevemente gli raccontai la storia di Wendy e della mia avventura a casa Higgins. Lui scoppiò subito a ridere non appena arrivai alla parte in cui aveva tirato in ballo lui. Lo feci ricomporre con una sberla sul petto e lui iniziò a fumarsi una sigaretta.

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