-Chapter 44-

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Passai l'intera nottata insonne.

Dopo aver esaurito le lacrime e ogni residuo di liquidi in circolo nel mio corpo,mi sdraiai sul cornicione della mia finestra,con i piedi penzoloni sulla veranda e una sigaretta fra le dita screpolate.

Diverse immagini iniziarono a passarmi nella testa. Mi sorpresi persino a pensare a come sarebbe stato bello gettarsi giù dalla finestra,solo per scoprire se sarei riuscita a sentire ancora del dolore.

Lanciai la sigaretta sul giardino anteriore della casa e senza avere il pieno possesso delle mie azioni,arrancai verso il bagno. Spalancai l'armadietto delle medicine,in cerca del familiare flaconcino arancione dal tappo bianco.

Lo trovai quasi subito e lo stappai senza ripensamenti,facendomi scivolare tre antidepressivi nel palmo asciutto.

Li misi in bocca e li lasciai sciogliere sulla lingua,prima di ingoiarli. Mi lasciai cadere accanto al lavandino,con le gambe nude e fredde,strette al petto.

Perché l'ha fatto? Non gli piaccio abbastanza? E va bene,so che è un ragazzo e gli basta una scollatura per mandare il sistema nervoso in tilt. Ma pensavo fosse diverso. Almeno lo speravo.

Dopo qualche minuto,le medicine iniziarono a fare il loro dovere e la testa iniziò a farsi leggera e pesante al tempo stesso. Sentivo i muscoli della schiena e delle braccia affievolirsi; a poco a poco le palpebre iniziarono a cedere al peso della stanchezza e senza star a badare alla scomodità o al dolore lancinante al bacino,mi addormentai.

"...Elizabeth,Liz,ascoltami,mi senti? Ti prego,Liz,se mi senti dammi qualche segno. Liz ti prego! Se è uno scherzo,non fa ridere! Elizabeth! JANE!" sentivo ancora il corpo come fosse fatto di gomma,tra la presa fragile,di Anne. Cercai di aprire o sbattere gli occhi,ma il mio corpo non rispondeva.

"Mmmh..." riuscii a miagolare

"Liz!Avanti,ce la puoi fare,ora provo a tirarti su,ok?Pronta?" mia sorella mi teneva la testa su per il mento,controllando il battito del cuore con una mano sul collo. Mi caricò su una spalla e mi trascinò su letto. Lentamente,lasciai che la luce del sole iniziasse a filtrare attraverso le mie palpebre che parevano cucite.

"Ehi,ehi Liz,ok so che stai bene e questo basta. Diavolo non sarebbe mai dovuto succedere. Non ancora" mi spostò i capelli zuppi di sudore,su una spalla e mi accarezzò il viso pallido

"Anne...ma...che re son...?" in testa,avevo formulato una frase intera,ma dalla mia bocca uscì solo un suono strozzato che fece sussultare mia sorella

"Sono le 7.40 del mattino,stamattina sono venuta a svegliarti ma non ti ho vista nel letto...ti ho cercata ovunque...ti ho trovata nel bagno,afflosciata a terra che respiravi affannosamente...ho visto il flacone di antidepressivi..." si poggiò una mano sul petto come per cercare di rallentare il battito cardiaco,ma il viso rosso la tradiva

"An...seti on voio che ma e apà..." le mie labbra proprio si rifiutavano di collaborare

"Sono andati a lavoro,sta tranquilla,non dirò nulla. Non voglio che ti rimandino al centro di riabilitazione...voglio fidarmi di te e del fatto che non farai più cretinate...oggi tu rimani a casa ok? E preferirei che venissi a parlarmi,ogni tanto" chiuse la finestra della mia stanza e uscì silenziosamente,dopo avermi dato un bacio sulla fronte imperlata di sudore.

Aspettai di sentire lo scatto del portone d'ingresso,prima di alzami (o almeno provare) dal letto. Mi sdraiai per terra e cercai di ricomporre i tasselli della mia memoria. Le uniche ummagini che riuscivo a distinguere erano quelle di Luke che mi urlava contro,io che piangevo in interrottamente e poi un flacone di pillole.

Chiusi gli occhi e respirai a fondo.

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