-Chapter 14-

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13.25 di pomeriggio. Un'altra giornata passata a pensare a Luke. Ma cosa aveva di tanto speciale quel ragazzo da farmi perdere il lume della ragione? Mah.

L'intera mattinata l'avevo passata a leggere «Molto forte,incredibilmente vicino» di Jonathan Safran Foer. Libro molto bello,ma spaventosamente triste. Non avevo mangiato praticamente nulla a pranzo,e ancora una volta mi ritrovavo a casa da sola,sdraiata sul pavimento freddo della cucina,con una vaschetta di gelato alla stracciatella sulla pancia. Dopo essermi ghiacciata le tempie per la quantità abnorme di gelato ingurgitato,decisi di farmi una doccia. Ero troppo pigra per raggiungere il bagno al piano di sopra,perciò,strisciando i piedi a terra arrivai nel bagno degli ospiti. Lanciai i vestiti per aria senza star attenta a dove fossero atterrati e mi fermai davanti allo specchio ad osservarmi.

I capelli sciolti,rossi,lunghi e rasati solo da un lato ricadevano a ciocche rovinate,da tutti i cambi di colore e forma che avevo fatto nel tempo,sulle spalle ampie e muscolose che mi ritrovo. Non sono mai stata una ragazza ne troppo magra o grassa,ma per via del il mio passato da atleta,ho la stazza di un ragazzo. Credo di essere fin troppo sproporzionata e alta,ma accanto a Luke sembro tanto piccola e fragile; come mettere a confronto una bimba di 6 anni con un wrastler di 30. È una cosa che però mi piace. Come se lui fosse la mia parte mancante,il mio scudo umano.

Sul mio corpo mal ridotto dal tempo,c'è più inchiostro che carne bianca; ho iniziato a farmi tatuaggi da quanda avevo 16 anni e da allora non ho più smesso. In realtà non ho mai avuto occasioni pre stabilite per farmi disegnare su svariate parti del corpo con un ago; a volte era per noia,altre per non scordarmi certe cose o alcune volte proprio per cancellarle dalla mente, spesso era solo per provare dolore o perchè avevo voglia di un nuovo scarabocchio indelebile. Oltre ai tatuaggi sono stata sempre una grande amante dei piercing; ne ho ben 6: 3 sparzi per l'orecchio destro,uno dietro al collo,uno sulla narice sinistra e uno sulla parte cartilaginosa del naso,più un dilatatore abbastanza grosso all'orecchio sinistro. La sola cosa che ho sempre apprezzato di me stessa sono gli occhi,grandi e verdi,come quelli di mio padre.

Ci misi un pò per levare tutto il metallo e i bracciali seminati per tutto il corpo,ma dopo aver levato svariati cerchietti di metallo e bracciali vari non legati a nodi,mi immersi completamente nella vasca. Ormai avevo i capelli abbastanza lunghi,mi arrivavano a coprire tutti il seno già da asciutti; non li ho più tagliati dall'età di 13 anni,e dai 15 o forse 14 ho cominciato a trasformarli a seconda delle mie voglie assurde. L'ultima pazzia che ho apportato è stata rasarli dalla parte del dilatatore e tingerli di rosso,rosso acceso,quasi motore.

Rigirai più volte le braccia e le gambe per capire dove avrei fatto incidere il prossimo tatuaggio e decisi che lo avrei fatto fare sulla clavicola sinistra,sopra il cuore,proprio accanto alla scritta "Sii te stesso,non chi il mondo vuole che tu sia" che avevo fatto sotto il seno,nel periodo più intenso delle mie trasformazioni,quando tutti cominciavano a giudicarmi,in special modo la mia famiglia. Volevano che dessi un taglio a queste "ragazzate" e ottennero tutto il contrario.

Dopo una buona mezzora passata in acqua mi alzai,con le mani raggrinzite,e presi l'accappatoio appoggiato sull'attaccapanni per poi iniziare ad asciugarmi i capelli.

Una volta asciutta e profumata,andai in camera per iniziare a prepararmi. Era una giornata abbastanza calda e decisi di mettere meno tessuto possibile per lasciar lavorare i tatuatori in santa pace; perciò misi un paio di shorts strappati con una canotta larga e le scarpe da ginnastica. Dopo essermi truccata,presi il telefono e scesi in salone ad aspettare Martha.

Incredibile,avevo fatto le 15.45,ormai Martha doveva arrivare da un momento all'altro,perciò non mi misi troppo comoda e iniziai a cercare le chiavi della moto,il negozio di mia fiducia era fin troppo lontano e non avevo voglia di camminare. Non appena mi misi a frugare nel portaoggetti a centro tavola nella sala da pranzo,squillò il campanello,afferrai le chiavi e scivolando sul parquet arrivai alla porta d'ingresso

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