Capitolo quattro. - "Anatre."

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«Non capisco cosa stia facendo.» disse Lauren freddamente mentre Camila era piegata in avanti senza pudore.
«Sinceramente, nemmeno io...» commentò Normani al suo fianco per poi sorridere dolcemente.

Lauren si avvicinò a Camila, quest'ultima si alzò e guardò la maggiore. Un piccolo sorrisetto le si formò in viso. «Ciao!»

«È la settima volta che mi saluti nel giro di questa giornata. Se mi saluti un'altra volta, giuro che...»
«Ti abbraccia.» intervenne Dinah guardando male Jauregui che incrociava le mani e sbuffava fortemente.

Lo sguardo di Camila si illuminò di immenso e sorrise dolcemente alla ragazza vestita di nero. «Ciao!» urleggiò. Il viso di Lauren si colorò di rosso, la rabbia era riuscita ad arrivare fino al suo cervello.
«Non salutarmi!» urlò a denti stretti mentre si tirava i capelli dalla rabbia. «Non ne posso più di sentirti salutare.»

Camila sorrise divertita dalla reazione della maggiore. Il viso della corvina si girò di scatto rimanendo in silenzio, ebbe immediatamente un'espressione basata su tanta confusione. «Eh?»

La cubana più piccola caricò un lancio. Dopo aver portato la mano destra davanti e di aver lasciato che le volasse qualcosa, Lauren si accorse di un altro particolare.

Camila aveva colpito un'anatra con un sassolino. «L'ho colpita.» disse contenta.

Lauren guardò come Dinah alzava le mani come per dire: "«Io non ho fatto niente.»"

Sbagliato.

Dinah aveva assai paura delle anatre.

«Le hai detto tu di lanciare la pietra?» chiese Lauren prendendola in disparte.
Dinah sospirò. «Laur, è okay. Sei troppo rigida con lei, dovresti essere più fluida; ha bisogno di divertimento e tu glielo stai impedendo.»

Alle parole di Dinah, Lauren - dannatamente nervosa - decise di aprire la bocca in questione, non voleva perdere. «Dinah Jane Hansen, Camila può far del male se si mettesse a lanciare pietre, capisci? Non c'è con la testa e non vedo il perché deve far male agli altri quando possiamo benissimo tenerla tranquilla.»

La polinesiana, ringhiò, ma non lasciò - ovviamente - Lauren per vinta. «Intanto, specifica,» disse. «Le persone che stanno tenendo Camila qui in questione siamo io, Normani e Ally. Tu non fai altro che sbuffare e mandare tutto all'aria.»

Gli occhi di Lauren bruciarono. «Sì, parli tanto ma guarda un po' cosa stanno facendo lì.» disse Lauren indicando Camila e Ally per terra a rotolare tra le poche foglie presenti. «Se quello è normale per voi, allora cercherò di farmelo sembrare normale anche per me.»

«Lauren... È semplicemente divertimento, cosa che tu - purtroppo - hai perso da quando tuo fratello è stato ricoverato in ospedale.» disse. «Puoi divertirti anche tu, Laur.»

Lauren si mise una mano tra i capelli e sospirò pesantemente. «Cristo... Non ne posso più di questo casino, D.» disse lei con fare distrutto. «Ho il cuore che non so dirti, infranto e per favore, non parlare di Chris.»

«C-Chris?» si tirò su la ragazza mentre alcune foglie erano incastrate tra i suoi capelli. Camila la guardò. «Os... O-ospedale?»

Lauren socchiuse gli occhi. «Sì, Camila. Il giorno che ti ho vista per la prima volta, ero a fargli visita. Ho così paura di poterlo perdere.»

Camila la guardò e rimase a pensare. «Lau... Lauren.» la chiamò lei con voce che le tremava. «No... Non devi av... Avere paura se le... Le persone van... Vanno via s-senza una colpa. Devi aver p-paura quando le persone decidono di f-farlo di propria volontà.» disse lei e Lauren rimase senza parole, annuì un po', lentamente.

SCAR TISSUEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora