Capitolo quarantaquattro. - "Insegnamenti."

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«A... B... C...» disse Camila mentre leggeva un vecchio quaderno di Sinu.

«Camila, è la decima volta che ripeti l'alfabeto e continui a dimenticarti alcune parti.» disse Mercedes con un po' di nervosismo, facendo sospirare forte la piccola ragazza che scivolava lungo la sedia.

«A me non entrare in testa, io non riuscire.» ringhiò Camila mentre si teneva la testa che pulsava forte.

«Non mi interessa, continua.» disse la nonna con rabbia e Camila si irrigidì.
«D... E... F...» riprese a leggere l'alfabeto.

Dopo averlo finito, la donna guardò la ragazza e prese il suo quaderno. «Ora dimmi, com'è l'alfabeto?» chiese lei e Camila si morse le labbra.

«B... F... D... A...» disse piano e Mercedes sbatté con forza il quaderno.
«Caspiterina, no!» urlò e Camila saltò sulla sedia. «Rileggi altre due volte, poi ripeti.» disse lasciando nuovamente il quaderno alla piccola e riprese a leggere.

Passate due orette di studio, Camila si trovò sola nel salotto della casa, accasciata per terra. «A, B, C...» disse l'alfabeto completo per due volte.

«Sei stata bra-» non appena Mercedes vide il corpo di Camila per terra, si prese un colpo e appoggiò il vassoio sul tavolo. «Camilita! Santo cielo, dovevo ascoltare la voce nella mia testa... Ho ucciso mia nipote con l'alfabeto.»

Camila per lo spavento, saltò. «Camila viva, nonna!» disse mettendosi seduta. «Io solo stanca e sentire caldo... Quindi io provato pavimento fresco.»

Mercedes spostò la mano da suo petto, il suo cuore batteva ancora forte per l'enorme spavento. «Sei pazza, mi hai fatto prendere un colpo! Alzati.» disse con rabbia.

Camila rotolò un po' e si mise in piedi con un gesto più che atletico, goffo.

«Eccomi.» disse. «Cosa portare?» chiese la ragazza e la donna la guardò con espressione un po' sconcertata.
«Ho portato del tè e dei biscotti.» disse. «Così almeno bevi qualcosa di caldo.»

La Cabello alzò il sopracciglio e si morse le labbra, fino a gonfiare le guance. «Ma nonna, io no bisogno di caldo, io bisogno di freddo! Io... Io coricata per terra per fresco.»

La donna si mise una mano tra i capelli e diede la tazza alla ragazza. «Puoi comunque uscire in giardino, insomma, sai che a casa c'è sempre più caldo che fuori.»

La piccola annuì con la testa e sorrise un po', quindi prese la sua tazza piena di tè e tre biscotti, poi uscì.

Dopo aver poggiato il suo fondoschiena sullo sdraio, Camila prese un sorso del suo tè. «Ma... Tè verde.» disse facendo una smorfia di disgusto.

Appoggiata la tazza ancora piena, decise di mangiare i biscotti.

Un'idea brillante le venne in mente.

I suoi piedi scalzi la fecero alzare e piano piano andò verso un bonsai e lo innaffiò con il tè della nonna.

«Camila!» la riprese la donna e la piccola dallo spavento tirò in alto la tazza facendola volare via.

«Nonna, presente.» disse lei e si sentì il rumore della tazza rompersi in mille pezzi. «Ups.»

La donna si mise un mano davanti agli occhi. «Che facevi?»

«Tè verde schifo.» disse guardandola male. «Io pensare tè normale.» mormorò e Mercedes alzò le spalle.
«Nella credenza c'erano solo bustine di tè verde.»

Camila si guardò i piedi e davanti al cancello della casa, si fermò un ragazzo dalla pelle candida. «Camila?» chiese la voce familiare e la piccola alzò la testa.

«Oh, Harry.» sorrise lei e si avvicinò al cancello. «Tu... Qui?»
«Io girare per Cojimar, venire?» chiese il ragazzo e la piccola guardò Mercedes che annuì un po' con la testa.

«Torna per le 07:30 P.M., non un minuto di più, né uno di meno... Spero di essere abbastanza chiara.»

Camila corse dentro la casa per mettersi qualcosa ai piedi, dopo un po' uscì e andò con il ragazzo in giro per Cojimar.

«Sono venuto a sapere che tu svenuta in strada, ultima volta che io e te, visti.» disse Harry durante il cammino che stranamente era lo stesso dell'ultima volta.

La Cabello non ci fece caso e alzò le spalle. «Io sentita male, forte mal di testa e... Poi visto nero.» disse Camila mentre guardava le vene sporgenti del ragazzo britannico.

«Immagino, tu paura, vero?» chiese lui e Camila si morse l'interno della sua guancia.
«Sì.» affermò. «Io paura e ora... Io stressata.» mormorò.

«Perché dovresti?» chiese lui curioso e Camila lo guardò.
«Beh, io... Studiare, nonna Mercedes volere che io torni normale e con un po' di... Sale in zucca.»

Harry sembrò comprendere le parole della sua amica ma qualcosa gli sfuggì e di conseguenza, decise di chiederle qualcosa giusto per togliersi il grande dubbio.

«Mila?»

«Dimmi?»

«Le zucche hanno il sale?» chiese lui e Camila andò a sbattere contro il palo di un cartello stradale.

«... Harry, ma che dici?» chiese mentre si massaggiava la guancia.
«Camila! Dammi una risposta.» disse lui quasi disperato, da addirittura tirarsi i capelli.

La piccola ovviamente non riuscì a darsi una risposta, entrò in panico e iniziò a sbattere i piedi su un punto. «Ugh, non so!»

Harry urlò e di seguito, lo fece anche Camila.

Molti passanti li guardarono male e quindi Camila decise di prendere un'iniziativa, andò da un uomo e gli toccò la spalla di continuo. «Scusi?»

«Eh? La smetta di toccarmi la spalla.» disse l'uomo seccato e Camila smise di scocciarlo.
«Uhm, io domanda per lei.» annunciò la ragazza.

Lui interessato, la guardò. «Spera per te che non siano cavolate, ho un colloquio di lavoro tra dieci minuti e sono ancora distante.» disse.

«Oh sì, certo... Volevo chiedere... La zucca ha il sale?»

L'uomo si colorò di rosso in volto e con brutte intenzioni si avvicinò a Camila che subito corse via.

Mentre Camila correva, afferrò Harry. «Che sta succedendo? Perché sta seguendo?» chiese lui correndo all'incontrario.

«Tu e tue domande del cazzo! Ora corri perché sennò colpi!»

Harry si girò e corse velocemente insieme a Camila.

«Fermatevi!» disse il tipo correndo goffamente.

I due ragazzi riuscirono a seminare il signore, si trovarono nello stesso punto della scorsa volta, ovvero, dove Camila aveva usato per la prima volta le droghe - che come diceva lei - le facevano vedere gli unicorni.

«Ci siamo riusciti.» disse Styles.
«Uh... Già.» mormorò Camila.

Due mani, afferrarono i due giovani e li portarono dentro la baracca.

Di nuovo.

SCAR TISSUEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora