Capitolo cinquanta. - "Primo risveglio."

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Il caldo era presente in quella stanza. Normani, Dinah e Ally erano lì a fare presenza, sperando che Camila e Lauren si svegliassero e che tutto questo, sarebbe giunto a termine.

Gli uccellini cinguettavano, il rumore delle macchine, si faceva sentire e le preghiere di Ally erano sempre più frequenti.

Ash e Mercedes non c'erano, avevano preso un giorno di pausa dalle visite, la donna più grande non riusciva a reggere più un ritmo così accelerato.

«Sono passati troppi giorni dallo sparo di Lauren.» disse Dinah.
«Beh, anche Camila non si è ancora ripresa.» le fece notare Kordei.

Tutte sospirarono.

Una mano decise di muoversi, un leggero scatto fece subito attirare l'attenzione di Allyson Brooke. «Ragazze! Si è mossa.» disse. «La mano.»

Dinah guardò Ally e negò con la testa. «Io non vedo nulla.»
«Ma come... Ho visto con i miei stessi occhi che Camila ha mosso la mano.»
«Io penso solo che le tue speranze ti stiano dando al cervello, tutto qui.» mormorò la polinesiana, Ally strinse i pugni.

«Non hai un minimo di sentimento.»
«Sto solo affrontando la realtà.» disse Hansen con rabbia. «Sto cercando di prepararmi psicologicamente in caso una o, tutte e due le macchine decidessero di smettere di funzionare.»

«Stai davvero aspettando che una delle due muoia?!» chiese Kordei.
«No, ma se mai dovesse succedere, io sarò pronta ad affrontare la situazione.» disse Dinah con fare calmo.

Ally guardò la mano di Camila, ancora un volta.

La cubana, distesa sul letto, la strinse e si agitò un po' sul letto.

Ally decise di non parlare e di allontanarsi dalle due ragazze che avevano iniziato ad avere un'accesa discussione.

I medici corsero in aiuto alla ragazza che correva di nuovo verso la stanza della cubana. Dinah e Normani si accorsero solo ora di tutto quello che stava succedendo alla loro sfortunata amica.

Gli occhi di Camila erano aperti, spalancati che si muovevano da una parte all'altra. Il respiro ancora mozzato, cercava di essere recuperato dalla bocca della ragazza.

Un mal di testa allucinante, le stava bombardando il cervello.

«Calma, Camila...» disse il medico mentre tirava su la ragazza più piccola e gracile.

Dopo vari respiri profondi, Camila si riprese e si tolse la mascherina.

Le tre amiche, rimasero sorprese, una cicatrice invadeva un po' la sua mano, alcuni graffi occupavano il suo viso tenero e solare.

«Ciao.» disse.

«Ciao, Camila.» dissero tutte tra le lacrime e si piombarono da lei e la strinsero.
«Ciao, amiche mie.» disse. «Fate piano, sono ancora mezza distrutta a causa dell'incidente.»

Le ragazze si staccarono e la guardarono sorprese. «Come... Come è possibile?» si chiese Normani. «Cioè il tuo linguaggio...»

«Lo so.» disse Camila non guardando Dinah, il suo sguardo era concentrato su Ally e Normani. «I ricordi si stanno facendo più lucidi, appunto ho la testa che mi scoppia.» rise.

Dinah sospirò. «Lauren è nell'altra stanza.»

Camila si girò e guardò come la polinesiana la guardava con dispiacere. «Non ti ho chiesto un intervento, Dinah.» disse seria, ricordando tutto quello che era successo.

«Mi dispiace... Mi dispiace per tutto quello che è successo, te lo giuro.» disse la polinesiana ma Camila alzò la mano, il suo braccio era attaccato al flebo.
«No, non voglio sapere nulla delle tue scuse, Dinah.» disse Camila.

«A Lauren è successo un incidente.» disse Ally e Camila rivolse lo sguardo verso di lei.
«Tipo?» chiese Camila toccandosi la fronte.
«È stata sparata, da un certo Zayn.»

Camila socchiuse gli occhi. «Capito, io conoscevo quel ragazzo.» disse. «Eravamo amici.»

«Quando Lauren si sveglierà, ci dirà tutto quello che è successo.» disse Normani.
«Non mi interessa.» mormorò Camila. «Perché preoccuparsi per una persona se è stata la prima a farti del male?»

Tutte e tre socchiusero gli occhi, Camila invece, stava morendo dentro. «Non vedo perché.»
«Lauren è tua amica, ti è sempre stata vicina.» disse Ally e Camila la guardò, i suoi occhi si fecero lucidi e il suo sguardo si spense.

«Lo so.» disse. «Ma come è riuscita a starmi vicina, è riuscita a farmi andare via.» disse. «Questa è la ragione per cui sono andata via.» disse guardandosi le mani.

Dinah si morse il labbro e avvicinò la mano sulla spalla di Camila. «Non toccarmi. Dimmi, hai finito la serie?» chiese sarcastica e la polinesiana si passò una mano tra i capelli, sentendo nervoso.

«Sì...»
«Meno male, sennò sai che tragedia.» disse Camila.

Le ore passarono lente e le tre ragazze rimasero a parlare con Camila fino a quando non arrivò il medico per avvisare che l'orario delle visite era giunto al termine.

Camila rimase da sola, ma qualcosa, oppure la vocina nella sua testa, le diceva che doveva alzarsi e andare in un punto preciso.

La stanza di Lauren.

La cubana si alzò, fece attenzione all'ago e prese il flebo e piano piano uscì.

«Che ansia.» pensò ad alta voce.

Per fortuna aveva la camera vicina, quindi il tragitto fu veramente poco. Arrivata, entrò dentro e si mise sulla sedia situata a fianco del letto di Lauren.

Era così bella.

«Ciao, Lauren.» disse. «Sei molto bella, anche quando dormi e mi chiedo quando ti deciderai di aprire gli occhi.»

Il corpo di Lauren era coperto fino a metà busto, Camila mormorò qualcosa e si toccò la fronte dolorante.

I ricordi si facevano lucidi. La testa ruotava come una giostra. Una sensazione di nausea iniziò a salire e a farsi sempre più minacciosa.

«Mi dispiace per tutto quello che è successo, ma non posso nemmeno perdonarti così facilmente.» disse lei accarezzandole il viso. «Mi fa male tutto.» disse. «Ma non posso.»

Camila si alzò dalla sedia di plastica, intanto tirò con sé il flebo e piano piano tornò nella sua stanza, assicurandosi che nessuno ci fosse.

Durante il piccolo tragitto, la ragazza socchiuse gli occhi e un mal di testa iniziò a farsi presente e a picchiare forte.

Le sue dita, della mano libera, si appoggiarono sulla tempia, i suoi denti si strinsero e le sue guance erano arrossate.

I suoi occhi si puntarono in un punto fisso, e in quel momento, iniziò a ricordare.

SCAR TISSUEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora