Capitolo diciotto. - "Bernoccolo."

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«Ti fa tanto male?» chiese Lauren mentre passava del ghiaccio sulla fronte di Camila che mugolava dal dolore.
«Tanto.»
«Perché non fai attenzione alle cose?» sbuffò Lauren. «Sei così gracile, idiota.»

«Io sapere, ma io volere divertire... Capriole e poi boom testa contro muro.» si mise una mano dietro la testa e Lauren premette un po' sulla fronte e Cabello strinse i denti.

Lauren tolse il sacchetto con il ghiaccio e vide quanto la fronte della minore fosse gonfia. «Comunque, se hai bisogno di parlarne, ci sono.» le disse e Camila inclinò la testa ad un lato. «Se hai qualche problema, intendo.»
«la vera frase è se io no avere problemi. Guarda, sono problematica.» disse sospirando e Lauren negò.
«Non dire così, non fasciarti la testa di cose non vere.» cercò di dirle ma Camila sorrise amaramente.
«Tu cerchi di aiutare me, ne abbiamo parlato già.»

Lauren si mise una mano dietro la nuca e sospirò. «Lo faccio per il tuo bene...»
«Non spesso dire le bugie fa del bene ad una persona. Bisogna dire la verità, anche se fa male.» Lauren guardò Camila negli occhi, intanto quelle parole le finivano dritte nel petto.
«Hai... Ragione.» sussurrò Lauren e Camila scrollò le spalle e chiuse gli occhi non appena la maggiore passò il ghiaccio sul punto gonfio della sua fronte.

«Tu, come ti senti con me?» chiese Lauren e Camila alzò il capo di poco e vide incertezza negli occhi di Lauren.
«Bene.» disse Camila e Lauren aggrottò la fronte.
«E perché fai così?» le chiese lei e Camila si limitò a ridacchiare.
«La mia vita, basa su testa mia. Lei comanda me, io serva di mia mente.» disse Camila mentre toccava la tempia con l'indice.

Lauren scosse un po' la testa e prese il viso di Camila tra le mani, le sue labbra premettero sulla fronte della minore che chiudeva gli occhi con amore, sentendo sollievo. Le mani di Camila scesero e accarezzarono i polsi di Lauren. «Chiudi la porta, io bisogno di te.» disse Cabello stendendosi sul letto e Lauren arrossì forte.

La grande decise così di alzarsi e di andare a chiudere la porta, con la luce arancione della lampada illuminava di poco la stanza, Lauren si avvicinò al letto per poi mettersi a gattoni sul materasso, dirigendosi verso Camila. «Ecco, sei contenta?» chiese coprendo entrambe, un sorriso uscì dalle labbra di Camila riuscendo a contagiare anche Lauren.
«Molto, io contenta.» sorrise e si avvicinò a Lauren.

Lo spazio si era ristretto, le mani di Lauren rimasero ferme, non aveva ancora realizzato così poca distanza tra i due visi. La mano di Camila, invece, prese l'iniziativa e l'avvicinò a quella di Lauren, afferrandola piano ma stringendola saldamente.

«Hai paura che vada via, vero?» le chiese Lauren mentre restava con gli occhi chiusi.
«Già.» disse Camila senza pensarci due volte - insomma, era una novità visto che lei per ogni cosa doveva pensarci almeno per una ventina di secondi -.
«E perché?» aprì gli occhi e vide come Camila aveva la testa poggiata sul suo petto.

In quel momento sì, Camila aveva bisogno di tempo, ma non per dare una risposta banale, ma bensì per dirle davvero ciò che pensava.

«Perché tu speciale,» disse piano. «Io tenere a te, anche se... Non sembra. Cioè, sembra... Ma... Uhm.» si morse le labbra non riuscendo a formare un discorso completo, senza intoppi. «Sei speciale, mi fai... Fai star bene e io adoro ogni lato di te.» disse. «Io piano piano, sto cercando felicità, mi sento quasi completa e... Io...»

Lauren non disse nulla anche se, il suo stomaco stava parlando chiaro. Capriole infinite, sensazioni strane e il suo cuore che non smetteva di battere. Camila si strinse di più a lei, chiuse gli occhi e inspirò il profumo. Jauregui, intanto, sospirò e baciò la testa di Camila. «Mi piace.» disse Cabello. «Mi sento in pace.»

SCAR TISSUEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora