Capitolo quattordici. - "Paure."

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Pioveva.

Era arrivato il giorno seguente, Lauren insieme a Camila dormivano una accanto all'altra. Non appena la sveglia iniziò a suonare, Lauren - sbuffando -, decise di spegnerla e di rimanere sveglia pensando se sarebbe stato il caso di andare o no a scuola. La mano della maggiore, accarezzava con cura la testa della piccola cubana che non si degnava di aprire gli occhi, nemmeno per sbaglio.

Lauren sospirò d'amore e fece premere le labbra sui suoi capelli. «Camz.» sussurrò sulla sua testa.

Ovviamente, Camila stava sbavando sul suo petto ma Lauren, questa volta non disse nulla, anzi, capì quanto Camila fosse stanca. «Sta piovendo...» cercò di dire.
«Io... Io non andare.» sussurrò con voce impastata. «Scusa... Io sbavato.»
«Tranquilla... Perché non vuoi andare?»

«Paura, tempo brutto.» ammise mentre si copriva di più con la trapunta.
«E perché?» la cercò sotto alle coperte e dopo averla trovata, accese il cellulare per far luce. «Cosa c'è?»
«Io... Io paura di morire.» Lauren non capì bene le parole della ragazza, i suoi occhi verdi analizzarono ogni espressione facciale. «Fu... Fulmine, testa. Io morta.» disse Camila tremando.

«Questa sarebbe dunque la tua motivazione per non andare a scuola? Okay, te la faccio passare.» sorrise e Camila l'abbracciò, ringraziandola del grandissimo favore.

Passano le ore, Lauren e Camila dormivano di nuovo fino a quando non arrivò Luigi ad abbaiare contro la porta di casa. La maggiore so alzò e camminò lungo il corridoio, aprì la porta. «Oh, mamma...»
«Mi hanno chiamata da scuola.» disse lei con rabbia e Lauren si mise una mano dietro la nuca. «Qual è la tua scusa?»

Lauren si morse il labbro. «Pioveva e Camila aveva paura della pioggia, quindi ho pensato che non sarebbe stato il caso di andarci.» disse la verità e il viso di Clara di rilassò dall'espressione seria e severa.
«Okay... Quando la porterai a fare dei controlli?»
«Non so, forse la settimana prossima.» sospirò Lauren e Clara mise la mano sulla sua spalla.
«Sei preoccupata?»

La mente di Lauren iniziò a vagare per pensieri ovviamente negativi. «Sì, sono preoccupata.»
«Perché?»
«Non è che... Me la porteranno via?» socchiuse gli occhi.

«Portare...?» chiese Camila mentre si copriva con una giacca bianca consumata dell'Adidas.
«Oh, Camz.» si girò Lauren. «Nulla di cui preoccuparti.»

Camila alzò il sopracciglio con aria interrogativa, sospirò un po'. «Dove?» la guardò.
«Cosa...?»
«Dove portarmi?» corrugò le sopracciglia e Lauren negò con la testa portandosi una mano sulla fronte.
«Da nessuna parte, Camila.»

«Ciao!» sorrise salutando Clara ignorando la risposta di Lauren. «Signora Giargiaghi.»
«Ciao anche a te, Camila. Tutto bene?»

Cabello si guardò intorno, vedendo come i grossi nuvoloni si stavano piano piano allontanando. «No piove?»
«No, non piove.» disse la donna. «Perché non siete andate a scuola.» le chiese.
«Ouch... Scuola.» si grattò il capo. «Io paura... Tuoni... Pioggia.» tremò al pensiero. «Persone cattive.»

«Mh?» la guardò Clara e poggiò la mano sulla sua spalla. «Va tutto bene?»

🌻🌻🌻

Clara era seduta sul sofà mentre Camila e Lauren rimasero sedute davanti a lei sull'altro. «Camila, hai mai pensato di andare da uno psicologo?»

La piccola si appoggiò sullo schienale del divanetto bianco in pelle, Lauren afferrò la sua mano e con il pollice le accarezzò il dorso. «No. Io non andare lì.» disse iniziando ad arrabbiarsi. «Io non andare a perdere tempo con sconosciuti!» urlò e Lauren si spaventò.
«Calma, Camila.»
«No! No, no, no!» urlò lei dando pugni al bracciolo del divano. «Io non andare mai e poi mai lì! Li vogliono mantenermi, loro rovinare me.»

SCAR TISSUEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora