Capitolo trentacinque. - "Non possiamo."

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Le 03:00 A.M., per Lauren, venivano considerate come le ore dell'inferno, come se il diavolo in quel momento si impossessava della camera da letto di Camila Cabello.

Appunto, come quasi ogni notte, verso quell'orario c'era un problema.

Camila, decise di spalancare gli occhi e di muoverli in modo che guardasse quello che aveva attorno. Nulla di brutto, nulla di pericoloso. L'unica cosa che la metteva in grosse difficoltà, era il fatto che la sua testa stava esplodendo e che la fatica nel cercare aiuto era veramente tanta.

«Lauren.» chiamò l'unica persona presente che, in quel momento – come una persona normale –, stava dormendo con la bocca semi aperta e con la saliva a penzoloni – si immagina che sia stata Camila ad averle contagiato questo vizio –.

Non appena Camila toccò la faccia di Lauren, la maggiore di mise subito seduta e vide ancora una volta la ragazza in piena difficoltà. Lauren sollevò Camila facendole appoggiare la schiena sulla spalliera, riempì il bicchiere d'acqua e glielo diede.

«Cosa succede?» chiese e Camila tremò.
«Freddo. Febbre.»

Lauren lasciò Camila e andò a prendere immediatamente il termometro. «Sai metterlo?» chiese Jauregui ma Camila alzò le spalle, lo prese e se lo mise dentro la roba, sotto all'ascella.

Essendo un termometro a mercurio, era normale una piccola attesa, Lauren avrebbe dovuto comprare un termometro elettrico prima o poi.

Passati i minuti, Lauren delicatamente prese il termometro da Camila e lo controllò notando come la febbre di Camila si era sollevata peggio di prima. «Merda, è altissima.» disse. «Hai quaranta e mezzo di febbre, ti porto in ospedale.»

Camila iniziò a insistere. «P-passa...»
«No, non passa, andiamo.» disse Lauren vestendosi, la piccola intanto aprì le coperte e scese dal letto traballante.
«Lauren, fre... Freddo.» sussurrò. «Io... Freddo...»

«Non mi interessa niente, ora tu vieni in ospedale e ci resti fino a domani mattina.» disse e Camila rimase ferma a tremare.

Lauren prese il cellulare e chiamò Dinah.

In casa Hansen, Dinah era sveglia a guardare un altro episodio di "Stranger Things" si erano fatte le tre e non si era ancora fermata.

Il cellulare si illuminò e mise in pausa l'episodio, e rispose. «Pronto?»
«Dinah, sono Lauren.»
«... Che ci fai sveglia alle tre di notte?» alzò le sopracciglia la polinesiana e Lauren sospirò.
«Dovrei dire lo stesso.» disse. «Camila ha la febbre molto alta, non ho la macchina... Puoi venire per darci uno strappo per andare in ospedale?»

«Cazzo... Ma io stavo guardan-»
«Non mi interessa! Dinah, vieni, ti prego...» disse Lauren mentre guardava come Camila si manteneva la testa e borbottava cose senza senso. «Sono preoccupata.» quasi urlò ma Camila guardò Lauren come per dire: "«Fai tutto, ma non urlare.»"

Dinah sbuffò. «Arrivo, Lauren.» disse alzandosi dal letto e iniziò a vestirsi, chiuse la telefonata.
«Grazie...» fece lo stesso Lauren. «Camz, non preoccuparti... Ora verrà Dinah e ci porterà in ospedale.»

Camila non rispose, rimase in silenzio e si mise seduta piano piano.

Lauren nuovamente, digitò un altro numero e non appena si portò il cellulare all'orecchio, iniziò a squillare. «Uhm...»
«Pronto?»
«Mr. Cowell.» disse Lauren piano. «È disponibile? Camila ha la febbre molto alta e... Stiamo per arrivare in ospedale.» disse Lauren e l'uomo annuì.
«Okay, io ci sono.»
«A dopo...» Lauren chiuse la telefonata e mise il cellulare in tasca.

Il suono del clacson fece spaventare Lauren, che subito andò da Camila e la prese in peso. «Andiamo.» disse, il corpo della piccola era leggero, non causò problemi a Lauren per trasportarla fino alla macchina.

SCAR TISSUEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora