Capitolo trentadue. - "Passeggiate."

1.1K 106 2
                                    

Il giorno seguente, Camila era uscita dal bagno subito dopo aver tirato la catenella. Una volta lavate le mani, uscì da quella stanzina ristretta e si guardò intorno.

Lauren era seduta sul letto, stava meglio, aveva solo qualche dolore, nulla di che. «Sveglia?» chiese Camila attirando la sua attenzione.

Un piccolo sorriso si formò tra le labbra della ragazza e annuì. «Hai fatto un casino lì dentro, solo un pazzo poteva non sentirti.» disse Lauren e Camila si guardò intorno.
«Io sentita?»
«Uh... Uh-uh.» annuì Lauren. «È passato un medico chiedendo cosa fosse successo.»

«Ouch... E tu?»
«Io gli ho detto che era tutto normale e che stavi cantando.» spiegò lei e Camila sorrise.
«Capito.»

Lauren la guardò dalla testa ai piedi. «Ti sei lavata?»
«No, io bagno.» disse. «Pipì.»

«Non era importante questo dettaglio.» disse piano Lauren e Camila si mise una mano dietro alla testa.
«Oh... Capito.»

Camila osservò come Lauren si stava alzando, il giorno precedente i genitori erano passati in ospedale a portare i cambi per le due ragazze. «Beh, vorrà dire che se non ti vai a lavare, lo farò io.» sorrise Lauren e Camila si mise seduta sul lettino e guardò come la maggiore cercava il suo cambio.

Lauren Jauregui entrò in bagno e non appena vide la doccia, sorrise con un po' di sollievo. Era un giorno che non si lavava. Con un rapido gesto, Lauren si abbassò la vestaglia e la fece scivolare giù, lungo le sue gambe perfette.

Qualcosa però, non la convinceva.

L'acqua calda aveva iniziato a sbattere sul corpo tonico di Lauren facendola sedere sulle mattonelle grigie della doccia.

Un corpo seduto e una mente pensante. Questo era Lauren in quel preciso istante.

Le sue gambe erano incrociate, l'acqua bollente scivolava svelta lungo la schiena, i capelli, il viso e le cosce.

Quella massa di era abituata al calore dell'acqua, molto probabilmente, se gliel'avessero staccata, in quel momento avrebbe avuto un freddo assurdo.

Giorni fa, era successa una cosa.

I suoi ricordi erano molto offuscati in quel momento, ma piano piano, Lauren cercava di far memoria. Non ricordava quanti bicchieri aveva bevuto, molto probabilmente erano stati tantissimi.

Mentre continuava a scavare nei ricordi di quella volta, Lauren si soffermò non appena Camila venne spinta, facendo combaciare il corpo al suo.

Non era colpa della cubana ma nemmeno sua. Quella festa aveva creato un vero e proprio casino infernale.

Non ricordava le parole che le aveva comunicato, non ricordava nulla, forse era meglio così. Lei non ricordava, non voleva farlo.

Le lacrime scivolavano lungo le gote, anche se, non si notava visto che si erano mischiate con il getto d'acqua della doccia. «Perché?»

Quando si sentì le labbra di Camila sulle sue, Lauren impazzì letteralmente. Quella scena così sensuale, offuscata e tenera, era stato il massimo di quella serata. Le mani di Camila che toccavano il sul corpo, il modo goffo di baciarsi.

Era tutto strano.

Era una dimostrazione d'amore.

Camila la voleva, ne era sicura al cento per cento.

La cosa che più la preoccupava era: cosa doveva fare? Amarla o continuare ad ignorare la cosa?

Non sapeva darsi una risposta. Troppa responsabilità, troppi pensieri si erano formati in quel cervello.

SCAR TISSUEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora