Capitolo trentatré. - "Sono malato."

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Erano le 02:00 A.M., tutte e due le ragazze erano distese sul letto con la pancia all'aria, mentre guardavano attentamente un punto del soffitto non preciso. Lauren girò la testa e guardò il profilo di Camila avvolto nell'oscurità di quella serata serena.

Gli occhi verdi si chiusero e si aprirono di continuo. «Cosa ci sta succedendo?»

Camila non rispose, guardò la luna con attenzione. «Banana.» sussurrò.

Lauren sorrise un po' teneramente. «Somiglia ad una banana, vero?» alzò il sopracciglio e Camila ridacchiò.
«Sì...» girò il viso verso di lei. «Cosa succede?»

La ragazza maggiore guardò il soffitto della struttura ospedaliera. «Non lo so.»
«Perché?» chiese Camila ancora e Lauren gonfiò le guance e sbuffò intensamente.
«Non lo so, cazzo.» disse passandosi una mano sulla fronte. «Sono così sconvolta, non faccio altro che pensare, è tutta colpa mia, ho distrutto tutto, la macchina, le nostre vite.»

«La mia vita già distrutta.» sussurrò Camila.
«Giusta osservazione...» sospirò Lauren. «Scusa.» mormorò.
«Lauren, basta scusare.» disse lei mettendosi seduta e la maggiore la guardò. «Basta, successo, finito. Io e te vive, importante questo.»

Lauren sospirò con intensità si passò le mani tra i capelli. «Okay.»

Le due tornarono a stare in silenzio, Lauren si mise seduta e guardò Camila con tenerezza. «Cosa vuoi fare?»
«Ah, c'è cosa da fare?» alzò il Camila e rise di gusto, facendo sospirare Lauren che strinse i pugni.
«Non lo so, tu come passavi la notte?»

«Parlavo, io parlare.» la guardò e si alzò in piedi per poi andare verso la finestra della camera.
«Con chi?»
«Con famiglia.» disse facendo un lungo silenzio e Lauren corrugò le sopracciglia non capendo con l'esattezza quello che Camila stava dicendo. «Cioè, sola.»

Da quel letto, scese anche Lauren che si avvicinò a Camila e l'afferrò per i fianchi e la strinse dolcemente. «Possiamo parlare.» disse Jauregui e Camila sospirò.
«Io mal di testa.» disse lei. «Io non tanto bene.»

«Perché?»
«Perché... Io ricordare.» disse lei passandosi una mano sulla fronte. «Io memoria...»
«Davvero?» alzò le sopracciglia Lauren facendo girare Camila in modo che il viso delle due ragazze si incrociassero.

Entrambe si studiarono ogni dettaglio. Lauren alzò la benda di Camila e toccò la ferita. «Mh, lasciare!» tirò la testa all'indietro e Lauren rimase con la mano sospesa per aria.

«Scusa, ti ho fatto male?» chiese Lauren e Camila annuì con rabbia.
«Sì, male. Ora lasciare, ora di andare a letto.» disse con nervoso e si mise sul letto per poi coprirsi con la coperta. La stanza era abbastanza calda, le due si misero sul letto, una di fronte all'altra.

«Io ricordo, piccola.» disse Camila. «Abitare a Cojimar.»

Lauren alzò il sopracciglio. «So che abitavi a Cojimar.» disse lei e Camila annuì.
«Io felice, io piccola e quando io andare da mia nonna all'Avana, giocavo.» disse toccandosi la fronte e Lauren sorrise un po'. «Io amico, Harry Styles.» sorrise. «Chissà se vivo ancora.»
«Sarà vivo.» disse Lauren. «Perché non dovrebbe?» alzò il sopracciglio Lauren e Camila alzò le spalle.
«Di solito, amici, pareti e amanti, morire.» disse lei e Lauren negò.

«Io sono qui.» disse la maggiore. «Non sono morta.»

Lo sguardo di Camila si sollevò e fulminò Lauren. «Cosa successo giorni fa?»
«... Stavamo per morire.»
«Ecco.» Camila si girò e diede le spalle alla ragazza. «Io contenta con mio amico.» sorrise. «Io contenta anche ora perché riuscire a ricordare qualcosa in più.»

SCAR TISSUEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora