Capitolo cinquantasette. - "Mettere in atto."

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Lauren Jauregui's P.O.V.

Mi ritrovai faccia a faccia con il ragazzo che per un sacco di tempo, mi trattava male, mi picchiava e mi prendeva in giro.

Patrick era stato un grande nemico per me, uno quasi indistruttibile. Il suo viso pieno di acne, era come sempre schifoso e ripugnante. Ormai erano passati mesi dall'ultima volta che lo vidi.

Meglio così.

«Perché fai questo?» chiesi mettendomi con le braccia incrociate sotto al seno.
«Perché non ti fai un tantino di cazzi tuoi e stai ai miei piedi?»
«Poi capisco perché le donne con cui ti frequenti, se ne vanno.» dissi facendo spallucce.

Lo sguardo di Camila mi supplicava, l'adrenalina saliva fino a raggiungere il mio sistema nervoso. Io tirai su il naso. «Se questo per te significa essere uomo, sappi che non ti rende tale, anzi, peggio.»

Lui mi guardò e rise. «E voi donne avete il potere di distruggere l'animo di un uomo? Ci dovrebbe essere la parità dei sessi.»
«Tu mi hai sempre dimostrato il contrario.» dissi io mentre lui reggeva la pistola incollata sulla tempia di Camila. «Tu non mi hai mai potuto vedere.»

«Sappiamo che reputazione abbiamo.»
«Appunto, tu da idiota.» dissi. «Ti sei sempre dimostrato debole, anche quando mi picchiavi nei corridoi della scuola. Io non ero una sfigata. Io ero qualcosa di più.»

Lui sembrò divertito dalle mie parole, io mi stavo semplicemente scaldando il doppio. «Smettila di sorridere in quel modo.» quasi gli ordinai e lui divenne serio.
«Dai ordini?»
«Adesso, sì.»

«Lasciami stare, Lauren...» disse Camila e io la guardai attentamente.
«Perché?»
«Io... Tu sapere.»
«Sei...»

«Che storia commovente.» disse. «Come puoi vedere, Lauren, la tua Camila è ritornata più scema di prima. Sei contenta ora?»

Mi sentii il cuore trafitto. Mi sentii uno straccio. Io non volevo una situazione del genere. Io non volevo che Camila tornasse come prima, io volevo semplicemente che fosse un po'... Dolce, un po' amorevole con me, un po' pazza come la Camila passata.

Non volevo che avesse nuovamente problemi di testa. Non lo meritava, aveva passato troppe cose e questo, mi distruggeva il doppio.

Dov'era Ally? Io avevo fottutamente bisogno di lei.

I miei occhi si soffermarono su qualcosa di brillante. Intanto io guardai Camila negli occhi, cercando di trasferire il mio pensiero al suo.

Non mi capì.

Ovvio.

Tirai dietro un respiro a dir poco profondo.

Camila mi sorrise e anche lei guardò la pistola ai miei piedi.

La cubana iniziò a muoversi velocemente, facendo di sì che Patrick si concentrò su di lei.

Mi abbassai con velocità e raccolsi l'arma pesante, la impugnai forte e lo guardai con odio. «Lasciala stare.» dissi io sentendomi come se fossi in un film.
«Sicura che sia carica?» mi rise in faccia e feci partire un colpo per terra, vicino ai suoi piedi.
«Direi di sì...» lo guardai e lui sembrò deglutire. «Che c'è? Hai paura di trovarti un proiettile tra le palle?»

Lui caricò la pistola ma io non mollai la presa della mia, i miei occhi bruciavano, era arrivata la resa dei conti.

Ally Brooke Hernandez's P.O.V.

Ero a pregare.

Pregavo per Lauren e per Camila.

Anche per me, magari mi sarebbe caduto un mattone in testa, visto la casa malandata.

Udii dei passi e mi misi in piedi. «Santo cielo...» dissi vedendo dei ragazzi incappucciati che stavano farfugliando qualcosa di incomprensibile.

Mi girai e mi spostai, camminando lentamente, cercando di non fare tanto rumore.

Uno sparo mi fece spaventare e di conseguenza cadere per terra.

«Porco...» mi resi conto di quello che stavo per dire. «Cane!» dissi tirandomi su.

Una volta sgattaiolata via, quasi mi misi a piangere dopo aver trovato il nascondiglio migliore.

«Grazie, Dio per darmi ogni volta una giusta via.» sussurrai e mantenni il cellulare nella speranza che Lauren mi mandasse qualche messaggio.

Nulla da fare.

Le sirene si sentivano in lontananza e io quasi mi sentii avvolta dalla luce divina del mio amato signore Gesù.

Potevo far concorrenza a Goku di "Dragonball".

Molti di questi ragazzi iniziarono ad urlare in preda alla paura, ma non appena la polizia li accerchiò con le loro macchine, tutti quanti rimasero fermi.

I miei occhi videro che in quel posto c'era piuttosto sicurezza, quindi decisi di alzarmi e di avvicinarmi ai poliziotti.

«È lei che ha chiamato?»
«Sì, io.» dissi timida. «Ci sono tre persone lì dentro, una è sicuramente armata. Tiene come ostaggio Camila.»
«Sì, lo sappiamo... Ce l'ha detto prima.» disse lui facendomi ricordare e mi portai una mano dietro alla testa.

Una piccola pattuglia si spostò, intanto io rimasi con il capo. Mi sentivo proprio come se fossi un Dio.

I ragazzi si consegnarono nelle mani degli adulti che li ammanettavano e li portarono alla sede, in modo da essere interrogati.

La pattuglia intanto si addentrò dentro l'abitazione.

Lauren Jauregui's P.O.V.

Avevamo entrambe le pistole puntate.

«Sono molto tentato di spararti.»
«Non ti porterà da nessuna parte, questo. Dovresti saperlo.» dissi io e lui tremò.

Camila ormai era in silenzio da troppo, non si era più mossa, non aveva provato minimamente a mettere un po' di resistenza in tutto ciò.

Il mio respiro era come se assente, la tensione su di noi si era formata in un modo pauroso.

«Che aspetti a premere il grilletto?» chiesi io e lui riportò la pistola sul fianco della ragazza.
«Dove, qui?» chiese lui, a me venne quasi voglia di mangiarmi le unghie.

«Se è me che vuoi, perché non la lasci andare?»
«Perché so che se dovesse morire lei, lo faresti anche tu.» mi disse ma non diedi tanto peso alle parole nonostante fosse la perfetta verità.

Ad un tratto mi sembrò di non vedere più niente. Non so cosa accadde, non mi aspettai una cosa simile.

La porta si aprì, facendo un immenso rumore, Patrick per lo spavento premette il grilletto, sparando alla mia ragazza. Io istintivamente, sparai colpendolo alla spalla.

I due corpi caddero a terra e io, mi trovai con i poliziotti davanti. Decisi allora di lasciare la pistola e di andare verso il corpo di Camila. Dopo averla presa, le accarezzai il viso.

«È la fine.»

SCAR TISSUEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora