Capitolo ventinove. - "Non sono una ladra."

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Quella mattina, del giorno dopo, Lauren e Camila non andarono a scuola. In realtà, nessuno studente ci andò.

Tutte le scuole erano chiuse, visto che oggi c'era una manifestazione anti razzismo.

La mano di Lauren, ancora scollegata al cervello, toccò da un parte all'altra lo spazio che Camila occupava.

Ovviamente, Camila non c'era.

Dopo aver realizzato che la cubana l'aveva lasciata da sola, Lauren aprì gli occhi e si guardò intorno, per poi mettersi seduta. La maggiore perlustrò la stanza con lo sguardo svelto e serio, ma visto che di Camila non c'era traccia, decise di sollevarsi e di passarsi una mano tra i capelli, sconvolta. «Camz?» la chiamò e guardò sotto al letto ma non la trovò. «Camz, questo non è uno scherzo, io non sto giocando.»

Camila in realtà era uscita, ed era nei paraggi. Luigi era a casa con Lauren, il che la maggiore si preoccupò molto, visto che non aveva nemmeno un po' di compagnia. Camila era seduta su un muretto e non appena vide un micetto nero lì vicino, decise di scendere e di avvicinarsi.

Con il passo lento ma deciso, Camila si trovò faccia a faccia con il gatto. «Pss, psspss...» lo chiamò e il gattino si avvicinò a lei e si strusciò sugli stinchi della ragazza. «Ohw, micio miao.» sorrise Camila battendo le mani con tenerezza, si abbassò e lo coccolò.

Il gatto fece le fusa e non appena si accorse di questo, ridacchiò. «Tu carino.» sussurrò e lo prese in braccio. «Andare io e te a casa.» sorrise Camila e portò il gatto nella sua abitazione.

La Cabello cercò le chiavi, intanto il micio rimaneva aggrappato a lei con le unghiette impigliate nel maglioncino di lana della ragazza.

Una volta trovate le chiavi, cercò di inserirle nel buco della serratura e non appena lo fece, girò la chiave due volte ed entrò.

I piedi scalzi di Lauren, corsero verso la figura esile di Camila, abbracciandola forte. «Ma dov'eri?» le chiese e Camila alzò le spalle.
«Ugh, io... Qui.»

Il gattino miagolò e Lauren abbassò di scatto la testa e vide come il micio faceva lo slalom tra le gambe di Lauren mentre strusciava la schiena. «E questo?» chiese sorpresa e Camila si mise una mano dietro alla testa.
«Eh... Nuovo amico.» disse Camila.
«Amica, è femmina.» disse Lauren alzando il sopracciglio prendendo la gatta.
«Oh... Nuova amica.» sorrise lei e Lauren alzò gli occhi al cielo.

«Mi spieghi dove hai trovato questa creatura?» chiese Lauren alzando il sopracciglio e Camila inspirò.
«Nei paraggi... Lolo io pensato a nome.»
«Camz, non possiamo tenerla.» disse Lauren cercando di evitare lo sguardo da cucciolo bastonato.

«Ma Giacomina volere bene, affettuosa.» sussurrò Camila con occhi dolci.
«Eh va... Aspetta, cosa? Come si chiama?» rimase sconvolta Lauren.
«Giacomina.» sorrise Camila contenta, Lauren si schiaffò una mano in fronte e sospirò.
«Benvenuta, Giacomina.» sospirò Lauren.

Luigi, sentì una strana presenza, quindi si alzò dal tappeto e andò verso la cucina e non appena vide Giacomina distesa sul divano, abbaiò. «Ma che succede?» intervenne Lauren mentre si avvicinava e non appena vide la scena, si mise una mano sulla guancia. «Ouch, ora capisco.» sorrise e coccolò un po' la schiena del cagnolino.

Camila si avvicinò a loro e coccolò le orecchie del gattino. «Che cucciola, io innamorata di Giacomina.» sorrise lei e Lauren rise.
«Che razza di nome... Tutte tu le trovi, eh?»

«Sì, io trovare bellissimo. Poi prossimo animaletto chiamare... Uhm, Tommasina.» sorrise.
«Oh, santo cielo... Ma tu i nomi dove te li tiri fuori, si può sapere?» chiese Lauren e Camila alzò le spalle.
«Boh, io trovare carini.»

SCAR TISSUEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora