Capitolo quindici. - "Scoiattoli volanti."

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«E quindi, ci sono anche gli scoiattoli volanti.» spiegò Lauren mentre camminava per il corridoio della scuola, intanto Camila la seguiva mentre ascoltava la spiegazione.
«Ma hanno ali?»
«Una specie, con quelle riescono a spostarsi da un albero all'altro, credo.» di mise una mano sotto al mento.

«Ouch. Volare.» la sua espressione divenne improvvisamente impaurita. «Loro morire?»
«No.» disse Lauren rapidamente. «Loro sono dei maestri in questo, quindi puoi starne certa che nessuno di loro muore.» sorrise Lauren mentre reggeva il suo zaino nero Vans. «Sei così tenera quando vuoi sapere le cose, davvero.» sospirò d'amore.
«Oh... Io non ricordare.»
«Eh, lo so. Ma riusciremo in qualche modo a ricavare qualcosa.» sorrise Jauregui e mentre camminava, si scontrò con Patrick. «Hey, guar-... Oh, ciao!»

«Bene, bene. Quindi Lauren provi carina la qui presente Camila, mh?» alzò il sopracciglio e Lauren strinse un po' i denti.
«Non credo di aver detto una cosa del genere.» disse diventando un po' rossa sulle guance. «E poi, puoi benissimo togliersi davanti al mio passaggio.»

Camila rimase al fianco di Lauren, guardando la scena mentre stava in silenzio.
«Pensavo fossi guarita da quella... Malattia?»
«Essere gay non è una malattia, quindi puoi benissimo star tranquillo.»
«Gay is ogay.» ci pensò un po' su la Cabello. «No, is okay.»
«Ma che dice...?»
«Giargiaghi essere sana, ora tu smettere di scocciare e vai via, lontano.» disse la piccola con una certa rabbia negli occhi. Le sue sopracciglia erano corrugate e la sua mascella era serrata.

Lo sguardo di Lauren si soffermò su Camila e le sorrise un po' sentendosi sollevata dalla sua presenza. «Patrick, lasciaci.» riguardò il ragazzo.
«Al momento, ma non cantate vittoria.» disse lui allontanandosi.

«Lolo?» la guardò Camila con tranquillità, Lauren invece, la guardò con un filo di preoccupazione.
«Dimmi.»
«Chi è Vittoria?» alzò il sopracciglio.

🤠🤠🤠

«Camila! Ma sei stata bravissima.» sorrise la Hudson mentre reggeva il quaderno. «Sono contenta che tu sia riuscita a fare i compiti.» disse fiera e Lauren sospirò.
«Scusi se glielo dico, ma è ovvio che Camila faccia i compiti, insomma... Non vedo il perché non debba.»
«Nonostante il suo problema, è riuscita a farli, ha messo impegno.»
«Camila non ha nessun problema, è sana e se mette buona volontà, riesce a fare tante cose.» disse Lauren.

Camila sospirò.
«Non credo, se facessi leggere qualcosa a Camila, lei non riuscirebbe.» disse Hudson e Lauren rimase in silenzio, non perché la donna più grande era riuscita a metterla a tacere, ma perché non aveva voglia di affrontarla.

Miss. Hudson, insieme a Camila, scrissero la lettera E, fare le vocali era indispensabile. «Compro una vocale!» sorrise Camila e Lauren si morse il labbro per non ridere.

«Quale vocale compri?»
«A, io compro A.» rise e Lauren negò con la testa.

Tanta era la gelosia che stava crescendo dentro di sé, odiava quando qualcuno aveva un legame così stretto con Camila. Lei era sua, ma ovviamente, per la cattiva sorte, non glielo avrebbe detto. Lauren si sentiva così indisposta, così pazza ma anche così egoista.

🍑🍑🍑

«Quindi, oggi ci vediamo a casa tua, D?» le chiese Lauren mentre Camila le afferrava la mano.
«Sì, oggi studiamo tutte, lo faccio per due semplici motivi; uno perché non ci sono i miei genitori a casa, due perché così possiamo passare del tempo insieme.» sorrise la polinesiana.
«Oh, passare tempo insieme, interessante, bello.» sorrise Camila battendo le mani.

SCAR TISSUEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora