Come un galantuomini di altri tempi, Piero scostò la sedia per far accomodare Stefania che, imbarazzata, ringraziò con tu timido sorriso e un flebile 'grazie'.
Quando anche il tenore ebbe prese posto, Stefania alzò finalmente il suo sguardo sulla tavola imbandita.
-'hai un pò esagerato con le quantità'- notò lei scrutando le svariati porzioni sparse sul tavolo.
-'devi mangiare di più.'- rispose con tono autoritario il tenore -'sei dimagrita troppo e non va bene'-la riprese avvicinandole dei nigiri
Stefania sapeva di essere dimagrita, lo aveva notato indossando alcuni jeans, ma preferì non dar conferma alla tesi dell'uomo.
-'ti stai ancora allenando?'- domandò Piero mentre osservava l'incapacità della donna di usare le bacchette.
Troppo presa da quelle inusuali posate, Stefania non prestò alcuna attenzione alla domanda del tenore; piuttosto provò ancora a prendere il cibo con le bacchette corrucciando labbra e fronte.
Un 'espressione da bambina che fece sorridere il tenore, oltre che intenerirlo. Sporgendosi un pò di più, catturo un pezzettino di involtino con le sue bacchette e lo avvicinò alla bocca della donna.
Stupita e imbarazzata, Stefania mangiò quel boccone sotto lo sguardo divertito di Piero.
-'ti insegnerò ad usarle'- disse riferendosi alle bacchette.
-'sono proprio un'incapace'- si mortificò lei facendo spallucce.
-'ci penserò io a te'- ribattè Piero con fare solenne.
Seppur si parlava di bacchette per sushi, Stefania aveva la sensazione che per Piero quella frase avesse un significato molto più profondo per il tono di voce usato.
Preferì però non approfondire quella frase , evitando di tirare in ballo discorsi troppo intimi per il momento.
Durante il pranzo, Piero riprese a parlare ancora del lavoro di Stefania.
-'per la gita di più giorni hai novità?'- domandò avido di notizie
-'domani abbiamo il consiglio e confermiamo tutto'-
-'sei felice di tornare a casa tua?'- chiese Piero sorridendole convinto che quella piccola gita potesse aiutarla a staccare da quanto era capitato con Bruno e quindi a farla stare meglio.
-'non torno propriamente a casa mia ma almeno respiro l'aria buona di Napoli'- corresse saputella la donna, fiera delle sue origini napoletane.
-'che giorni hai detto di avere la gita?'-
-'non te li ho detto infatti'- rispose sagace provocando in Piero una faccia buffissima.
-'e quindi??- insistette lui.
-'andiamo dal 24 al 30 aprile, curiosone'- lo beffeggiò lei riservandogli una tenerissima boccaccia.
-'sei giorni?'- domandò Piero accigliandosi bloccandosi con le mani a mezz'aria.
-'beh si'- rispose lei confusa dall'espressione del tenore.-'perchè quella faccia?'- chiese diretta
-'sei giorni senza vederci, sei giorni lontana da me'- affermò con ovvietà lui sbuffando.
Nonostante non stessero insieme, Piero si comportava come se fosse il fidanzato di Stefania. La donna notò questo atteggiamento super protettivo del narese nei suoi confronti e decise di chiarire.
-'vado per lavoro, con i miei alunni e con altri colleghi'- ebbe modo di dire prima che il tenore la interrompesse
-'ma non ci sarò io a proteggerti'- disse quasi come un rimprovero
-'non puoi e non devi infatti proteggermi sempre'- aggiunse con tono quasi isterico la donna.
Piero stava per risponderla ma Stefania lo anticipò.
-'lo so che sei preoccupato per me ma non c'è bisogno di essere così iperprotettivo, Piè. Non credo che Bruno si ripresenti e poi non sei mio padre, non sei mio fratello, non se il mio uomo. Non c'è quindi bisogno che ti vincoli a me e ai miei casini'- confessò d'un fiato abbassando gli occhi e torturandosi le mani come chiaro segno di disagio.
-'non hai capito na minchia'- rispose stizzito Piero alzandosi dal tavolo strusciando la sedia a terra e avvicinandosi alla donna per prenderle le spalle, farla alzare dalla sedia e puntare i suoi occhi infiammati in quelli lucidi di Stefania -'io sono già vincolato a te e ai tuoi casini. Mi piaci Stefà, come minchia devo fartelo capire? Voglio starti accanto perchè ne ho bisogno io non per pietà, voglio proteggerti perchè per me sei importante non perchè sei debole, voglio poterti amare perchè mi sto innamorando di te, perchè ho bisogno che per te sia lo stesso'- sfogò Piero ancorato a Stefania facendo attenzione a non farle del male e a non spaventarla.
Se da un lato Piero aveva, per l'ennesima volta, chiarito i suoi sentimenti esponendosi in una maniera che non aveva mai fatto; dall'altro lato Stefania accolse questa confessione azzerando tutti i pensieri.
Mai aveva pensato a Piero come ad una persona capace di potersi addirittura innamorare di lei. Deglutì più volte tentando di ristabilire una salivazione totalmente azzerata; il cuore ormai aveva perso svariati battiti riprendendo poi a battere come un tamburo battente; la mente, divenuta per un lungo attimo tabula rasa, vorticava ora attorno all'unica frase che le si era impressa nella corteccia cerebrale 'mi sto innamorando di te'.
Piero si rese conto della stato confusionale della donna , aveva previsto quella sua reazione. Infondo era appena uscita da una storia dove veniva maltrattata dal suo uomo.
In quel momento avrebbe tanto voluto schiarirle i pensieri attirandola a se per concederle finalmente quel bacio che agognava da tempo ma decise di rispettare la sua volontà, la sua confusione, il suo silenzio.
L'attirò a se ma per ingabbiarla in un abbraccio stretto, protettivo e tenerissimo.
Il silenzio di Stefania, che si beava di quel contatto familiare, era divenuto come un pesante macigno sul cuore del narese che invece fremeva per avere una risposta. Scostò dolcemente la donna dalla sua morsa e solo in quel momento si rese conto che Stefania stava piangendo.
In quei pochi attimi durante i quali Piero scrutò il viso della donna, mille pensieri e altrettante ipotesi gli si formarono nella mente.
-'non rispondermi subito'- le propose il narese stringendola a se. -'prenditi del tempo per superare quello che hai subito e intanto dammi del tempo per farti innamorare di me'- aggiunse sicuro di se il tenore -'ci riuscirò, te lo prometto!'-
Piero si dichiara di nuovo.
Cosa risponderà Stefania?
Grazie.
Un abbraccio.
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Believer, say something
FanfictionEra la quarta mattinata che andava a correre, ormai era un abitudine per lui allungarsi fino al pontile; non tanto per prolungare il suo allenamento quanto per avere la certezza che quella ragazza si trovasse di nuovo lì. Era divenuta ormai, senza u...