Capitolo 52

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Nella testa di Piero ancora risuonava il rimprovero prima e la raccomandazione poi che Francesco gli aveva fatto quando gli raccontò dell'infelice telefonata a Stefania di quella mattina.

Come sempre Franz aveva ragione. Ora Stefania aveva bisogno di comprensione e non di ammonimenti, aveva bisogno del proprio spazio e non di essere oppressa, aveva bisogno di coccole e non di scenate di gelosie.

E mentre Piero vagliava tutte le possibili opzioni per chiederle perdono, Stefania a scuola tentava di concentrarsi durante quel lungo ed estenuante consiglio di classe. Sapeva che quel consiglio era importante per i dettagli sulla gita scolastica alla quale ci teneva tanto; sapeva che, in quanto coordinatrice di quella classe e docente accompagnatore, doveva impegnarsi particolarmente affinchè tutti filasse liscio; sapeva che l'incarico che si era assunto accettando di accompagnare quel gruppo di ragazzi scalmanati richiedeva tutta la sua attenzione e responsabilità; eppure non riusciva proprio a concentrarsi.

L'aver dormito poco, la paura di rivedere Bruno, l'aggressione telefonica di Piero, tutto contribuiva all'emicrania che si era impossessato di Stefania, tutto contribuiva a far vagare la mente per lande desolate fuorchè fermarla in quell'aula.

-'Professoressa che ne pensa?'- le si rivolse d'improvviso la preside

Stefania, che non aveva affatto prestato attenzione al discorso fatto dai colleghi, abbassò gli occhi sul registro che aveva dinnanzi.

-'bisogna ragionarci'- rispose con tono flebile, sperando che questa risposta vaga potesse andare bene.

La preside annuì arricciando le labbra.

-'per stasera direi che è tutto. Per la gita, Professoressa Romano ha quindi carta bianca. Decida l'itinerario che ritiene più opportuno e poi lo porti in presidenza per dopodomani.'

Gli ultimi avvisi e il consiglio finalmente si concluse. Stefania stava raccogliendo i suoi documenti quando venne avvicinata dalla preside.

-'Stefania, posso rubarle due minuti?'- le chiese a bassa voce, spaventando la donna che non si era resa conto di quella vicinanza.

Chiusa la borsa , Stefania uscì dall'aula docenti in compagnia del dirigente scolastico.

-'Preside mi dica'- 

-'sono due giorni che la osservo Stefania e la vedo strana.'-disse la donna con voce dura ma con sguardo materno.

A quelle parole Stefania bloccò la camminata.

-'Nulla da rimproverare per il lavoro che svolge nelle sue classi'- ci tenne a rassicurare il dirigente -'ma al di fuori di esse è distratta, direi quasi triste'- aggiunse  scrutando il viso di Stefania, per poi continuare -'è una docente in gamba e può fare grandi cose nella scuola, non permetta a nessuno di rubarle la voglia di vivere che ha mostrato fin dal primo giorno che è entrata in questo Istituto.'- le consigliò con dolcezza mentre accarezzava il braccio di Stefania -' potrebbe essere mia figlia e mi spiace davvero tanto vedere quello velo di malinconia nei suoi occhi'

Stefania non riusciva ad articolare nessun pensiero sensato; pur non vedendola spesso, la preside aveva capito che qualcosa non andava; pur non sapendo nulla della sua vita, aveva letto la tristezza che l'avvolgeva. 

Una lacrima le sfuggì. Una lacrima che venne asciugata da una velata carezza della preside.

-'non dia a niente e nessuno il potere di farla piangere'- le raccomandò prima di salutarla.

Dopo quelle raccomandazioni materne, Stefania entrò in un bagno della scuola per darsi una sistemata al trucco e coprire meglio i lividi ancora presenti sul viso, ravvivò la coda di cavallo fatta quella mattina e si incamminò verso l'uscita per tornarsene a casa.

A capo basso, chiusa nel suo cappotto e con la borsa stracolma di compiti da correggere , Piero la vide uscire dal cancello della scuola.

Scese dall'auto e si incamminò andandole incontro.

-'umile servitore ai suoi comandi'- si palesò allungando una mano verso la borsa.

Presa alla sprovvista , Stefania bloccò la camminata e sussultò.

-'scusami, non volevo spaventarti'- si scusò Piero concedendosi un mezzo sorriso mentre avvicinava la mano alla borsa di Stefania per  poterla recuperare e liberarla di quel peso.

Di riflesso Stefania allontanò la borsa evitando così il contatto con la mano del tenore.

-'la prossima volta non sbucare dal nulla e vedrai che non mi spavento'- rispose acida muovendo un passo verso la direzione di casa.

-'sto con la macchina'-spiegò Piero indicando il suv -'dai vieni'- la invitò.

Ma Stefania non si mosse di un solo centimetro. Piero le poggiò una mano sui fianchi per scortarla alla macchina, anche quel contatto venne rifiutato dalla donna.

-'Torno a piedi. Grazie'-

-'sono qui per te, Stè. Dai vieni'- ripetè il tenore con un tono più autoritario

-'non dovevi disturbarti, conosco la strada'- rispose a tono compiendo alcuni passi che stizzirono particolarmente il tenore.

In altri momenti, si sarebbe fatto ubbidire alzando la voce ma con Stefania ricordò i consigli di Franz. Si concesse un lungo sospiro per spazzare via quell'impazienza e quel nervoso che si stavano affacciando.

-'ok. Ma permettimi almeno di portarti questa borsa.'- insistette recuperando con un pò di forza, la borsa di Stefania che si voltò a guardarlo confusa, alternando lo sguardo tra lui e la sua auto.

-'e la macchina?'- domandò diretta

-'la verrò a recuperare appena possibile'- rispose con fare saputello -'al momento il mio pensiero è rivolto unicamente a te. Tu vuoi andare a piedi, ed io ti seguo a piedi pur di star con te'-

Nel sentire quelle parole Stefania si fermò definitivamente voltandosi verso Piero. La caparbietà di Piero da un lato la faceva sorridere, soprattutto se associata a idee strambe come quella di lasciare la macchina davanti scuola, perchè mostrava quanto quell'uomo volesse davvero aiutarla; dall'altro lato invece la urtava parecchio perchè così facendo le stava imponendo la sua volontà a tutti i costi senza chiedersi cosa volesse lei per  davvero.

-'io non voglio andare a piedi'- rispose poi confondendolo -'non voglio la tua vicinanza. E' diverso'- spiegò con calcolata freddezza , mantenendo fisso il suo sguardo in quel di Piero.

-'mi spiace per come ti ho aggredita stamattina ma ero preoccupato'- si scusò pensando di risolvere così quell'attrito e sopratutto quella resistenza che mostrava Stefania -'ero preoccupato per te e tu mi avevi promesso una chiamata che non  è mai arrivata'.- confessò rosso in viso e con leggero affanno.

Cosa risponderà Stefania? 

Accetterà le scuse e la compagnia del tenore?

Grazie.

Un abbraccio

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