Capitolo 2 = Nuova proposta di lavoro➳ Accetata.

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Ieri pomeriggio dopo che nonna è uscita di casa, sono salita in camera mia e chiamato Giada.

Mi è sembrata una ragazza giovane, educata e molto carina, spero non sia solo apparenza.

Dopo aver capito con chi stesse parlando, mi ha iniziato a parlare dei suoi problemi. Ovvero: lei ha iniziato a lavorare più del solito e il suo compagno, come già nonna mi aveva avvertito è in giro per lavoro. I suoi bambini sono abbastanza ribelli e hanno mandato via tutte le babysitter a cui ha dato il lavoro. Inizialmente ciò pensato su, ma poi, penso anche al fatto che io so rapportarmi con loro avendo fatto anche l'esperienza sulle navi e di conseguenza e per questo ho accettato. Come previsto ieri ci vedremo questo pomeriggio perché voglio avere più informazioni.

"Merda!" - Impreco una volta salita in macchina. "Sono ritardo!" - Mi ripeto più volte dopo aver controllato l'ora sullo schermo del telefono. Mi raccomando Matilde, facciamoci riconoscere subito.

"Scusami per il ritardo!" - Le dico una volta raggiunta.
"Non ti preoccupare. Sono io arrivata in anticipo. In casa non ho una bella situazione e dato che i bambini li ho portati dai genitori del mio compagno mi sono permessa di farmi una passeggiata!" - Mi racconta, sfogandosi.

"Non ti preoccupare. Hai fatto bene. Anche io, in passato quando avevo bisogno di evadere da casa mia, prendevo e uscivo a camminare!" - Le racconto. Accenna un sorriso e mi invita ad entrare. La guardo e penso che questo viso non mi è affatto nuovo.

Scaccio via questo pensiero e porto l'attenzione su di lei una volta che ci siamo accomodate in un tavolino vicino alle vetrate. Ho appena scoperto che come me non le piace mettersi vicino al muro. Le sembra di essere chiusa in una scatola.

"Cosa ordini?" - Le chiedo per interrompere il silenzio che si è venuto a creare.

"Una cioccolata calda, tu?" - Mi domanda.

"Anche io. Con l'aggiunta di un po' di panna. Quella non manca mai!" - Le spiego, chiudendo il menù che ridiamo al cameriere una volta ordinato.

"Ti confesso tra l'altro che la cioccolata calda è una mia specialità!" - Le spiego.

"Si? Io mi do più sui primi piatti; anche se sono brava a fare anche i dolci!" - Mi racconta.

"Oh. Siamo entrambe appassionate di cucina come vedo!" - Accenna un sorriso che ricambio.

"Tu non so se lo sai, ma mia nonna e la tua sono molto amiche!" - Mi racconta. "E quando mi capita di andare a trovarla con i bambini e la trovo là, inizia a raccontarmi di te. Sei la sua preferita tra i tanti nipoti che ha!" - Mi confessa, e questa cosa mi fa piacere.

"Non si dovrebbe dire!" - Ridacchio. "Ma grazie per avermelo detto!" - Le sorrido. "Cosa ti dice di me, in particolare?" - Le chiedo curiosa.

"Lei si sfoga molto. Ha raccontato a mia nonna quello che ti è successo. Ricordo ancora quel pomeriggio era preoccupata, ma allo stesso tempo era contenta che tu hai superato tutto a testa alta!" - Mi racconta.

"Non è stato un bel periodo, lo ammetto!" - Le spiego. "Ma non ho mollato per il semplice fatto che io volevo vivere. Volevo avere una vita normale, come tutti gli altri, e posso dire che niente è impossibile se ci credi davvero!" - Le racconto.

"Hai coraggio e proprio per questo ti ho scelta per fare questo colloquio e ti ringrazio per aver chiamato, quindi, direi che ora è arrivato il momento di parlarti dei miei bambini!" - La invito a parlare e mi racconta che lei con il suo compagno non sta vivendo una situazione incantevole come deve essere, ma è un incubo. Litigano per tutto e questo influenza molto sui bambini. Vorrebbero trovare un equilibrio per rendere il loro rapporto più stabile, più adulto, ma in questo momento sembra impossibile.

"Come si chiamano?" - Chiedo.

"Libero e Anita. Il primo ha dieci anni, mentre lei ne ha sei!" - Mi spiega.

"Sono grandicelli!" -Accenno un sorriso. "Pensa... Non posso dire che sono i miei piccoli davanti agli altri perché mi sgridano subito. In particolar modo la piccola: mamma, siamo grandi ormai! " - Mi racconta.

"Prima di te ho fatto un colloquio con altre ragazze: simpatiche e carine, ma ai bambini non piacevano e hanno iniziato a fare molti scherzi... Arrivando al punto di farle licenziare!" - Spalanco gli occhi.

"Si... Sanno essere delle piccole pesti!" - Mi confessa. "Ma non ne capisco il motivo!" - Aggiunge.

"Probabilmente non hanno trovato delle buone idee per tenerli!" - Ci penso un po' su. "Come dire... Occupati nel modo giusto!" - Le dico.

"In effetti... Anita mi ha confessato che l'ultima ragazza non appena io o il mio compagno uscivamo di casa, si metteva al telefono e si vantava di essere lì da noi!" - La guardo stranita.

"Il mio compagno è Fabrizio Moro, conosci?" - Mi domanda confessandomi la sua professione.

"Ascolto qualche brano, ma... Spero non si offenda io ascolto di più Vasco Rossi e Ligabue!" - Ammetto.

"Non credo si offenda!" - Ridacchia. "Dicevo... E niente, si faceva le foto accanto ai suoi premi, e i bambini li calcolava davvero poco... Per questo sto cercando qualcuno che non si monti la testa o che comunque non usi il telefono tutto il giorno, a meno che non lo usi per comunicare con noi!" - Mi spiega, finendo la sua cioccolata calda.

"Con me puoi stare tranquilla. Sono appena tornata a casa un'esperienza durata ben cinque anni. In questi cinque anni sono stata sulle navi da crociera ed ero un'animatrice dello Squoke club, in poche parole sarebbe un mini club sulle navi!" - Le racconto. "Ho ancora un quadernone con tutto ciò che facevo fare ai bambini che salivano a bordo. Potrei proporre a loro qualche attività!" - Le dico. "E una volta fatta qualche attività possiamo fare qualche gioco. Probabilmente mi divertirò più, ma questi sono dei piccoli dettagli. Mi hanno considerato: Peter Pan al femminile!" - Ridacchio. "Ma al di là di questo sono molto responsabile, e penso anche che la tecnologia sia un male, ma allo stesso tempo un bene!" - Concludo.

"Tu potresti essere quella giusta!" - Mi indica con l'indice.

"Lo spero. Non mi va di stare in casa e se mi accetteranno beh. Sarei la persona più felice di questo mondo. Può sembrare da egoista la frase appena detta, ma davvero... La voglia di trovarmi un lavoro, di uscire di casa è tanta!" - Confesso.

"Ti andrebbe di iniziare lunedì? Facciamo una prova!" - Mi spiega.

"Sono qui per questo!" - Le ricordo. Accenno un sorriso e finisco la mia cioccolata calda. Si sono lente, ma io me la gusto per bene.

"Mi potresti già dire? Cosa lo segno!" - Prendo dalla borsa la mia piccola agenda e la penna.

"Facciamo dalle otto a mezzogiorno?" - Chiede, e segno. "Poi se durerai, cosa che spero, mettiamo giù l'orario definitivo!" - Aggiunge.

"Va benissimo!" - Le rispondo.

Parliamo del più e del meno, ma poi si fa una certa e lei deve andare. Una volta uscite dal bar ci salutiamo e ci diamo l'appuntamento a lunedì.

Appena rientro a casa spiego tutto a mia madre, che purtroppo deve lasciarmi per andare al lavoro. Papà invece non è con noi da molti anni. No... Non è morto! I miei genitori si sono separati quando io avevo solo tredici anni. Non c'è mai stato per me, ma non lo detesto. Capisco la paura che avuto, proprio per questo con lui mi comporto nel modo più normale possibile e appena lui è casa lo vado a trovare.  

Il senso di ogni cosa.  [Fabrizio Moro - #WATTYS2020].Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora