Capitolo 40 = Passati che tronano.

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Matilde's Pov.

Matilde's Pov.

Quando sono arrabbiata la prima cosa che mi viene spontaneo fare è chiudermi in una piscina e fortunatamente qui ne abbiamo una al piano di sopra. Proprio per questo dopo aver discusso con Fabrizio, mi sono rifugiata qui. Mi sono tuffata, sono stata sott'acqua per diversi minuti, e ho fatto la posizione del morto. Mi rilassa. Mi aiuta a tranquillizzarmi, è come se l'acqua fosse la mia seconda casa.

La mia pace dei sensi viene interrotta dal mio telefono che ho messo a bordo piscina. Guardo di chi si tratta e non appena noto che è Francesca, lo tolgo dalla custodia subacquea e rispondo.

"Ehi, cugina, come va in quel di Santorini?" - Mi chiede allegramente.

"Non va...". - Rispondo in un sussurro mentre mi appoggio al bordo.

"Come non va? Ho chiamato in un momento sbagliato?" - Mi domanda.

"Ho solo discusso con Fabrizio..". - Le confesso.

"Discutere con lui non è roba da niente, come mai?" - Mi chiede.

"Volevo solo sapere qualcosa di più su di lui, ma lui non vuole, sì arrabbia, evita il discorso!" - Le dico in breve.

"E adesso dove sei? Sei sola?" - Mi chiede.

"Sono a casa, da sola, in piscina!"- Le confesso per tranquillizzarla.

"Io sono certa che Fabrizio avrà i suoi motivi per evitare il discorso, e il consiglio che ti do è quello di aspettare che lui faccia il primo passo verso questa conversazione!" - Mi dice.

"Non so se lo farà!" - Le dico. "Era infastidito...". - Le spiego.

"Io adesso devo andare da papà. Tu però mi raccomando, stai tranquilla!" - Mi dice.

"Come sta?" - Le domando.

"Si sta riprendendo. Tra due giorni torna a casa se tutto fila liscio!" - Lascio andare un sospiro di sollievo, finalmente, una buona notizia.

"Salutamelo!" - Le dico.

"Sarà fatto ... Tu tranquilla, mi raccomando, eh!" - Le dico.

"Si non preoccuparti, e grazie!" - Le dico.

"Non ho fatto niente, ciao tesoro!" - Mette giù la chiamata ed io metto via nuovamente il telefono nella custodia.

Torno in acqua e mi immergo nuovamente, lasciando così, il mondo sopra la superficie.  

Fin da bambina ho amato il cartone della Disney "Ariel", anche se devo ammettere che la invidiavo un po'. 

Fabrizio's Pov.

Sono arrivato a casa poco fa, nessuna traccia di lei ne in soggiorno, ne in cucina, salgo così in camera. Le luci sono spente, ma sul letto trovo i suoi vestiti, e in un momento mi si accende una lampadina, so dove potrebbe essere e proprio per questo, mi spoglio, mettendomi il costume.

Entro in bagno, e come pensavo manca un accappatoio, prendo il mio, indosso le ciabette e salgo al piano di sorpa lentamente.

Appena arrivo al piano della piscina, la noto seduta sul bordo che si asciuga le lacrime.

Sono un coglione. Mi si spezza il cuore a vederla così. Non avrei dovuto fare il simpatico rispondendo in quel modo.

Non mi ha sentito, perciò, appoggio delicatamente l'accappatoio sullo sdraio..Tolgo le ciabatte e in silenzio, mi vado a sedere da parte a lei, una volta che si è seduta sul bordo.

Non mi guarda.

Non dice nulla.

Fissa solo l'acqua. 

Proprio per questo motivo, scendo in acqua, e mi posiziono davanti a lei, appoggiando così, le mie braccia sui suoi gomiti, solo a questo punto mi guarda negli occhi. I suoi sono spenti, senza emozione. Sono rossi e gonfi. Sospiro un'altra volta e poi inizio a parlare.

"Quando ti dico che parlare del mio passato non è semplice è perché non lo è davvero... Tu adesso mi vedi così, un uomo, ma prima non lo ero affatto...". - Inizio a dirle.

"Non devi sentirti obbligato..". - Mi sussurra, distogliendo lo sguardo da me.

"Non mi sento obbligato... Io...". - Sospiro. "Ero un adolescente vigliacco, a diciotto anni andavo in discoteca con i miei amici, e prendevo pastiglie, come". - Sospira.

"Pastiglie di che tipo?" - Mi domanda.

"Come...". - Mi fermo. "Come l'ecstasy per sballare, mentre l'alcool scorreva a fiumi.". - Appena dico ciò, finalmente i suoi occhi incrociano i miei.

 Lei è sempre in silenzio, ma la sua mano destra, finisce sulla mia guancia, mi accarezza e sotto al suo tocco mi rilasso un secondo. 

"All'età di venti sette anni ho smesso di abusare. Avevo ed ho tutt'ora il terrore della morte..". - Le confesso e lei scende in acqua, rimanendo così incastrata tra me e il bordo. 

"'Ad un certo punto ho iniziato a stare male, mi sentivo debole e proprio a causa di ciò, sono andato a fare gli esami, i risultati mi hanno totalmente spaventato...". - Continuo sospirando. 

"Quando ho capito che dovevo disintossicarmi, un altro disagio è arrivato: non riuscivo più a uscire di casa se non ero sicuro di andare in un luogo con vicino un ospedale... E pure con le donne avevo problemi, avevo iniziato ad avere paura delle malattie, non volevo più fare l'amore". - Le dico in un sussurro e dei brividi, percorrono il mio corpo quando lei appoggia le sue mani sui miei fianchi.

"La mia fortuna è stata quella di attaccarmi ad una chitarra a quattordici anni, molti dei miei amici hanno fatto diverse scelte, e ora non ci sono più..." - Distolgo lo sguardo da lei.

"Oltre alla musica devo ringraziare anche Giada, che mi è stata vicina subito quando l'ho conosciuta... Mi ha dato dei figli, e grazie a loro, sto andando avanti e poi...". - Riporto il mio sguardo su di lei. "Sei arrivata tu, che mi ha salvata fin da subito dopo la rottura con Giada, se non ci fossi stata, in tutta onestà non so cosa avrei fatto su..".  Concludo la frase. 

Sta trattenendo le lacrime..

"All'età di quattordici anni mi hanno diagnosticato l'anoressia...". -  Appena sento questa parola mi impietrisco.

Non la faccio continuare, ma la tengo stretta a me, in un abbraccio. 

Continua...

Si odiatemi pure, ma ogni tanto devo lasciarvi in suspence..

Il senso di ogni cosa.  [Fabrizio Moro - #WATTYS2020].Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora