Capitolo 12 = Essere indipendenti.

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Matilde's Pov

A tutti capitano momenti in cui ci fermiamo a pensare alla nostra vita, in particolare alla nostra infanzia.

Alcune volte vorrei proprio tornare bambina, anche per un solo istante. Perché i bambini vivono senza pensare alle cose degli adulti.

Vorrei tornare bambina perché ai bambini basta coprire i loro occhi per non essere visti dagli sguardi degli adulti.

Perché i bambini lo sanno che cadere è semplicemente la prova del caparbio tentativo di farcela. Per questo basta dire a loro dire di alzarsi,  consolando il bambino in questione, facendogli fare ciò che stava facendo di conseguenza senza pensare all'accaduto.

I bambini sanno distinguere quando un regalo è per loro e quando non lo è. E nel primo caso lo difendono, nel secondo caso, si offendono inizialmente, ma poi tutto passa, perché sanno benissimo che non possono avere tutto, anche se fanno i capricci, ma è normale alla loro età, noi invece, ci lamentiamo anche perché non otteniamo un semplice regalo.

Noi ci lamentiamo anche per un selfie venuto male, ma ai bambini dei selfie venuto male importa poco. Sanno che le foto scattate a caso: sanno che per ogni espressioni, ogni atteggiamento, ogni posa, sono degni di essere immortalati, mentre noi, se usciamo male, ci facciamo tantissime paranoie.

Perché per i bambini tutto è relativo! Anche le altezze: per questo, per loro, è sufficiente salire sulle spalle del papà, del nonno o di chiunque della loro famiglia perché a loro non importa se gli chiediamo quanto è alto, loro ridono per tutto tutto.

Noi invece, a differenza loro, ce la prendiamo per ogni singola cosa.

I bambini sanno quando il volto di un adulto è triste e questo l'ho confermato anche in quest'ultima settimana, quando Fabrizio, si metteva a giocare con loro, ma non aveva lo stesso sorriso di sempre, e loro, come farebbe proprio un adulto, gli hanno chiesto del perché era così, e lui, semplicemente, rispondeva che era stanco, ma tutti, loro compresi, sapevamo benissimo che non era solo stanco per questo, che lui voglia o no, questa sera, gli farò dire tutto ciò che gli passa per la testa.

Non può stare così.
Non deve... Non se lo merita!

"Allora, tu adesso fai la principessa!" -Afferma Anita. 

Questo pomeriggio sono stata invitata dai bambini a casa dalla loro nonna e stiamo giocando da più di dieci minuti, e in parte li ringrazio perché mi sento in imbarazzo quando cala il silenzio.

Mentre giocavo noto Libero con un broncio, mi avvicino a lui e mi spiega che avrebbe voluto vedere anche la sua mamma oltre a noi due.

 Lui non ha ben accettato questa cosa e come non capirlo,  ma sono sicura che sarà forte ed io riuscirò a farlo ridere e a non farlo chiudere in se stesso.

Anita invece è sempre la stessa. È piccola, ma penso abbia capito cosa sta succedendo in casa.

"Giochiamo che tu eri la principessa, e noi ti chiudevamo nella torre". - Afferma la piccolina mentre corre per tutta la camera dei giochi.

"E dove si trova la mia torre?" - Domando.

"È quel letto li! Adesso ti mettiamo intorno i peluche, così è come se stesso chiuso davvero..". - Dice, Libero.

"No... No... Non chiedermi nella torre, ho troppa paura!"- Esclamo recitando.

"Hai commesso un reato, ora paghi le conseguenze!"- Dice Libero con la voce da duro. La loro fantasia non ha limiti.

"Ma ti giuro che non volevo... Mi vuole perdonare?"-Chiedo, implorandoli.

"No... Ti libereremo solamente quando arriverà il principe azzurro...". - Dice la piccola Anita.

Il senso di ogni cosa.  [Fabrizio Moro - #WATTYS2020].Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora