Capitolo 1 = Stare ferma? Chi? Io?

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La mia adolescenza non è stata tutta rosa e fiori.

All'età di quindi anni ho dovuto affrontare una malattia più grande di me. Vivevo in ospedale e credetemi non è stato semplice. Dottori, psicologi e chi più ne ha, più ne metta. Solo all'età dei diciotto anni ne sono uscita e ora, essere ancora qui, dopo aver affrontato tutto sono ancora qui e in parte, mi fa onore no? Penso sì. Non ho mai smesso di lottare e ho capito che niente è impossibile nella vita.

Sono appena rientrata in casa. Questo pomeriggio sono andata a far stampare le foto che ho scattato in questi cinque anni. Parlo di viaggi e bellissime amicizie che spero possano durare ancora per molto tempo.

All'inizio dell'album fotografico c'è scritto di inserire un titolo. Vediamo, fatemi pensare.

Ci vorrebbe un titolo speciale per un album così importante. Un album pieno di ricordi e momenti che porterò sempre con me. Li ho tatuati sul cuore e nella mente. Lo chiamerò semplicemente "Anni migliori", si perché sono completamente rinata con questa esperienza.

"Adesso passerai le ore al computer?" - Chiede mia madre, sbuffando.

"Sono tornata un mese fa. Mi merito un po' di relax?" - Chiedo, ridendo. "Scherzi a parte... Sto semplicemente scrivendo la mia storia, in modo da far capire a chi come me ha sofferto dell'anoressia che non deve mai arrendersi. Inoltre sto cercando se trovo qualche lavoretto da fare!" - Le spiego tranquillamente. In questi anni abbiamo costruito un bel rapporto nonostante tutto e sono grata per questo.

Come nasce l'idea di scrivere di me? Ve lo racconto subito. Qualche anno fa, mi avevano fatto una specie di intervista e ricordo benissimo questa domanda: "Se un giorno ti chiedessero di parlare di te, tu cosa risponderesti?" - Ai tempi non avevo una risposta completa da dare, solo qualche anno dopo ho capito cosa potrei rispondere. Adesso, invece, se dovessero richiedermi questa domanda, direi che questa malattia mi ha reso forte. Una persona in grado di gestire situazioni difficili.

A volte penso al mio passato e mi viene da chiedermi: "Se non l'avessi avuta, io ora, ne sarei in grado? Sarei così forte?" - No, io credo di no. I miei pensieri e la mi a scrittura vengono interrotti dalla porta di casa. Alzo lo sguardo dal computer e noto con piacere che si tratta di nonna. Sorrido a trentadue denti e appoggio con cura il computer sul divano. Mi alzo e corro ad abbracciarla.

"Va bene, mi sei mancata anche tu, ma così mi soffochi!" - Ironizza ridendo, seguita da me. Eppure non ci vediamo da soli due giorni.

"Mi sei mancata davvero tanto!" - Le dico continuandola ad abbracciare.

"Anche tu!" - Mi accarezza la schiena, e poi si stacca per poter salutare anche mia madre che ci ha appena raggiunte. Lascio perdere per un secondo il mio computer, e vado con loro in cucina. Sono le sedici e da sempre, ogni volta che lei arriva si fa merenda. Siamo in pieno inverno per cui, decido, insieme a mamma, di preparare tre cioccolate calde. Di cui una per me con la panna montata sopra.

"Come procedono i giorni sulla terra ferma?" - Mi chiede, nonna.

"Una noia. Non so più cosa fare. Mi sono convinta e sto scrivendo la mia storia, ma sai che noia una volta che smetti?" - Le racconto.

"Posso immaginare!" - Risponde.

"Ho iniziato a cercare anche lavoro, ma trovo poco niente!" - Le spiego.

"Cerchi lavoro?" - Mi chiede.

"Si, proprio così!" - Rispondo.

"Allora ho il lavoro giusto per te!" - Mi spiega e a questo punto porto la mia attenzione su di lei.

"Di cosa si tratta?" - Le domando, mentre metto sul tavolo la cioccolata calda.

"La figlia di una mia carissima amica è parecchio impegnata e il suo compagno è sempre in giro per lavoro, o meglio, la maggior parte delle volte!" - Mi spiega.

"Hanno dei figli?" - Chiedo.

"Si, due. Mi ha chiesto proprio ieri se conoscevo qualcuno in gamba!" - Porta lo sguardo su mia madre, per poi riportarlo su di me.

"E pensi che io sia all'altezza?" - Chiedo.

"A te piacciono i bambini, no?" - Domando.

"Si, assolutamente!" - Dico.

Nonna, allunga il braccio verso la borsa, tira fuori un foglio di carta, la penna e scrive un numero.

"Lei si chiama Giada! Se la chiami questa sera la troverai a casa!" - Mi spiega.

"Le ho già parlato di te tra l'altro!" - Mi guarda con uno sguardo furbo.

"Tu mi stai nascondendo qualcosa, ne sono certa!" - Le dico.

"No. La nonna ti conosce abbastanza, e quando sei tornata mi aveva già detto che tu non saresti durata tanto a casa!" - Mi spiega, mamma.

Ha ragione.

Io è dalla seconda settimana che cerco lavoro.

Di stare ferma non ne posso più. Per cui questa sera telefonerò a Giada.

Ho bisogno di quel lavoro.

Continua... 

Il senso di ogni cosa.  [Fabrizio Moro - #WATTYS2020].Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora