"Sei stato credibile McCann" sentii la voce di Gabe e risi alzando un sopracciglio.
"Avevi qualche dubbio?" Chiesi a mia volta e ci fermammo davanti all' agente a cui diedi le mie cose e mi diede la divisa.
"A dir la verità sì" rispose e mi accopagnó nella stanza dove avrei indossato la divisa della prigione, tolsi la felpa calda per poi indossare la divisa fredda e arancione fatta di un materiale terribile.
"Quando sarai dentro ti procureremo un telefono, avvicinati al nostro uomo poi ci terremo in contatto" mi ricordò e annuii per poi dargli i vestiti che mi ero appena tolto.
"Non fate del male a Selena" lo guardai dritto negli occhi e sorrise debolmente.
"Non permetterò a nessuno di farle del male" mi rassicuró e lo guardai scettico.
"L'hai colpita con la pistola" gli ricordai mentre lui mi metteva le manette e legarle alla divisa in modo da non farmi muovere le braccia.
"Dovevo essere credibile" disse semplicemente per poi dirigermi verso la prigione federale.
"Sei sicuro di potercela fare?" Chiese e ghignai guardandolo.
"Scappare da una prigione federale, l'ho fatto mille volte"
"Questa volta cerca di non prenderti la scossa" rise e anche io.Non mi era mancato per niente, vedevo i detenuti avvicinarsi alle porte a sbattere e minacciare il poliziotto, sospirai pesantemente pensando che anche io lo facevo quando ero dall'altra parte, nella parte sbagliata.
Mi tolse le manette per farmi entrare nella cella dove c'era un uomo che dormiva ancora, entrai dentro e lui chiuse la porta per poi andarsene.
Mi guardai intorno prima di andarmi a sedere in quella sottospecie di letto freddo e scomodo, mi passai la mano tra i capelli prima di spingere la testa all'indietro e appoggiarla alla parete grigia e sporca.
Per essere una prigione federale faceva troppo schifo.
Passai ore in quella posizione mentre pensavo, nemmeno mi accorto che il uomo si era svegliato e che mi stava guardando.
"Come ti chiami?" Chiese e mi svegliò dai miei pensieri.
"Jason" risposi semplicemente guardandolo negli occhi.
"McCann" dedusse e annui per poi spostarmi dalla parete.
"Proprio lui"
"Tu?" Chiesi appoggiando le mani sulle mie ginocchia.
"Giacomo Matteotti" rispose con un accento così italiano che dava fastidio sentirlo.
"Sei mai stato in questa prigione?" Chiese alzando un sopracciglio e scossi la testa mentre lo guardavo.
"Sono stato in molte ma non questa" scossi la testa e lo vidi ghignare.
"Bene, ti spiego un po' di cose" si alzò in piedi e si avvicinò a me mentre ghignava.
"Questo posto è mio, sono io che comando, non so chi ti credi di essere o come sei abituato tu, ma questo posto è mio, sono io il capo" cercò di intimormi, risi alzandomi in piedi e lo guardai dritto negli occhi.
"E se qualcuno ti prendesse il posto?" Chiesi e proprio in quel momento sentimmo le porte aprirsi, segno che era la nostra ora d'aria, mi superò velocemente per poi uscire dove c'erano agenti per mantenere l'ordine.
Andammo nel cortile, mi avvicinai alla rete dove mi appoggiai e guardai con odio Matteotti, avrei voluto spaccargli la testa fino a fargli uscire il cervello marcio che aveva.
Sapevo benissimo chi era, sapevo che cosa aveva fatto e lo avrei strangolato con le mie stesse mani ma quello era tutto un' altro discorso, non ero lì per quello.
"Non sei l'unico ad odiarlo" sentii una voce e mi girai alla mia sinistra dove vidi il nostro uomo: Cody Carlos Keta.
"Non lo odio, vorrei solo toglierli quel sorrisetto beffardo dal volto" feci spallucce e lui rise.
"Come tutti qui dentro" aggiunse sbuffando.
"Jason McCann" gli porsi la mano che lui afferrò per poi scuoterla.
"Carlos Keta" si presentò e tornò a guardare il mio compagno di cella.
"Dicevano che eri libero" disse e mi leccai le labbra roteando gli occhi.
"Credevano che sei anni di prigione mi avessero cambiato" risi e si girò verso di me alzando un sopracciglio ma poi sembrò capire.
"La bomba nella scuola" dedusse e annuii debolmente.
"Però hai provato a disinnescarla" disse perplesso.
"Abbiamo tutti un punto debole" feci spallucce e alzò un sopracciglio curioso.
"Chi è la fortunata?" Chiese e risi guardandolo.
"Cosa ti fa pensare che sia una lei?" Chiesi divertito e lui scrollò le spalle.
"Perché c'è sempre una lei che è il nostro punto debole"
"Anche il tuo?" Chiesi alzando un sopracciglio e distolse lo sguardo sospirando pesantemente.
"Il mio punto debole è mio fratello, non una ragazza" risposi alla sua domanda iniziale e mi guardò sorpreso.
"Sei fortunato ad averne uno"
"Lo so" confermai la sua affermazione per poi leccarmi le labbra.
"Darei la mia vita per lui" affermai e lui sorrise.
"Avrei voluto averlo fatto anche io" disse e corrugai la fronte fingendomi confuso.
"Ma lui me lo ha portato via prima che potessi fare qualunque cosa" disse con odio indicando Matteotti che lo guardò malissimo per poi avvicinarsi a noi con passo svelto.
"Hai qualche problema, Ketusha?" Chiese divertito e lui si avvicinò aggressivamente a lui ma lo presi per il polso.
"Non ne vale la pena" lo fermai e Matteotti mi guardò sorpreso.
"Ripeti ciò che hai appena detto, moccioso"
"Ti serve un apparecchio acustico? È gratis il primo mese" chiesi divertito mentre tutti ci guardavano, in un certo senso mi era mancato tutto quello.
"Sei morto" disse con rabbia e risi per schivare il pugno che stava per darmi.
"Hey! Hey! Ordine!" Si sentì l'urlo di un agente che si avvicinava a noi per divederci.
"McCann sei qui da poche ore e già crei problemi" mi trascinarono via dove non c'era nessuno mentre io cercavo di liberarmi dalla sua presa.
"Che cavolo di problemi hai?" Chiese l'agente e feci spallucce.
"Attiravo la tua attenzione, mi sembra ovvio" risposi e mi fece cenno di girarmi per mettermi le manette.
"Il telefono e sul lato destro del letto, sotto il materasso" bisbigliò e annuii per poi spostarmi bruscamente da lui.
"Ah ah, non così in fretta, McCann" mi prese per il braccio e scortarmi fino alla cella.
"Comunque sia scavate sulla morte del fratello di Keta, c'è qualcosa che non mi torna"Ero steso sul letto mentre guardavo il soffitto, ero riuscito a fare passare due ore in isolamento a Matteotti ed ero lì da meno di un giorno, era troppo facile, non era poi nemmeno così divertente, non mi erano mai piaciute le cose semplici.
Selena's p.o.v.
Li guardavo increduli con le braccia conserte mentre loro mi spiegavano cosa era successo e cosa dovevo fare. Non ci potevo credere che tutto era un loro piano per riuscire e prendere il vice di mio padre, l'unico che sapeva come trovarlo era in prigione e l'unico che poteva farlo evadere senza destare sospetti era McCann visto che nessuno si aspetterebbe una sua collaborazione con la CIA e la polizia.
"È un piano folle" dissi semplicemente.
"Perché devo farlo io, non avete agenti fatti per questo lavoro?" Chiesi ancora alzando un sopracciglio.
"Perché tu e McCann vi conoscete, è molto più facile" rispose ovvio e sospirai pesantemente.
"Non voglio farlo" mi alzai facendo strisciare la sedia.
"È l'occasione giusta per redimere il vostro nome Gomez, puoi fare la cosa giusta" disse l'agente che era entrato in casa di Zayn.
"Io ho sempre fatto la cosa giusta"
"Vuoi che i tuoi figli vengano ricordati come i nipoti di un criminale spietato o di una eroina che ha fatto del bene?" Chiese un altro agente e sospirai pesantemente per poi roteare gli occhi.
"Ok ok, va bene" alzai le mani in segno di resa e vidi l'agente Nolan sorridere vittorioso.
"Ti ricordi che devi fare?" Chiese e annui semplicemente.Mi diressero verso la prigione che era a pochi chilometri dalla centrale, il viaggio fu silenzioso, ero agitata, e se non mi fossi ricordata che devo fare? E se avessi fatto qualcosa di male? E se avessi detto qualcosa di male?
Sospirai pesantemente e mi passai la mano tra i capelli mentre chiudevo gli occhi. Scesi dalla macchina da sola per poi entrare dentro la prigione, chiesi aiuto ad un agente e gli dissi che dovevo fare una visita, mi accompagnò nella stanza delle visite dove c'erano parecchie persone, la stanza era divisa da una parete di vetro, c'erano dei telefoni che si usavano per comunicare con la persona che si trovava dall'altra parte. L'agente mi disse in quale posto dovevo sedermi e di aspettare, disse anche che avevo un'ora di tempo a disposizione.
Lo vidi con le manette ai polsi e accompagnato da un poliziotto, lo vidi sgranare gli occhi quando mi vide, dedussi che la mia presenza non faceva parte del loro piano.
"Che cavolo ci fai qui?" Chiese quando entrambi prendemmo i telefoni.
"Ascolta bene ciò che ti dico McCann perché non te lo ripeterò due volte" lo avvisai e lo vidi corrugare la fronte.
"Non ci posso credere che sei stato tu! Non fai altro che usare le persone, non avrei dovuto dirti il mio numero di telefono quando me lo hai chiesto, guarda dove mi hai trascinato!" Dissi esasperata e lui sembrò capire il codice, sospirai sollevata, mi ero ricordata tutto.
"Aspetta aspetta, sei seria?" Chiese incredulo e alzai un sopracciglio.
"Il mio ragazzo lo ha scoperto, mi ha visto nella tua stanza e lo sai che lui è aggressivo"
"Cosa devo fare per sistemare le cose?" Chiese e l'ansia cominciò ad impossessarsi di me, non mi ricordavo.
"Amore" mi richiamò ma mi sentivo un totale fallimento.
"Piccola!" Mi richiamò ancora mentre io guardavo il vuoto.
"Io- io non lo so" risposi guardandolo negli occhi e prese un grosso respiro dopo essersi leccato le labbra.
"Sì che lo sai, ti verrà in mente qualcosa" sorrise debolmente e mi concentrai nel ricordarmi cosa c'era scritto nell'ultimo foglio.
"Devi stargli lontano quando uscirai, fino ad allora ricordati che non ti risponderò quindi quindi non chiamarmi"
"Sicura che non vuoi più sentirmi?" Chiese e annui debolmente.
"Sarò io a venire da te, non ti lascerei mai da solo, capito? Mai" Lo vidi guardarmi negli occhi mentre pensava a cosa dire.
"Ma non devo stare con te" scosse la testa e feci lo stesso
"No, si che devi! Parlare con me ti aiuterà e io ti capirò"
"Va bene, va bene" sospirò pesantemente passandosi la mano tra i capelli.
"Io vado, è ora di cena"
Se ne andò prima che potessi dire qualsiasi cosa.
Pensai a come si sentisse in quel momento, sapeva che era tutto finito ma chi sa come gli sembrava avere qualcuno dalla sua parte adesso, la prima volta era da solo, nessuno gli era rimasto accanto.

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B I Z Z L E
Fanfiction"Lo chiamano Bizzle" "chi?" Chiesi confusa mentre loro mi guardavano increduli. "Jason McCann" rispose Zayn e mi girai verso di lui mentre corrugavo la fronte. "Verrà a scuola qui?" Chiesi alzandomi in piedi e lui annuì. "Non ci posso credere, non p...