Giocavo con i suoi capelli mentre lei dormiva ancora per via dell'effetto del sonnifero. Aveva la testa appoggiata sul mio petto che faceva ancora male ogni volta che respiravo per via delle costole rotte, la testa faceva male per via del trauma cranico che era peggiorato. Stavo una merda in poche parole.
La vidi aprire lentamente gli occhi per poi alzarsi velocemente e guardarsi intorno terrorizzata.
"Dove cavolo sono?" Chiese alzandosi in piedi, era come se non si fosse nemmeno accorta che ero dietro di lei.
"Sei in un aereo" risposi e si girò verso di me guardandomi malissimo.
"Sei un grandissimo bastardo" disse con rabbia e feci spallucce come se nulla fosse, lo sapevo già di esserlo.
"Ti sei preso gioco di me!"
"Come se ti dispiacesse" roteai gli occhi sbuffando sonoramente e lei mi colpì sulla spalla, chiusi gli occhi per via del dolore.
"O mio Dio, scusa" chiese scusa e riaprii gli occhi guardandola scettico.
"Sai cosa? No, non mi dispiace, te lo sei meritato" mi guardò malissimo di nuovo e sbuffai sonoramente di nuovo anche io.
"Senti, dovevo farlo, non potevi vedere dov'era la pista dell'nsa in Messico"
"Dove stiamo andando?"
"A casa mia" risposi e mi guardò sorpresa, si sedette di nuovo sul bordo del letto mentre mi guardava.
"Credo che se tua madre ti vedesse così le prenderebbe un infarto" mi indicò e annui consapevolmente.
"Mi dispiace tanto" sospirò stendendosi accanto a me e risi.
"Dovrei essere io che chiede scusa"
"Già ma a quanto pare diventi uno stronzo quando sei sul suolo americano" scherzò e roteai gli occhi scherzosamente.
"Vieni qui" aprii le braccia e lei rise prima di mettersi tra le mie braccia.
"Un po' meno stronzo?" Chiesi divertito e scosse la testa.
"No" rispose alzando la testa che aveva appoggiato sul mio petto di nuovo, la guardai negli occhi prima di darle un bacio dolce.
"Leggermente meglio, McCann" rise facendo ridere anche me.
"Io mi faccio una doccia, hai del cibo di là" indicai la porta e mi alzai lentamente dal letto dopo che lei si spostò e chiuse gli occhi di nuovo.
"Hey, non dormire, siamo quasi arrivati" le dissi e sgranò gli occhi incredula.
"Quanto ho dormito?" Chiese
"Più o meno otto ore" risposi.
Mi diressi nel piccolo bagno, mi tolsi lentamente la maglietta e sospirai pesantemente nel vedere la maggior parte del mio petto bendato e l'altra parte piena di punti che tenevano le ferite chiuse.
Presi un grosso respiro prima di cominciare a togliere le bende, la rabbia si impossesò del mio corpo vedendo quei segni nel mio corpo, faceva schifo.
Selena's p.o.v.
C'erano i miei vestiti, capii che erano andati prima nell'hotel dove avevamo la suit, c'erano anche i suoi vestiti e sorrisi debolmente, ero lì con lui, stavamo andando casa sua insieme.
Mi cambiai visto che avevo freddo, indossai la giacca di jeans dopo aver messo una maglietta nera e dei jeans azzurri.
Andai nell'altra stanza e vidi la che c'erano panini e vari dolci da mangiare, presi un vassoio e ne presi un po' per poi tornare in camera, lo vidi di spalle, i miei occhi diventarono lucidi nel vedere la ferita sulla schiena, una cosa era avere una cicatrice di cui non sai niente, avere tuo padre che la riapre è molto peggio, aveva molti altri tagli e lividi ma non erano profondi come quello.
"Hey, mi puoi aiutare?" Chiese quando si girò verso di me e annuii appoggiando il vassoio sul letto e avvicinarmi a lui, mi diede delle bende e una crema che serviva per far andare via il dolore delle costole rotte, lui si sedette sul bordo del letto e io mi abbassai al suo livello.
"Dimmi se ti faccio male, ok?" Chiesi e annuì soltanto.
Misi la crema sulla sua pelle prima di cominciare a stenderla sui punti dove c'erano le sue costole rotte, i miei occhi diventarono lucidi quando vidi quei succhiotti, la rabbia si impossesò di me, come poteva qualcuno fare questo ad un altro essere umano?
"Sel" mi sentii chiamare e tolsi velocemente le lacrime dalle mie guance.
"Hey, è ok, è ok" sorrise debolmente afferrando la mia mano e trascinandomi vicino a sé.
"Non è vero" scossi la testa e lui fece spallucce.
"Si chiama Karma, alle persone che fanno cose orribili accadano cose orribili"
"Jason" lo chiamai dolcemente e scosse la testa, afferrò le bende per poi darmele facendomi capire che non voleva parlarne.
Bendai il suo petto e lo aiutai ad indossare la maglietta, se fosse stato il Jason di mesi fa e se fosse stato bene come diceva, avrebbe fatto qualche battuttina squallida che ni avrebbe fatta imbarazzare a morte.
"Hai parlato con Alex e Zayn?" Chiesi e annuì mentre mangiava una bruschetta con sopra una strana crema.
"Sì, quando ci siamo visti all'aeroporto" rispose appoggiandosi alla spalliera del letto e mettendo il vassoio con il cibo sopra le gambe.
"Hey, mica sono solo per te!" Dissi e lui rise sorridendomi falsamente.
"Beh ti attacchi, ho fame"
"Almeno tu mangi" sbuffai sonoramente e sembrò capire a cosa mi riferivo.
"Zayn" dedusse e annui soltanto.
"Ha avuto disturbi alimentari, non si è mai ripreso del tutto, non mangiare è l'unica cosa che riesce a controllare quando le cose vanno a puttane" spiegò e sospirai pesantemente distogliendo lo sguardo dai suoi occhi.
"È sbagliato"
"Diglielo tu a lui"
Tornai nell'altra stanza e presi un panino alla nutella, una bruschetta con sopra crema di tartufo e un dolce, presi anche una bottiglia di champagne e due bicchieri. Andai un' camera e lo vidi mentre usava il telefono, probabilmente stava giocando a quel gioco di cui era ossessionato.
Lo vidi togliere il telefono e guardarmi sorpreso ma poi scosse la testa.
"Tu non berrai, Gomez" mi guardò male e alzai un sopracciglio guardandolo scettica in segno di sfida.
"Ma perché perdo tempo?" Chiese avvicinandosi a me e togliendomi la bottiglia dalla mano.
"Hey! Perché no?" Chiesi sedendomi sul letto dopo aver appoggiato il mio vassoio.
"Perché l'ultima volta ti sei ubriacata così tanto che mi sei saltata addosso dicendo che volevi venire a letto con me" rispose e sgranai gli occhi incredula.
"Ok hai vinto tu" risi e fece lo stesso prima di aprire la bottiglia provocando uno scoppio che mi fece sobbalzare.
"Guarda che nemmeno tu puoi bere" lo guardai male e fece spallucce.
"Perché no, lo sappiamo entrambi che ti farei anche da sobrio" disse come se nulla fosse mentre riempiva il bicchiere, all'inizio sembrò non accorgersene ma poi sgranò gli e sbuffò sonoramente.
"In realtà dicevi di no" lo corressi e roteò gli occhi sbuffando di nuovo.
"Shh Gomez" mi zittì prima di bere un sorso di champagne e lo guardai malissimo.
"Shh lo dici a tua madre, stronzo" lo fulminai con lo sguardo mentre mangiavo la mia bruschetta.
"Tanto non mi da retta nemmeno lei, è una cosa di voi donne, siete una rottura di palle" mi guardò negli occhi e lo guardai oltraggiata.
"Come scusa?" Chiesi divertita.
"Sei sorda? Se vuoi ti porto da un otorino prima di andare a casa" mi prese in giro e fui io a roteare gli occhi.
Finii di mangiare in silenzio, lui si girò dandomi le spalle mentre stringeva forte il cuscino a sé, sospirai pesantemente e portai i vassoi di là, tornai in camera per poi stendermi accanto a lui e guardai il soffitto, avrei tanto stringerlo forte a me ma non lo avrei mai sfiorato se non fosse stato lui a chiedermelo per primo.
Passarono almeno 40 minuti e uno dei piloti ci avvisò che eravamo atterrati, mi alzai velocemente dal letto, mi ero completamente scordata che ero in un aereo, chiusi le borse con i nostri vestiti e indossai una felpa visto che sapevo che faceva freddo, in fin dei conti eravamo in Canada.
"Guarda che fa freddo" avvisai Jason che stava uscendo semplicemente in maniche corte ma poi mi ricordai che lui non aveva mai freddo.
Uscimmo fuori e sorrisi ampiamente guardando il paesaggio innevato, salutammo gli agenti che ci avevano portati in Canada per poi salire in una macchina nera e sfrecciare via. Mi misi io alla guida visto che non mi fidavo delle sue doti di autista e perché sembrava essere dannatamente stanco.
Mentre io guidavo lui guardava beatamente fuori dalla finestra, si notava che quel posto gli era mancato come l'aria, proprio come a me era mancato il Messico.
Ci fermammo davanti ad una casa non molto grande, aveva un giardino adorabile anche se era difficile curarlo per via della neve. Mi girai verso di lui e vidi i suoi occhi lucidi ma un sorriso pieno di gioia ma anche nostalgia aveva fatto spazio sul suo volto.
"Non è cambiata per niente" scosse la testa guardando la casa davanti ai suoi occhi.
Scendemmo dalla macchina e ci girigemmo verso la casa, bussò la porta e una donna non molto anziana aprì la porta, era magra, capelli neri e occhi azzurri, era la donna della foto nella stanza di Zayn a Las Vegas.
"Scusa, chi sei?" Chiese al ragazzo e il sorriso scomparve dal suo volto.
"Come chi sono? Sono Jason" rispose guardando confuso la madre che lo guardò terrorizzata.
"McCann" disse in un sussurro.
"Mamma?" Lo chiamò lui ma fece un passo induttivo mentre tremava.
"Che cosa ci fai qui? Ti prego non far male alla mia famiglia" la donna lo supplicò con gli occhi lucidi e una lacrima rigò il volto di Jason.
"Sono tuo figlio" cercò avvicinarsi ma lei scosse la testa.
"NON AVVICINARTI!" Urlò e Jason sospirò pesantemente.
"Pattie tesoro, chi è?" Chiese la voce di un uomo e vidi un uomo che camminava grazie ad una stampella.
"Fallo andare via, ci farà del male" disse la donna andando verso il marito e lui guardò Jason tristemente.
"Pattie è Jason, ricordi? Non lo vedi da tanto tempo ma è tuo figlio, è il fratello di Alex e Zayn" il suo tono di voce era così dolce che mi fece scaldare il cuore, la donna corrugó la fronte perplessa.
"Jason non verrebbe mai qui, mi odia" scosse la testa e Jason fece lo stesso.
"Non è vero" la guardò negli occhi e una lacrima rigò il volto della donna mentre si avvicinava al figlio e afferrò il suo volto dolcemente mentre lo guardava.
"Piccolo mio, che cos'è ti è successo? Chi ha osato farti questo?" Chiese mentre con il pollice toccava delicatamente la ferita sulla guancia di Jason.
"Non importa, sto bene adesso" rispose lui mentre una lacrima gli rigava il volto, come biasimarlo? Stavo piangendo persino io.
"Mi sei mancato così tanto" lo strinse forte a sé e sospirò pesantemente ricambiando l'abbraccio
"Mi sei mancata anche tu" disse e dopo poco si staccarono dall'abbraccio.
"Chi è questa bella ragazza?" Chiese guardandomi dolcemente.
"Un'amica" rispose semplicemente e lei sorrise.
"Vieni dentro cara, stai tremando" mi fece cenno di entrare e sorrisi timidamente.
"Ciao papà" guardò il uomo che lo guardò sorpreso ma sorrise ampiamente prima di abbracciare il piccolo McCann.
"Hey hey, vacci piano, ho qualche costola rotta" scherzò lui mentre abbracciava l'uomo che l'aveva cresciuto.
"Tu te le cerchi però" lo rimproverò Yazer facendolo ridere.
"Comunque sia, Gomez, lui è il padre di Zayn, Yaser,, lei è Selena" ci presentò e lui annuì consapevolmente.
"È un piacere conoscerti di persona" sorrise porgendomi la mano sinistra visto che con la destra si stava appggiando alla stampella.
"Il piacere è tutto mio, Zayn mi ha parlato molto di te" sorrisi scuotendo la sua mano.
Andammo in salotto, la donna andò in cucina a prendere qualcosa da mangiare e noi ci sedemmo sul divano.
"Zayn e Alex mi avevano detto che stava male ma non così tanto" disse guardando il padre che sospirò pesantemente.
"È una cosa che peggiora sempre di più, non possiamo farci niente" spiegò e anche Jason sospirò pesantemente.
"Più che altro, che cavolo ti dice il cervello? Saresti potuto morire" lo rimproverò e fece spallucce.
"Sarei morto in ogni caso se non lo avessi fatto, hanno annullato la pena di morte per questa missione" spiegò e l'uomo roteò gli occhi.
"Sì, perché era una missione suicida, speravano che ci saresti rimasto secco"
"Te lo dicevo che Zayn non l'ha preso da me l'essere acido" Jason si girò verso di me e risi scuotendo la testa.
"In realtà ha ragione lui" guardai il padre di Zayn e Jason roteò gli sbuffando scherzosamente.
Vidi la donna tornare con del tè e dei dolci per poi sedersi accanto al marito.
"Perché non mi avete mai detto che le cicatrici che ho me le aveva fatte mio padre?" Chiese ai due che furono colti di sorpresa, la donna distolse lo sguardo e guardò in basso.
"Perché non aveva importanza, era in prigione in ogni caso" rispose il uomo e Jason scosse la testa.
"Non lo è più"
"Che cosa?" Chiese la donna terrorizzata.
"È uno del cartello Messicano, non sono riusciti a prenderlo perché era già andato via" rispose alla domanda e lei sospirò pesantemente.
"Cosa mi dici di Alex e Zayn? Come stanno?" Chiese sorridendo debolmente.
"Alex sta bene, lui sta sempre bene. Zayn è Zayn, è difficile capire come sta realmente" rispose prendendo un biscotto e appoggiando i piedi sopra il tavolo.
"Jason!" Lo richiamò la donna e lui fece spallucce come se nulla fosse.
"Non do retta a nessuno, lo sapresti se saresti stata parte della mia vita negli ultimi otto anni" guardò malissimo la madre mentre si beccava una occhiata truce da Yaser che però ignorò.
"Tu non guardarmi così, solo perché sono qui non significa che vi ho perdonato" scosse la testa alzandosi in piedi e sospirai pesantemente.
"Jason" lo richiamai ma mi guardò malissimo.
"Tu non metterti in mezzo, Gomez"
"Vado a dormire, sono stanco" disse semplicemente prima di andare di sopra, tutti e tre sospirammo.
"Tu non stavi con Zayn?" Mi chiese il signore e distolsi lo sguardo dai suoi occhi che erano uguali a quelli del figlio.
"Ci siamo lasciati qualche mese fa" risposi semplicemente e lui annuì soltanto.
"Non far del male a Jason"
"Io e Jason siamo solo amici" lo corressi e alzò un sopracciglio guardandomi scettico.
"Non sono cieco" rise e distolsi lo sguardo sentendomi in imbarazzo.
"Woah, solo amici?" Sentii la voce fintamente offesa di Jason alle mie spalle e mi venne voglia di colpirlo con una ciabatta.
"Il mio povero cuore" si mise la mano al cuore prima di prendere il telefono.
"Non volevi dormire?" Chiesi alzando un sopracciglio.
"Già ma so per esperienza che è meglio prendersi dietro il telefono" rispose e scossi la testa sbuffando.
"Più tardi esco, torno tardi" informò i genitori che lo guardarono con la fronte corrugata proprio come me.
"Non vai da nessuna parte" dissero in coro i genitori ma lui sorrise falsamente.
"Non vi stavo chiedendo il permesso"
"Già, sarebbe un miracolo"Era tardi, decisi di dormire in salotto, infondo non avevo dove altro dormire, non mi andava di dormire nella stanza di Alex o del mio ex.
La donna mi portò una coperta e un cuscino, la ringraziai e poi andò di sopra, mi dispiaceva per lei, soffriva di demenza frontotemporale, malattia che faceva restringere alcune parti del cervello causando atrofia.
Mi si era spezzato il cuore quando non lo aveva riconosciuto e quando disse che Jason non sarebbe mai andando a trovarla perché la odiava, era una brava donna e una brava madre, si notava che le importava di tutti i suoi figli, proprio come importava a Yaser.
Sentii dei passi per la stanza, mi alzai mettendomi seduta e vidi Jason che parlava al telefono.
"Dove vai?" Gli chiesi mentre si metteva le scarpe dopo che chiuse la chiamata.
"Dormi, è tardi" disse semplicemente e annui consapevolmente.
"È per questo che dovresti dormire anche tu" lo guardai anche se non c'era molta luce, solo quella che emetteva la piccola lampadina.
"Ho da fare" disse e alzai un sopracciglio.
"Alle tre del mattino?" chiesi e sospirò pesantemente venendo verso di me.
"Sì, Gomez, alle tre del mattino" rispose prima di darmi un bacio sulla fronte.
"Dormi, ci vediamo tra qualche ora"si allontanò di nuovo e sospirai pesantemente sdraiandomi sul divano che stranamente era comodissimo.
"Promesso?" Gli chiesi mentre guardavo il camino che ormai si stava spegnendo.
"Promesso" rispose e sorrisi dolcemente prima di chiudere gli occhi, poco dopo sentii la porta di casa chiudersi e la macchina allontanarsi."Perché odori di alcol?" Corrugai la fronte quando sentii l'odore di birra e Dio sa cos'altro.
"Non lo so, forse perché l'ho bevuto?" Chiese alzando un sopracciglio guardandomi sarcasticamente.
"Hai seriamente guidato mentre eri ubriaco?" Chiesi incredula e fece spallucce'
"Non sono mai ubriaco" mi corresse e scossi la testa.
"Perché?" Chiesi in un sussurro.
"Perché sento come se i muri mi stessero cadendo addosso e che potrei cadere in un abisso infinito da un momento all'altro"
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B I Z Z L E
Fanfiction"Lo chiamano Bizzle" "chi?" Chiesi confusa mentre loro mi guardavano increduli. "Jason McCann" rispose Zayn e mi girai verso di lui mentre corrugavo la fronte. "Verrà a scuola qui?" Chiesi alzandomi in piedi e lui annuì. "Non ci posso credere, non p...