can I hug you?

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Guardavo le pareti luminose dell'ospedale, quel luogo era il contrario della cella in cui ero stato negli ultimi due mesi ma la sensazione era la stessa, ero intrappolato, era solo un altro luogo con altre persone.
Sentii una lacrima calda scivolare dal mio occhio e rigarmi l'occhio ma nemmeno mi scomodai a toglierla, non c'era nessuno, nessuno poteva vederlo, vederlo quanto ero debole.

I miei battiti cominciarono ad aumentare e miei respiri diventarono più veloci quando sentii dei passi avvicinarsi, tolsi velocemente la flebo mentre respiravo velocemente, sentivo come se le pareti stessero crollando intorno a me, indietreggiai mentre impugnavo il cavo della flebo così che avrei potuto usarlalo su chiunque fosse entrato.

Mi rannicchiai a terra scivolando fino a toccare la schiena contro la parete, poi caddi da un lato assumendo una posizione fetale, in quel momento volevo diventare più piccolo possibile. Conficcai le unghie sulla pelle delle mie braccia per canalizzare il dolore emotivo in un dolore fisico, dolore che ormai non sentivo più.
"Jason?" Mi sentii chiamare chiamare ma non risposi, non la volevo vicino, avevo il terrore di farle del male e ciò era l'ultima cosa che volevo.
"So che non mi vuoi qui ma Zayn ha detto di non lasciarti da solo mentre va all'aeroporto" disse mentre entrava e nel frattempo ero già in piedi.
"Dovresti essere a letto, stenditi!" Disse preoccupata ma scossi la testa.
"Ho bisogno di muovermi, non ce la faccio a stare fermo"
"La stampella della flebo ha le ruote per un motivo" disse indicando il cavo che tenevo in mano e lo lanciai sul letto.
"Sto bene, non ne ho bisogno" feci spallucce e presi i vestiti puliti che aveva portato Zayn la mattina. Tolsi lentamente la maglietta bianca e un verso di dolore uscì dalle mie labbra.
"La tua cicatrice" disse quando notò la ferita che avevo sopra la cicatrice.
"Ho scoperto che anche mio padre è uno di loro" dissi semplicemente girandomi verso di lei e sgranò gli occhi sconcertata per poi guardarmi dispiaciuta.
"Non guardarmi così, te l'ho detto, sto benissimo"
"I dottori dicono altro"
"I dottori vogliono tenermi qui per guadagnare" le ricordai e sospirò pesantemente per poi avvicinarsi ma scossi la testa.
"Ti prego, no" Non uscì come pensai, anzi, sembrava un sussurro. Vidi i suoi occhi diventare lucidi e sospirai pesantemente distogliendo lo sguardo dai suoi occhi.
"Non è che non voglio te vicino, non voglio nessuno intorno" tornai a guardarla e indossai la felpa, sentivo freddo anche se erano 38°C.
"Non credi che stare da solo ti farà e bene, ha bisogno di aiuto"
"Non ho bisogno di nessuno" mi avvicinai alla porta e le feci cenno di venire, lei alzò un sopracciglio guardandomi e feci spallucce.
"Non mi fanno uscire se sono da solo"
Stavamo camminando nel giardino sul retro dell'ospedale, era piacevole sentire l'aria sulla mia pelle, mi era mancata, e non stavo parlando solo dell'aria fresca.
Mi girai verso la ragazza che camminava accanto a me mentre guardava in basso, era adorabile, sembrava così piccola, era cosi così piccola e innocente e anche bellissima tra l'altro.
Mi sedetti sull'erba soffice quando cominciai a sentirmi debole, la vidi guardarmi preoccupata ma feci spallucce come se nulla fosse, lei sospirò pesantemente e si sedette davanti a me sotto l'ombra dell'albero.
"Come ti senti? Intendo mentalmente" mi guardò negli occhi ma distolsi lo sguardo.
"La mia mente è un posto buio, non ti consiglio di entrarci" scossi la testa e lei roteò gli occhi sbuffando sonoramente.
"Sono serio" dissi seriamente mentre mi guardava scettica.
"Ho sparato a mio fratello e l'ho legato in cantina, non giudico"
Sgranai gli occhi incredulo quando sentii ciò che disse e lei fece spallucce.
La vidi sospirare pesantemente per poi abbassare lo sguardo mentre giocava timidamente con le dita delle sue mani, i capelli che teneva dietro all'orecchio le caddero davanti al volto mentre i suoi occhi diventarono lucidi, fui io a sospirare e distogliere lo sguardo da lei.
Presi un grosso respiro e mi avvicinai lentamente a lei, spostai i suoi capelli e lei alzò lo sguardo guardandomi sorpresa, i suoi occhi non trasmettevano solo sorpresa ma anche dolore, tanto, tantissimo dolore.
"Ti ricordi cosa ti avevo detto in aereo a Las Vegas?" Chiesi guardandola dolcemente mentre le accarezzavo la guancia con il pollice.
"Che volevi farti perdonare se no non avresti avuto nessuno con cui andare a letto?" Chiese con la fronte corrugata e risi proprio come lei.
"Che sei bellissima e non voglio vederti piangere"
Vidi un sorriso crescere suo volto, fu bellissimo, fece sorridere persino me.
Sentii la sua mano sulla mia mia ma la tolsi velocemente, vidi il suo sorriso sparire e sospirai pesantemente distogliendo lo sguardo dai suoi occhi, sentivo i brividi in tutto il mio corpo.
"Jason stai tremando" osservò e annuì consapevolmente.
"Lo so, ho freddo" mentii ma lei mi guardò malissimo mentre incrociava le braccia al petto.
"È ciò che succede quando il tuo corpo viene usato come un sacco da Boxe o per testare armi" dissi semplicemente mentre mi alzavo in piedi, lei invece mi guardava dispiaciuta con gli occhi lucidi.
"Mi dispiace tanto" si alzò in piedi anche lei e sospirai facendo spallucce come se nulla fosse ma non era così, ero costantemente in ansia, avevo il terrore di essere sfiorato da chiunque.
"Gomez, è ok, sto bene"
"Se continui a dirlo non significa che è così"
"Te l'ho detto, la mia mente è un posto buio, non ti lascerò entrare"
"E se io volessi?"Chiese facendo un passo avanti ma feci un passo indietro.
"Non lascio entrare nessuno"
"È questo il tuo problema Jason, devi lasciar entrare nessuno"
"Le emozioni rendono deboli, Gomez"
"Le emozioni rendono umani, è diverso"
"Torna a casa, continua a vivere la tua vita e dimenticati di ciò che è successo qui" la guardai negli occhi e scosse la testa.
"Non è una richiesta, Gomez" feci un passo avvicinandomi a lei e guardandola dritta negli occhi.
"Non me ne vado da nessuna parte" scosse la testa mentre anche lei mi guardava negli occhi.
"Non voglio tornare a casa, non voglio continuare a vivere la mia vita e dimenticare ciò che è successo qui" vidi i suoi occhi diventare lucidi mentre la guardavo impassibile.
"Non voglio dimenticare come mi sono sentita, non voglio dimenticare come ho avuto il terrore di perderti"  Vidi una lacrima rigarle il volto e mi morsi l'interno della guancia.
"Non puoi perdere qualcuno che non hai mai avuto" scossi la testa e feci un passo indietro per poi allontanarmi da lei.
Chiusi gli occhi lentamente e sospirai pesantemente prima di spostare la lacrima che mi aveva rigato il volto, ero così dannatamente stanco, avrei tanto voluto lasciar perdere tutto e finirla ma non potevo, non era parte di me.
"Dimmi perché" sentii la sua voce e mi girai verso di lei, il mascara colato, gli occhi rossi e gonfi, ero lontano ma si notavano parecchio.
"Perché cosa?"
"Perché cosa? Sei serio!?" Chiese incredula mentre si avvicinava a me. Aveva dei cambiamenti d'umore peggiori dei miei
"Mi stai allontanando, razza di idiota! Pensi che me ne andrò solo perché sei uno stronzo?" Chiese guardandomi negli occhi.
"È ciò che spero"
"Perché?" Chiese quando fu ad un passo da me.
"Non voglio farti del male"
"Stai fallendo miseramente"
"Se te ne fossi andata come ti ho detto, saresti stata male per quanto? Due settimane? Forse tre conoscendoti.  Se stai vicino a me ti farò sempre del male, è ciò che ho sempre fatto, Gomez. Adoro ferire le persone, usare i loro punti deboli a mio vantaggio, vederli dissanguare davanti ai miei occhi mentre la vita abbandona il loro corpo"
"Balle"
Alzai un sopracciglio mentre la guardavo impassibile.
"Ti conosco meglio di quanto tu conosca te stesso e questa è la prova, ciò che hai appena detto è ciò che vuoi che la gente pensi di te"
"Non voglio che la gente sappia che sono vulnerabile. Sei tu, Gomez, tu mi rendi vulnerabile" la guardai negli occhi e lei mi guardava come se non capiva, non poteva capire.
"Tutti abbiamo qualcuno che ci rendono vulnerabili" mi corresse e sospirai pesantemente.
"Non vuoi sapere quanto io sia vulnerabile in realtà" scossi la testa e lei fece lo stesso.
"Ti sbagli"
"Gomez, sono uno che si sveglia nel cuore della notte e si ritrova rannicchiato vicino alla parete con le unghie conficcate nella pelle. Uno che appena una porta si chiude si sente soffocare. Uno che ha il continuo terrore che qualcuno entra nella stanza e continuare a torturarlo come hanno fatto per mesi. Non hai idea di che come ci senta nel sentire il tuo corpo essere toccato senza il tuo consenso mentre non puoi fare niente per evitarlo.
Ecco qui! Volevi vedere cosa passava per la mia testa, è questo" la guardai negli occhi mentre i miei respiri diventavano più veloci, serrai la mandibola e strinsi le mani in pugni, dovevo riuscire a calmarmi.
"Aspetta aspetta aspetta, cos'hai appena detto?" Chiese corrugando la fronte mentre si avvicinava a me, io invece feci dei passi indietro.
"Cosa intendi con: Non hai idea di che come ci senta nel sentire il tuo corpo essere toccato senza il tuo consenso mentre non puoi fare niente per evitarlo?" Chiese ma non risposi.
"Ti prego, lasciami da solo" la guardai negli occhi mentre sentivo la parete fredda dietro di me.
"Loro non ti hanno solo torturato"
Sentii i miei occhi diventare lucidi mentre scuotevo la testa.
"O mio Dio!" Un sospiro di disperazione uscì dalle sue labbra mentre la guardavo fisso negli occhi.
"Jason mi dispiace tantissimo"
"Sto bene" presi un grosso respiro e mi staccai dalla parete.
"Sì, sto bene" cercai di convincere più me stesso che lei.
"Non è vero"
"Infatti no"
"Posso abbracciarti?"
"Per favore, fallo"

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