his girl

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"Stai bene?" Chiesi mentre guardavo la ferita che sanguinava ancora.
"Stai togliendo un cazzo di proiettile dalla mia spalla, che razza di domanda è?" Chiese acidamente e roteai gli occhi sbuffando sonoramente, mossi con poca delicatezza la pinzetta dentro alla ferita e un verso di dolore uscì dalle sue labbra mentre stringeva con forza il tessuto dei pantaloni.
"Così impari a farla incazzare" rise Jason mentre usava il telefono e si fumava una sigaretta con i piedi appoggiati sul tavolo.
"Continua a tenere i piedi lì e te li stronco, McCann" lo guardai malissimo e rise facendo spallucce prima di fare un tiro con la sigaretta.
"Tanto non è più casa nostra" fece uscire il fumo dai suoi polmoni e sospirai pesantemente tornando a cercare di togliere il proiettile dalla ferita.
Passarono una decina di minuti e un verso di frustrazione uscì dalle mie labbra, era impossibile toglierlo, era troppo in profondità.
"È tropo dentro" dissi frustrata e mi spostai dal lui, lui fece spallucce, prese la piccola lametta con difficoltà visto che aveva i pollici slogati e ingrandì la ferita come se nulla fosse.
"Vai ora" disse seno mentre io la guardavo incredulo.
"Tu stai fuori" scossi la testa incredula e vidi Jason avvicinarsi e farmi cenno di spostarmi.
"Spostati, faccio io" mi porse la mano e gli diedi la pinzetta per poi alzarmi.
Non ci mise nemmeno cinque minuti, tolse il proiettile e disinfettò la ferita, dopo un ora finì di cucire la ferita e Zayn se ne andò dopo essersi fatto una doccia.
Sospirai pesantemente e guardai Jason che fissava la porta da dove era appena uscito il fratello, indossava una maglietta leggere anche se eravamo a fine dicembre, si notavano i muscoli della sua schiena tesi, tutto il suo corpo era teso ma come biasimarlo?
Aveva il cartello Messicano che gli dava la caccia per via di una missione andata male e la CIA non muoveva un dito. Il uomo che aveva cercato di ucciderlo quando era un bambino, colui che lo aveva torturato e lasciato che gli facessero cose orribili, era appena stato ucciso dal fratello minore a cui non sembrava essere un' grosso problema.
Sospirai pesantemente e mi avvicinai a lui lentamente mentre pensavo se fosse una buona idea quella di avvicinarmi a lui oppure no, proprio quando ero a pochi passi da lui, Jason si girò dopo avere chiuso la porta con forza.
"Quel bastardo" sbuffò sonoramente e lo guardai severamente.
"È tuo fratello e sta male" gli ricordai.
"Non parlavo di mio fratello" scosse la testa e corrugai la fronte perplessa.
"Tuo padre" dedussi e distolse lo sguardo dai miei occhi marroni.
"Non è mio padre" mi corresse e sospirai pesantemente, aprii le braccia e lo strinsi forte a me, non si mosse all'inizio ma poi mi sentii abbracciare e sentii la sua fronte sulla mia spalla.
"Preprariamo le nostre cose, per un po' staremo nel capannone" mi avvisò spostandosi e io annui semplicemente, lo seguii in camera sua ma poi mi ricordai che avevo tutti i vestiti nell'altra casa, sospirai pesantemente colpendomi la fronte, lui corrugó la fronte e si girò verso di me perplesso.
"Che succede?" Chiese confuso e mi leccai le labbra prima di parlare.
"Non ho niente qui" risposi e sembrò ricordarsene anche lui ma poi fece spallucce come se ciò non fosse un problema, forse non lo era per lui ma per le era! Non sarei stata in un cavolo di capannone e indossato i suoi vestiti come se fossi stata la sua ragazza e tutto fosse ok.
"Cazzo fai spallucce? Cosa dovrei indossare?" Chiesi acidamente mentre lui metteva alcuni dei suoi vestiti dentro ad un borsone.
"Manderò uno dei ragazzi a prenderli, datti una calmata, Gomez" rispose altrettanto acidamente e nemmeno si girò a guardarmi.
Lo guardai a bocca aperta mentre lo guardavo oltraggiata.
"Che stronzo" sbuffai sonoramente e finalmente si girò verso di me guardandomi con un sopracciglio alzato, lo vidi incrociare le braccia al petto mentre si avvicinava a me.
"Chi sarebbe uno stronzo?" Chiese guardandomi divertito e lo guardai ovvia mentre guardavo i suoi occhi bellissimi.
"Tu" risposi ovvia e rise roteando gli occhi prima di tornare a guardarmi negli occhi.
"Esattamente" mi diede ragione facendomi ridere e rise anche lui.
"Sei bellissima quando sei arrabbiata" mi prese in giro e fui io a roteare gli occhi sbuffando scherzosamente.
"Pensavo di esserlo sempre" feci spallucce e lui sorrise leccandosi le labbra, sorrisi anche io quando afferrò il mio volto con le sue mani, sentii le sue labbra sulle mie.
"Ti posso fare una domanda?" Chiese spostandosi e corrugai la fronte perplessa.
"Certo" risposi ovvia e prese un grosso respiro prima di leccarsi le labbra mentre mi guardava negli occhi. Sembrava teso, come se quella domanda fosse così importante, pensai al fatto che mi avrebbe chiesto di andarmene via e continuare la mia vita, cosa che mi aveva chiesto di fare almeno 100 volte nel corso dell'anno, l'ansia si fece sentire e sentii una improvvisa vampata di calore.
Vidi l'husky entrare nella stanza, saltare sul letto di Jason e sdraiarsi comodamente mentre ci guardava.
"Jason" lo richiamai dolcemente visto che sembrava essere più in ansia di me.
"Vuoi essere la mia ragazza?" Chiese tornando a guardarmi negli occhi, un sorriso enorme e spontaneo crebbe nel mio volto mentre lo guardavo felicemente.
"Sì" risposi sorridendo come una scema e mi avvicinai a lui mentre sorrideva anche lui dopo aver sentito la mia risposta.
Sentii le sue mani fredde sulle mie guance calde, sentii le sue labbra soffici sulle mie screpolate per via del vento freddo, misi le mani dietro alla sua nuca mentre lo sentivo sorridere sulle mie labbra, cosa che fece sorridere anche me, avevo i suoi capelli tra le mie dita mentre le nostre lingue si toccavvano l'una con l'altra.
"Dovresti sistemare i vestiti" gli ricordai quando appoggiai la mia fronte sulla sua spalla e lui rise mentre giocava con i miei capelli.
"Mmm" disse semplicemente prima di sedersi sul bordo del letto mentre teneva la mia mano, mi tirò verso di sé facendomi sedermi sulle sue ginocchia.
"Sei sicura?" Chiese e corrugai la fronte perplessa.
"Beh, sì, non hai nemmeno preparata una valigia" risposi ovvia e lui rise scuotendo la testa, cosa che mi fece corrugare la fronte ancor di più.
"Mi riferivo al essere la mia ragazza" spiegò mentre lo guardavo non capendo.
"Stai avendo dei ripensamenti di già?" Chiesi preoccupata e sgranò gli occhi scuotendo la testa.
"Cosa, no? Mai, più che altro te" rispose e fui io a scuotere la testa.
"Mai" risposi sorridendo e fece lo stesso.
"Bene" sorrise a pochi centimetri dalle mie labbra prima di darmi un bacio veloce.
"Ok, è meglio se ci sbrighiamo ora, dobbiamo andarcene" disse e mi alzai prima io così che potesse alzarsi anche lui.
"Sì, se poteste ancora farlo" sentimmo la voce fredda di Ronnie, corrugammo la fronte e ci girammo verso di lei, la vidi guardarci mentre impugnava un fucile.
"Ronnie" Jason la chiamò guardandola perplesso.
"Mi dispiace, jj" chiese scusa mentre noi continuavamo a guardarla confusi.
"Ronnie ti prego, mettila giù" mi avvicinai a lei ma Jason mi afferrò per il polso, poco dopo vidi il mio cane saltare addosso a Ronnie e morderla sulla spalla del braccio con cui impugnava l'arma, cosa che le fece mollare la presa.
"Tequila basta!" Richiamai il cane che si spostò da Ronnie e si avvicinava a me, lei invece si teneva la ferita con l'altra mano mentre gli occhi diventavano lucidi.
"Non potete capire, non potete capire" scosse la testa mentre Jason impugnava l'arma e la puntava alla sua testa.
"Jason, ti prego, non farlo, dovete aiutarmi, hanno tuo, hanno scoperto che era lui uno di quelli che lavoravano con Jason in Messico" ci informò e distolsi lo sguardo dai suoi occhi.
"Perché dovresti voler aiutarlo?" Chiese Jason confuso e lei sospirò pesantemente.
"Perché non voglio che mio figlio cresca senza un padre"

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