we have him

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"Che cosa?" Chiese Selena con la fronte corrugata mentre la guardava sconcertata proprio come me.
"Jason" mi chiamò ma scossi la testa mentre facevo un passo indietro.
"Perché non me lo hai detto prima?" Le chiesi e lei sospirò pesantemente distogliendo lo sguardo dai miei occhi.
"Dov'è il bambino?" Chiesi freddamente.
"Las Vegas" rispose e risi scuotendo la testa.
"Col cavolo che ci torno a Vegas" dissi acidamente e vidi i suoi occhi diventare lucidi.
"Jason, siete o voi o loro"
"Wow" roteai gli occhi sbuffando sonoramente.
"Tu cosa faresti al mio posto!?" Alzò la voce esasperata mentre mi guardava attentamente mentre le lacrime minacciavano di uscire.
"Non avrei avuto un bambino" risposi ovvio mentre entrambe mi guardavano sconcertate.
"Gomez, tu vai a Vegas, prendi il potto e corri finché puoi, tu vattene da qui, mi occupo io di Joaquin"
Selena's p.o.v.
Camminavo velocemente per l'aeroporto di Mosca, facevo su e giù per via dell'ansia.
Indossavo parrucca bionda e indossavo le lenti a contatto che rendevano i miei occhi azzurri, secondo il mio passaporto russo, il mio nome era Katyusha Volov ed ero una ragazza di 23 anni di San Pietroburgo.
Sospirai pesantemente e presi il telefono per vedere se avevo messaggi ma non c'era niente, ci eravamo messi d'accordo di non contattarci finché non sarei stata al sicuro insieme al bambino, potrebbe sta controllare il mio telefono.
Avevo paura, avevo tanta paura, e se facessero del male al bambino mentre era sotto la mia custodia? E se Jason si facesse del male? E se uccidessero mio fratello? O Ronnie?
Non sopportavo mio fratello per ciò che aveva fatto in Messico ma dopo tutto stava facendo il suo lavoro, io lo avevo odiato per quello, lo avevo torturato, lo avevo consegnato alla morte, quando era venuto da me lo avevo mandato via.
Mi sentii l'aria mancare e i respiri del mio cuore aumentare, come avevo potuto? Ero peggio dei miei genitori.
"Katyusha!" Sentii una voce che all'inizio non riconobbi, la paura si impossessò di me, mi fermai guardandomi intorno terrorizzata e il terrore aumentò quando sentii la mano di qualcuno sulla mia spalla, mi girai di colpo verso la persona pronto a colpirlo ma non lo feci quando capii chi era.
"Che ci fai tu qui?" Chiesi sgranando gli occhi incredula e lui sorrise falsamente facendo spallucce.
"I tuoi occhi" corrugai la fronte perplessa notando che uno dei due occhi era azzurro, lui distolse lo sguardo dai miei occhi e guardò a terra.
"Sono bellissimi" sorrisi debolmente ma lui fece finta di non averlo sentito.
"Il pilota non aspetta noi, muovi il culo" mi fece cenno di camminare e lo feci mentre ci dirigevano verso il check in. Mi chiesi che cavolo ci facesse lì con me e il perché non era insieme a suo fratello, poi pensai a ciò che era successo, Jason per qualche strano motivo era arrabbiato con lui, sapevo benissimo che Jason voleva proteggerlo e impedirgli di fare cose orribili ma non era la prima volta che succedeva, in più se quel mostro del padre di Jason non lo avrebbe preso, Zayn sicuramente non lo avrebbe ucciso.
"Seriamente, non dovresti essere qui con me" lo guardai seriamente e lui alzò un sopracciglio guardandomi oltraggiato.
"Come se avessi altra scelta, chiama il tuo specie di ragazzo e digli che faccio schifo come babysitter" disse acidamente mentre dava il passaporto americano alla persona che c'era alla dogana.
"È il mio ragazzo" lo corressi e vidi un sorriso spontaneo crescere sulle sue labbra mentre mi guardava incredulo.
"Dio, finalmente" sospirò facendomi ridere.
La donna controllò anche il mio passaporto dopo aver finito con quello di Zayn, mi si gelò il sangue, e se mi avesse chiesto di parlare in russo? E se mi avesse fatto domande? E se avesse scoperto che era falso?
"вы пришли из Санкт-Петербурга" disse la donna e corrugai la fronte perplessa non capendo cosa aveva detto.
"она немой, она не знает, как говорить по-русски" disse Zayn facendola ridere mentre io li guardavo confusi ma in ogni caso ci fece passare.
Salimmo in aereo, controllai il telefono per l'ultima volta e sospirai pesantemente notando che non avevo nessun messaggio da parte di Jason, ero in ansia, ero molto in ansia, sentivo il mio cuore battere così dannatamente, volevo solo sapere, volevo sapere se era ancora vivo.
Misi il telefono in modalità aereo, mi girai verso Zayn e lo vidi con la testa appoggiata al finestrino mentre teneva gli occhi chiusi, i suoi occhi, non ci potevo credere che non mi ero mai accorta delle lenti e non ci potevo credere che mi aveva mentito anche su quello.
"Perché indossi le lenti?" Chiesi dopo essermi leccata le labbra ma lui ignorò la mia domanda, cosa che mi fece spazientire.
"Zayn" lo chiamai sbuffando sonoramente e fece lo stesso prima di aprire gli occhi e rotearli.
"Perché li odio" rispose ovvio e scossi la testa incredula.
"Mi spieghi che cazzo di problemi hai? Sono bellissimi, sei uno delle poche persone al mondo che ce l'hanno, ti rendono speciale, unico, come puoi odiarli?" Chiesi e distolse lo sguardo prima di prendere un grosso respiro.
"Prova ad essere un bambino mussulmano con origini Pakistane, che ha un padre militare, una madre fuori di testa, degli occhi che ti fanno sembrare malato e vedrai come fai ad odiarli. Prova a crescere in un posto Cattolico, prova a sentirti chiamare ogni Santo giorno della tua vita -terrorista- e vedrai come riuscirai ad odiarti" rispose alla mia domanda e i miei occhi diventarono lucidi mentre lo guardavo dispiaciuta.
"Zayn mi dispiace" misi una mano sulla sua spalla ma fece spallucce come se nulla fosse.
"Io sto benissimo, non odio mio padre perché è Mussulmano, non odio mia madre per essere malata, non odio tanto meno i miei occhi per essere diversi, semplicemente odio voi per avermi fatto sentire diverso, come se ci fosse qualcosa di sbagliato in mio padre, nella mia religione, nei miei occhi" mi guardò negli occhi e sospirai pesantemente distogliendo lo sguardo, sapevo benissimo cosa significava crescere con quel tipo di odio, gli ispanici non erano poi così ben voluti in Alaska, quelli ricchi tanto meno.
"In ogni caso non dovresti cambiare per nessuno" dissi e annuì consapevolmente.
"Lo so benissimo e non l'ho fatto" scosse la testa e feci lo stesso visto che ero in disaccordo.
"Non eri così" gli ricordai e rise.
"Ti devo ricordare che ci sono due me nella mia testa?" Chiese ridendo e sospirai pesantemente.
"Me ne sono scordata" dissi chiudendo gli occhi per la stanchezza.
"Si nota che non hai la testa qui, Gomez"
"Voglio sapere di Jason" dissi esasperata aprendo gli occhi di nuovo.
"Andrà tutto bene, prendiamo tuo nipote, ci nascondiamo, aspettiamo la chiamata di Jason, poi tu torni dal tuo ragazzo e io a casa mia" fece spallucce come se nulla fosse e roteai gli occhi.
"Come se fosse semplice"
"Dio, non farti paranoie, se qualcosa andrà storto, tu corri e io li distraggo così che posso portarti a casa da Jason sana e salva"

B I Z Z L EDove le storie prendono vita. Scoprilo ora