"Ok, questo non me lo aspettavo" dissi ma subito dopo notai che Keta si era svegliato.
"Nemmeno io, non lo facevo un tipo smielato" scherzó lui facendo roteare gli occhi a McCann che si girò verso di lui guardandolo male.
"Pff, e non lo sono, devo solo farmi perdonare, se no con chi andrò a letto in Messico?" Chiese e sgranai gli occhi per poi dargli un altra sberla che lo colse di sorpresa proprio come la prima volta.
"Hai finito di picchiarmi Gomez?" Chiese alzando un sopracciglio e scossi la testa incredula.
"Non lo so, hai finito di trattarmi come una troia?" Chiesi a mia volta e roteò gli occhi per poi mettersi comodo e chiudere gli occhi.
Sembrava essere esausto, si notava dalle occhiaie che aveva sotto gli occhi e il fatto che faticava a tenere gli occhi aperti.
Sorrisi debolmente quando finalmente si addormentò, lo coprii con la felpa che si era tolto visto che in aereo faceva freddo, lo vidi scivolare fino a quando non appoggiò la sua testa sulla mia spalla mentre dormiva beatamente, sorrisi un'altra volta per poi spostare i capelli dalla fronte.Passarono ore, lui dormiva ancora stranamente, Keta invece si guardava intorno, chi sa da quanto tempo era che non saliva in un aereo. Lo vidi girarsi versi di me e guardarmi mentre io giocavo con i capelli morbidi di McCann.
"Non capisco" disse e corrugai la fronte per poi guardarlo confusa.
"Per McCann sei soltanto un'altra delle tante persone con cui andare a letto, per te lui sembra molto più di quello" disse e sospirai pesantemente distogliendo lo sguardo e guardando Jason.
"Jason è molto più di quello" presi un grosso respiro dopo essermi leccata le labbra.
"Prima di tutto questo era mio amico, mi ha salvato la vita" dissi e lo vidi guardarmi dispiaciuto.
"Però per lui sarai sempre e solo quello" disse facendomi sospirare pesantemente.
"Io credo che può cambiare" confessai sorridendo debolmente.
"Sembri tua madre, credeva che lui poteva cambiare ma non l'ha mai fatto" disse e sospirai scuotendo la testa.
"Non nominarli" dissi acidamente e lui rise per poi alzare le mani in segno di resa.Eravamo a Las Vegas per fare lo scalo, dovevamo aspettare sei ore prima di prendere il prossimo aereo, mi guardai intorno, tutti ci guardavano, tutti sapevano chi era. Era seduto accanto a me mentre picchiettava il piede a terra, lo fece per almeno trenta minuti, poi si alzò di colpo dopo essersi passato la mano tra i capelli, sia io che Keta corrugammo la fronte confusi e lui scrollò le spalle.
"Vi va di fare un giro per la città?" Chiese e scossi la testa perplessa e lui sbuffó sonoramente roteando gli occhi.
"Andiamo, è Las Vegas! Dobbiamo aspettare sei ore" disse e mi girai verso Keta e notai che mi stava fissando come se volesse sapere il mio parere.
"Non credo che sia una buona idea" confessai e lui roteò gli occhi di nuovo per poi voltarsi e cominciare ad allontanarsi.
"Che palle" bisbigliai alzandomi seguita da Ketusha e afferrai la mano di Justin quando fui vicino a lui, si girò verso di me per poi sorridere vittorioso.
"C'è sempre tempo per fare shopping" feci spallucce e lui rise per poi cingere le mie spalle con il suo braccio.
Uscimmo fuori dall'aeroporto e prendemmo un taxi che ci portò in centro città nella via piena di negozi di vestiti, scendemmo dalla macchina e rimasi a bocca aperta, era bellissima.
I grattacieli ci circondavano, mi sentivo così piccola in mezzo a quei edifici enormi, era pieno di persone e mi sentivo comunque così dannatamente sola.
Continuavo a guardare in alto i grattacieli finché non mi sentii chiamare da Keta, li raggiunsi e cominciai a camminare ma poi mi accorsi che era Jason che si era fermato, corrugai la fronte e mi fermai anche io per poi guardare dove guardava lui, era un edificio distrutto, mancavano alcune parti di muro, le finestre erano rotte, all'inzio non capii ma dopo sì e sospirai pesantemente, soprattutto quando lessi il graffito che diceva "uccidete McCann".
"Jason" lo chiamai avvicinandomi a lui ma non si mosse
"Jason" misi una mano sulla sua spalla e notai i suoi occhi lucidi che in quel momento mi sentii in colpa.
"Ei, guardami" afferrai il suo volto con le mie mani ma lui continuava a guardare dietro di me.
"Ti prego, guarda me" accarezzai la sua guancia e finalmente mi guardò negli occhi.
"Non sono stato io" scosse la testa e si leccò le labbra prendendo un grosso respiro.
"Non lo avrei mai fatto, era troppo vicino alla città, ci vivevano troppe persone innocenti" sospirò pesantemente e distolse lo sguardo dai miei occhi per poi tornare a guardare il palazzo. Non riuscivo a vederlo così, non se lo meritava, aveva già scontato la sua pena, e poi non era stato lui.
Lo strinsi forte a me e ne fu sorpreso ma ricambiò l'abbraccio e sorrisi debolmente.
"Grazie" disse anche se non capii il perché.
"Non lo avresti mai fatto prima" spiegò e sorrise debolmente facendo sorridere anche me.
"Ma non volevate fare shopping?" Sentimmo la voce di Keta e mi girai verso di lui per poi guardarlo malissimo.
"Io in realtà vorrei incontrare qualcuno prima, voi fate pure shopping" disse e corrugai la fronte ma feci spallucce per poi annuire.
Mi diressi verso il primo negozio ma uscii subito dopo, c'era ancora la collezione autunno inverno, a me servivano vestiti estivi, cosa che non indossavo mai visto che il massimo caldo che faceva in North pole era 20 gradi centigradi.
Entrai nel negozio di primark, lo avevo sempre adorato, vendevano vestiti bellissimi a prezzo basso, la qualità non era il massimo ma di quello non mi importava, stavo semplicemente comprando dei vestiti che avrei indossato nei giorni in un cui sarei stata in Messico.
Passarono due ore, avevo comprato per lo più pantaloni e magliette ma avevo bisogno anche di abiti, conoscevo i miei parenti, avrebbero organizzato una festa per il mio ben tornato e Dio sa che altro.
Entrai in un negozio che sembrava avere abiti decenti, Keta si lamentava visto che stava trasportando le buste e mi chiedeva se avevo finito ogni cinque minuti.
"McCann, finalmente!" Lo sentii dire e vidi Jason avvicinarsi a noi.
"Hey!" Salutò sorridendo per poi guardare le buste.
"Credo che avrai bisogno di una valigia" scherzò e Keta sbuffò.
"Siamo dei evasi e siamo nel cuore di Las Vegas a fare shopping" disse e Jason si avvicinò a noi per poi poggiare il suo braccio intorno alle mie spalle.
"È proprio per questo che dobbiamo comportarci come dei normali turisti che visitano Las Vegas" spiegò e annui visto che aveva regione.
Vedemmo un ragazzo avvicinarsi a noi, assomigliava parecchio a Gabe, vidi Jason sorridere e andare verso di lui.
"Grazie per essere venuto" disse e il ragazzo fece spallucce.
"Lo faccio con piacere" sorrise, era adorabile, sembrava così piccolo.
"Bene, allora Keta, vai ovunque vuoi ma sappi che lui ti seguirà ovunque, prova a scappare e sappi che ti cercherei fino a in capo al mondo" lo guardò negli occhi e disse quelle parole con tale freddezza che lo fecero deglutire prima di annuire e andare fuori seguito da quel ragazzo.
Vidi bizzle seguirli con lo sguardo fino a quando furono fuori, poi si girò verso di me e sospirare pesantemente facendomi corrugare la fronte non capendo.
"Il volo è stato rimandato per via del forte vento in Messico" mi avvisò e sgranai gli occhi incredula.
"Merda" bisbigliai sospirando pesantemente proprio come aveva fatto lui poco prima.
"Beh, vuoi continuare a fare shopping?" Chiese e annui incerta.
Provai vari vestiti mentre continuavo a pensare. Sentivo l'ansia impossessarsi di me. E se qualcosa fosse andato storto? E se Keta avesse scoperto il piano? Cosa sarebbe successo dopo? Cosa sarebbe successo a lei? E alla sua famiglia? E al cartello?
Cominciai ad avere paura per la mia incolumità, tutti avrebbero scoperto chi aveva smantellato il cartello, e se altri cartelli si volessero vendicare?
Feci vari grossi respiri cercando di mantenere la calma ma senza alcun risultato, mi tolsi velocemente l'abito che stavo provando, mi sentivo soffocare. Feci altri respiri cercando di calmarmi, mi passai la mano tra i capelli per poi aprire leggermente la tenda e trascinare dentro il biondino che mi stava aspettando.
"Adesso so cosa ci trovava Zayn in te" ghignó mentre mi guardava e sgranai gli occhi per poi coprire i suoi occhi, cosa che provocò la sua risata.
"Cosa ne dici di vestirti mentre io mi godo lo spettacolo?" Chiese e sgranai gli occhi per poi colpirlo dietro la nuca.
"Sta zitto e chiudi gli occhi" lo zittii facendolo ridere e lui alzò le mani in segno di resa per poi tenere gli occhi chiusi mentre mi vestivo.
"Ho una brutta sensazione" confessai mentre muli legavo le scarpe e lui corrugó la fronte.
"Ho il terrore che qualcosa possa andare storto" spiegai e scosse la testa
"Non ci sarà nemmeno il tempo per far andare le cose storte, scopriremo il nome del nuovo capo e lo diremo alla CIA" disse e mi alzai in piedi. Lo guardai negli occhi mentre respiravo lentamente.
"Gomez" mi chiamò afferrando il mio volto con le sue mani in modo da guardarlo negli occhi.
"Se vuoi tirarti indietro, fallo ora" disse e scossi la testa.
"Voglio vederli marcire e soprattutto voglio vedere la reazione di mio padre quando smantelleranno il suo cartello" confessai e lo vidi sorridere compiaciuto.
"Voglio portargli via qualcosa come ha fatto lui con me" aggiunsi mentre lui mi guardava orgoglioso.
"Dio, se avessi saputo che hai un lato del genere fin dall'inizio forse mi saresti piaciuta di più" scherzò e scossi la testa uscendo dal camerino e presi anche i vestiti che avevo provato, lui invece prese le buste.
Dopo una lotta di dieci minuti davanti alla cassa sul chi pagare, pagó lui, uscimmo di lì e andammo a prendere un autobus che ci avrebbe portato chissà dove.
Lo vidi guardare fuori dal finestrino mentre ci reggevamo sull'asse rossa, sentivo lo sguardo di tutti addosso e ciò mi irritava parecchio.
"Ti manca questo posto?" Chiesi e scosse la testa mentre continuava a guardare fuori.
"Questo posto non è il luogo a cui appartengo" rispose semplicemente.
"Non è mai stata casa" aggiunse girandosi verso di me e guardandomi negli occhi.
"Casa non è il luogo ma le persone" dissi ma scosse la testa.
"Casa è dove c'è il tuo cuore" mi corresse e alzai un sopracciglio.
"E dov'è il tuo?" Chiesi sorridendo un po'.
"In Canada" rispose semplicemente per poi sorridere un po'.
"Il che è buffo visto che non posso tornarci" a aggiunse e corrugai la fronte.
"Dopo ciò che è successo qui sono stato esiliato, non possó tornare a casa" spiegò e sgranai gli occhi incredula e oltraggiata.
"Ma non è giusto!" Dissi e lui sospirò per poi fare spallucce.
"Sono Jason McCann, troverò un modo, trovo sempre un modo" disse prima di scendere dall'autobus seguito da me.
Camminammo un po' e fermammo davanti a una casa che aveva le bandiere inglesi e canadesi appese alla porta.
Era un quartiere adorabile, la casa lo era anche, non era molto grande ma non era nemmeno piccola. Mi girai verso di Jason e lo vidi guardarsi intorno con lo sguardo pieno di nostalgia, chi sa da quanto tempo non ci andava, chi sa com'era la loro vita quando vivevano in quella casa adorabile.
Girò la testa e guardò la porta e sorrise toccando le bandiere per poi scuotere la testa e mettere la mano in tasca e prendere una chiave dalla tasca della giacca prima di aprire la porta.
"Benvenuta a casa mia" mi fece cenno di entrare e lo feci, notai i vari mobili coperti da lenzuoli bianchi e impoveriti.
"Wow, hanno avuto il tempo di coprire i mobili e non poter venirmi a salutare" disse più a sé stesso che a me mentre chiudeva la porta alle dite spalle.
"Fai come se fossi a casa tua, l'acqua e la luce sono attaccate, io vado a prendere qualcosa da mangiare" disse e misi giù le varie buste.
"Posso venire con te?" Chiesi e scosse la testa.
"Non dovrebbero in giro con me" rispose semplicemente e feci spallucce.
"Non m'importa di ciò che la gente pensa"
"Gomez" mi richiamò ma ero già fuori, cosa che lo fece sbuffare sonoramente e uscì anche lui per poi chiudere di nuovo.
"Perché t'importa così tanto di ciò che la gente pensa?" Chiesi confusa visto che lui ammetteva sempre il contrario.
"Non mi importa di ciò che pensano di me, ma più che altro di ciò che diranno di te" mi indicò e sbuffai sonoramente.
"Che si fottano, non sei poi così male e anche tu puoi fare amici" dissi e lui alzò un sopracciglio guardandomi divertito per poi ridere.
"Disse quella che mi voleva vedere marcire in prigione e che non accettava il fatto che fossi libero" scherzò facendomi ridere e lo colpii scherzosamente sulla spalla per poi cominciare a camminare al suo fianco.
Vidi delle ragazze vestite in modo alquanto provocante passare accanto a noi e roteai gli occhi quando lo vidi guardarle, loro se ne accorsero e sorriso per poi fargli un cenno con la mano, lui si leccò le labbra e fece per andare verso di loro facendomi sbuffare e afferrarlo per il braccio.
"Oh andiamo!" Protestó guardandomi male.
"Dobbiamo andare a prendere da mangiare" gli ricordai e lui incrociò le braccia al petto dopo che lasciai il suo braccio.
"Senti cosa, solo perché non c'è il tuo Malik per andarci a letto non significa che io non ci andrò" sbuffò sonoramente e sgranai gli occhi scuotendo la testa.
"Non sono mai andata con Zayn!" Dissi oltraggiata e lui mi guardò scettico.
"Sono seria" aggiunsi e mi guardò sorpreso.
"Non so se dovrei sorprendermi per la tua forza di volontà o la sua" disse e lo guardai confusa.
"Chi non andrebbe a letto con Zayn?" Chiese e lo guardai ovvia.
"Io" risposi e rise scuotendo la testa.
"Vuoi dare i voti, Gomez?" Chiese alzando un sopracciglio e lo colpi sulla spalla di nuovo.
"No, voglio solo aspettare la persona giusta" risposi e lui roteò gli occhi scuotendo la testa.
Continuammo a camminare in silenzio fino ad una pizzeria dove ordinammo tre pizze. Vidi varie persone guardarci, Jason continuava a picchiettare il pollice sul bancone e a guardarsi intorno durante i 20 minuti che il pizzaiolo Giovanni ci mise a fare le pizze.
Le prese velocemente per poi pagare e uscire da lì, un sospirò di sollievo uscì dalle sue labbra appena mise piede fuori da quella pizzeria.
Sembrava avere seri problemi d'ansia, si notava dal modo in cui picchiettava il dito e da come si guardava spesso intorno come se avesse il terrore di essere osservato da qualcuno ma infondo come biasimarlo? Tutti in quella città lo volevano morto.
La prima volta che lo incontrai e i giorni dopo non lo avrei immaginato così.. beh, così vulnerabile. Probabilmente era una delle persone più vulnerabili che conoscevo, era terrorizzato, aveva paura di essere abbandonato anche se non lo avrebbe ammesso mai, proprio come non avrebbe mai ammesso il fatto che gli importava ciò che la gente diceva di lui.
Un'altra cosa che non mi ero aspettata era il fatto che era un donnaiolo, voleva andare con chiunque gli passava davanti.
Per tornare a casa sua facemmo un'altro tragitto e passammo davanti a Starbucks, mi fermai di colpo sorridendo, non ci ero mai stata e lo avevo sempre voluto.
"Che fai?" Chiese fermandosi anche lui e mi vide guardare il fastfood.
"Sei seria?" Chiese e mi girai verso di lui annuendo.
"Ti prego" lo supplicai e sbuffò per pii farmi cenno di andare, sorrisi ampiamente e mi diressi verso il bar seguita da lui.
Entrammo dentro e dire che eravamo fissati da tutti era inutile, cominciammo ad avvicinarci alla cassa per ordinare, vidi i genitori avvicinare a sé i propri bambini mentre la gente bisbigliava.
"Tu ordina, io vado a sedermi" disse e annui.
"Tu cosa prendi?" Chiesi e si girò visto che aveva già cominciato ad allontanarsi.
"Solo caffè" rispose prima di dirigersi verso un tavolo libero, li vidi sedersi, appoggiò le braccia sul tavolo e poi ci appoggiò la testa assumendo la mia tipica posizione da scuola.
Oridinai le bevande, la cameriera mi chiese se doveva scriverci i nomi e le dissi di metterlo solo sul mio, lei annuì per poi dirmi che ce li avrebbe portato al nostro tavolo così io mi diressi verso il tavolo, mi sedetti sullo sgabello e picchiettai l'indice sulla sua spalle facendogli alzare la testa.
"Se vuoi possiamo andarcene" dissi ma scosse la testa.
"Perché dovremmo?" Chiese guardandomi negli occhi con quei occhi profondi ma vuoti.
"Non sembri stare bene" risposi sinceramente e lui scrollò le spalle.
"Sto bene" disse semplicemente e annui incerta, la cameriera ci portò le bevande e lo vidi guardare bene il contenitore della bibita prima di bere un sorso di caffè, corrugai la fronte ma non chiesi niente. Bevvi la mia bevanda in silenzio, lui fece lo stesso, era strano. Lui cercava sempre un modo per stuzzicarmi e darmi noia, eppure era cosi silenzioso.
"C'è qualcosa che ti turba" dedussi e lui sospirò prima di alzare lo sguardo dal bicchiere e mi guardò negli occhi.
"Non mi piacciono i luoghi affollati" rispose e feci per alzarmi così potevamo andare via ma scosse la testa.
"È tutto ok" disse e lo guardai tristemente.
"Oh andiamo splendore, non guardarmi così, so che adori vedermi così"
"Non è vero" scossi la testa e lui alzò un sopracciglio guardandomi scettico prima di bere un altro sorso di caffè.
"In realtà mi dispiace" confessai e lui scrollò le spalle.
"Sto benissimo"
"Lo sai che quelli che dicono di stare benissimo sono quelli che stanno peggio di tutti?" Chiesi e lui roteò gli occhi per poi finire la bevanda.
"Ho già una psicologa"
"Veramente?" Chiesi e annuì.
"Ho un disturbo che si chiama disturbo esplosivo intermittente, è per questo che ho scatti d'ira" rispose e si alzò in piedi.
"Andiamo?" Chiese e annui prima di finire la bevanda e mi alzai anche io.
Ci dirigemmo verso l'uscita, buttai il bicchiere e lui fece lo stesso, fu allora che notai ciò che c'era scritto, la rabbia cominciò ad impossessarsi di me, presi il bicchiere dove c'era scritto -muori, mostro- e mi diressi verso la cameriera con passo svelto.
"Gomez dove vai?" Sentii la voce di Jason ma lo ignorai.
"Hey, tu!" Chiamai la cameriera e si girò verso di me con sguardo innocente.
"Sì?" Disse sorridendo e la guardai con odio.
"Togli quel sorriso innocente dal tuo volto perché sei tutto tranne che innocente" dissi e lei corrugó la fronte.
"Ti sembra normale? Huh? PENSI DI CONOSCERLO?" Urlai e il suo sguardo cambiò.
"Sì" rispose semplicemente.
"Selena andiamocene" mi afferrò per il polso ma spostai velocemente il braccio.
"No!" Scossi la testa e tornai a guardare lei.
"Dovresti vergognarti" sputai quelle parole come veleno e lei rise guardandomi incredula.
"Io? Sei tu quella che va in giro con un mostro, non io" mi indicò e la guardai con odio mentre tutti ci guardavano.
"Cosa ti rende migliore di colui che chiami mostro quando sei tu che gli auguri di morire, huh! Ha scontato la sua pena, e si pente amaramente di ciò che ha fatto e sta facendo di tutto per cambiare!" Dissi e lei rise divertita.
"Gomez, seriamente, andiamo via di qui"
"Non finché spacco la faccia a questa bastarda"
"La sua pena era la pena di morte eppure lo vedo vivo e vegeto"
"Sì, il vostro sistema giudiziario fa cagare il cazzo, abbiamo finito ora? Andiamo via, Gomez, ora" Marcò bene l'ultima parola.
"Scommetto che nemmeno si pente di ciò che ha fatto, delle famiglie che ha distrutto" disse lei con odio e stavo per darle uno schiaffo dritto in faccia ma lui mi fermò.
"Siamo qui in vacanza, non per vederti dentro" mi ricordò e lo guardai incredula.
"E per la cronaca, ha ragione" aggiunse lasciando il mio polso e corrugai la fronte.
"Non me ne pento nemmeno un po', l'ho detto più volte, se lo meritavano"
"Hai ucciso mio padre!" Urlò lei e lui rise divertito.
"Non era nemmeno tuo padre" disse e lei corrugó la fronte.
"Cosa?" Chiese confusa e lui fece spallucce.
"Chiedi a tua madre" disse semplicemente prima di prendere la mia mano e uscire fuori da lì mentre mi sentivo stordita.
Camminammo in silenzio mentre lui faceva arrotolare la busta che conteva le pizze, io, invece, respiravo affannosamente mentre camminavo mano nella mano con lui, solo allora mi accorsi che non aveva lasciato la mia mano e sorrisi debolmente guardando le nostre mani.
"Mi spieghi che volevi fare?" Chiese quando fummo davanti a casa sua e prese la chiave di casa.
"Spaccare la sua faccia" risposi sinceramente e lui rise entrando dentro dove vedemmo Keta e i mobili scoperti.
"Perché CIA non ha ancora mandato un mandato d'arresto negli stati uniti per poi?" Chiese alzandosi in piedi e avvicinandosi verso di noi e sentii la paura aumentare, strinsi di più la mano di McCann e lui fece lo stesso per poi accarezzare il mio dorso con il suo pollice.

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B I Z Z L E
Fanfiction"Lo chiamano Bizzle" "chi?" Chiesi confusa mentre loro mi guardavano increduli. "Jason McCann" rispose Zayn e mi girai verso di lui mentre corrugavo la fronte. "Verrà a scuola qui?" Chiesi alzandomi in piedi e lui annuì. "Non ci posso credere, non p...