I'm sorry

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"Lo sentii ancora, non è così? Le senti ogni volta che qualcuno ti sfiora" rise scuotendo la testa.

Sentivo la rabbia crescere dentro di me ogni volta che ci pensavo ma sembrava andare un po' meglio ogni volta che colpivo il sacco da boxe nero che avevo davanti a me.

divertente vederti così, McCann, credevi di essere così coraggioso, una sorta di mito ma se solo un ragazzino, un ragazzino rotto e che non potrà essere aggiustato"

Colpii il sacco più forte di prima e sentii il sangue fuoriuscire dalle nocche della mia mano dominante, la pelle bruciata bruciò sentendo l'aria toccarla, fece male all'inzio, poi fece ancora più male ogni volta che colpivo quello stupido sacco ma non mi importava, non volevo che fosse solo quello stupido sacco ad essere colpito.

"Siamo riusciti a distruggerti usando le stesse cose che tu ami, la tua famiglia, quella insolente di mia figlia, il sesso"

Un urlo di disperazione uscì dalle mie labbra, spinsi il sacco con violenza facendolo scivolare sull'asse d'acciaio sul quale era appoggiato. Camminai verso di esso, lo sganciai dall'asse per poi farlo cadere a terra, mi misi a cavalcioni su di esso e cominciai a colpirlo, così sembrava molto più reale, lo faceva sembrare una persona, non un cazzo di sacco che non provava nessun tipo di dolore.

"Sei deviante, McCann. Credi veramente che lei ti starà accanto sempre? Lo sappiamo entrambi che non è così"

"Jason dove stai andando? Non crederai veramente a ciò che ha detto lui? Non ti lascerei mai e poi mai e questo tu lo sai benissimo"

"O davvero? No perché sai? Mio fratello pensava lo stesso"

"Senti venire qui è stata una idea di merda, andiamocene via di qui" mise la sua mano sulla mia spalla ma la spostai un po' troppo violentemente.

"Non mi devi nemmeno sfiorare, Gomez. Infondo è tutta colpa tua, se non fossimo entrati non sarebbe finita così, io non sarei finito così. Ha ragione lui, sono rotto e non posso essere aggiustato"

Lo colpii più forte delle altre volte, così forte che sentii la mano farmi male, solo allora notai tutto il sangue sul sacco e quello che fuoriusciva dalle mie mani, feci dei grossi respiri e mi alzai per poi andare in bagno e lavarmi le mani, la pelle bruciò quando venne a contatto con l'acqua ma niente faceva più male di ciò che sentivo dentro di me.
Andai nella piccola cucina dell'appartamento dopo aver preso la scatola di medicine che mi servivano a mantenere la calma.
"Senti, non possiamo continuare così" disse esasperata mentre bevevo dell'acqua per mandare giù la medicina.
"A no?" Chiesi con un sopracciglio alzato e misi giù la bottiglia dopo averla chiusa.
"Io non ti capisco" scosse la testa mentre incrociava le braccia al petto.
"Ho fame, Gomez, vado a mangiare" dissi semplicemente ma mi afferrò per il polso, mi girai verso di lei avvicinandomi pericolosamente a lei mentre la guardavo malissimo ma non lasciò il mio polso.
"Lasciami andare" la guardai negli occhi e scosse la testa con gli occhi lucidi.
"Mai" disse guardandomi negli occhi e distolsi lo sguardo roteando i miei occhi.
"Jason lascia che ti aiuti" sembrava più un supplico che una richiesta, tornai a guardare i suoi occhi marroni e i mi leccai le labbra.
"Non devo essere aiutato, sto bene" feci spallucce e lei mi guardò incredula scuotendo la testa.
"Pensavo che avessi smesso di mentirmi"
"Sì e io credevo che tu avessi smesso di comportarti come se fossi questo ragazzino che è sul filo e sta per cadere e tu vuoi salvarlo. Il punto è che io non devo essere salvato Gomez, non ho bisogno di nessuno, sono Jason McCann, anche se dovessi cadere, tornerei in piedi anche senza di te" spostai il braccio liberandomi dalla sua presa e la sentirei sospirare pesantemente.
"E io allora? Io non potrei mai permettermi di farti cadere eppure stai crollando davanti ai miei occhi e non mi permetti di fare niente!" Disse esasperata e roteai gli occhi.
"Come ho detto, ho fame, vado a mangiare" dissi semplicemente e mi allontanai da lei.
"Ti stanno sanguinando le mani" disse semplicemente e sospirai pesantemente, bisbigliai un -merda- mentre mi fermavo.
"Vieni qui, ti metto le bende"
Sbuffai sonoramente e mi girai per poi tornare da lei, cosa che avrei sempre fatto, mi sedetti sul bancone e lei andò in camera sua a prendere le bende e del disinfettante.
"Mi hai fatta incazzare da morire l'altro giorno e ho detto cose che non pensavo veramente" disse mentre metteva la benda intorno alla mia mano destra.
"Oh, intendi il -avrei dovuto lasciarti morire in Messico- o il -Perché continuo a perdere il mio tempo con te-?" Chiesi alzando un sopracciglio e lei sospirò pesantemente alzando lo sguardo dalla mia mano.
"Non me lo renderai facile, non è così?" Chiese e risi scuotendo la testa.
"Nemmeno un po'" risposi alla sua domanda e sospirò di nuovo, tornò a guardare la mia mano e sospirai anche io .
"Mi dispiace tanto" disse semplicemente e scrollai le spalle come se non mi importasse ma non era così.
"Ho capito una cosa con gli anni" presi un grosso respiro e leccai le labbra per poi spostare la mano destra così che potesse mendare anche l'altra.
"Non è vero che quando siamo arrabbiati diciamo cose che non pensiamo, noi crediamo che sia così ma non è vero, una parte di noi lo pensa anche se noi non ce ne accorgiamo" dissi e lei alzò lo sguardo per potermi guardare negli occhi, erano lucidi eppure non mi importava.
"Mi dispiace tanto" una lacrima le rigò il volto e feci spallucce per poi scendere dal bancone.
"Continueremo a non parlarci anche se viviamo sotto lo stesso tetto?"  Chiese e finsi di pensarci per poi sorriderle falsamente
"Puoi sempre andare a vivere da qualche altra parte se vuoi" proposi e lei mi guardò malissimo.
"Non vivrò da sola in un paese che non conosco dove si parla una lingua che non so parlare"
"Oh quindi stai con me solo perché ti servo?" Chiesi alzando un sopracciglio e roteò gli occhi sbuffando.
"Perché tu ascolti solo ciò che vuoi ascoltare tu?" Chiese esasperata
"Perché voglio vederti impazzire, mi sembra ovvio" risposi alla sua domanda e sbuffò di nuovo.
"Non hai idea di come ci si senta nell'amare qualcuno che non ti ama"
"Questo non è colpa mia"
"Non ho detto questo" scosse la testa e feci lo stesso.
"Hai ragione , non so come ci si sente, perché sai? Sono stato così amato negli ultimi otto anni della mia vita" dissi e sospirò distogliendo lo sguardo da me mentre scuoteva la testa.
"Adesso, seriamente, posso andare a mangiare? Sto morendo di fame"
"Posso venire con te?" Chiese timidamente mentre guardava per terra.
"Ce ne hai messo un po' a chiedermelo, Gomez" risposi alla sua domanda e lei sgranò gli occhi guardandomi incredula.
"Ma sei serio?" Chiese venendo verso di me e colpendomi sulla spalla.
"Sei un bastardo"
"Lo so" dissi sinceramente e la strinsi a me.
"Però ha fatto male"
"Lo so, mi dispiace"

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