let her go

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Aprii gli occhi con difficoltà e lo vidi davanti a me, il sangue usciva dalla sua fronte e dal naso, i miei occhi diventarono lucidi, provai a muovermi ma senza alcun risultato, provai ad urlare ma non uscì niente. Lui continuava a guardarmi con quello sguardo assente che mi terrorizava a morte, sembrava essere un fantasma.
Girai il mio capo velocemente appena sentii la porta aprirsi e cercai di liberarmi per staccare la testa a quella bastarda.
"Non ti sforzare, ci ha già provato lui, non gli è andata bene" rise indicando Jason e lui la guardò con uno sguardo pieno di odio.
"Sai che ti avrebbe lasciata qui?" Chiese divertita e una lacrima mi rigò il volto quando lo guardai e lui distolse lo sguardo.
"Ti odio" provai a dire ma uscì solo uno strano verso e lei si avvicinò per poi togliere la benda con forza.
"Ti odio anche io, mocciosa" sorrise falsamente e scossi la testa incredula.
"Mi dispiace tanto" chiesi scusa a Jason ma scosse la testa.
"Non siete qui solo per colpa tua, abbiamo sempre voluto prenderlo, ecco perché l'ho investito quando l'ho visto quella sera in North pole" rise e si avvicinò a lui per poi afferrare il suo volto con forza.
"Ed ecco il McCann che tutti temono ma a me sembra così vulnerabile" scosse la testa per poi togliergli la benda anche lui.
"Eppure siete voi che volete vendicarvi per... come si chiamava?" Ghignó guardandola con sguardo famelico.
"Oliver" la guardò negli occhi mentre la guardava divertito.
"Nemmeno è morto nelle esplosioni, mi sono divertito un po' con lui, era ridotto così male che credevano fosse stata la bomba a fargli quello" rise mentre io lo guardavo senza dire una parola, sgranai gli occhi quando lei lo colpì dritto in faccia.
"Avete sempre voluto me, lei non centra niente, lasciatela andare" mi guardò e scossi la testa mentre le lacrime mi rigavano il volto.
"Jason non ci provare" scossi la testa ma non mi ascoltò.
"Eppure avevi detto di non essere vulnerabile"
"Non ho mai voluto innocenti di mezzo, e poi mio fratello la ama, non posso sopravvivere e lei no" spiegò guardandomi attentamente.
"Non è innocente per niente" scosse la testa mentre mi guardava con odio.
"Quella mocciosa ci ha rovinato tutto"
"Potevate darmi in adozione!" Dissi esasperata e lei fece cenno ad uno di loro di mettermi la benda di nuovo.
"Portatela via" gli ordinò e lo vidi slegarmi e prendermi velocemente mentre mi dimenavo.
"Jason!" Cercai di dire ma senza risultato, uscì fuori solo un verso.
"LASCIATE STARE JASON!" Riuscii a urlare mentre mi dimenavo. L'ultima cosa che vidi fu un tubo di ferro colpirlo dietro la testa facendolo svenire mentre io urlavo disperatamente.

Mi svegliai accanto alla strada sul bordo del piccolo bosco, mi alzai lentamente visto che mi sentivo stordita, lo cercai con lo sguardo ma non lo vidi da nessuna parte.
"Jason?" Lo chiamai con gli occhi lucidi ma non rispose nessuno, fu allora che tutto mi tornò ad essere chiaro, cominciai a correre attraverso il bosco, sapevo che avrei fatto prima ad arrivare all'Hotel, mentre correvo avevo terribili pensieri, orribili pensieri.
Mi fermai per riprendere fiato, appoggiai le mani alle mie ginocchia e feci dei grossi respiri, mentre io cercavo di controllare il mio respiro pensavo al fatto che lui forse nemmeno respirava più. Tornai a correre più veloce di prima dopo aver controllato le tasche cercando il telefono ma non lo trovai, non erano stupidi.
Arrivai nell'atrio del hotel e chiesi un'altra chiave elettronica, corsi velocemente di sopra sotto lo sguardo confuso dei dipendenti e degli altri clienti, feci strisciare la chiave sulla serratura e aprii la porta, era tutto distrutto, erano arrivati prima loro.
"No no no, io- io devo salvarlo" scossi la testa e chiusi la porta alle mie spalle mentre le lacrime mi rigavano il volto, sentivo come se tutto intorno a me stesse girando.
"No, no, concentrati Selena, non è il momento di svenire" mi colpii leggermente il volto con entrambe le mani, feci scorrere i capelli tra le dita e feci un urlo di disperazione. Cercai il computer ma lo trovai poco dopo distrutto e inutilizzabile.
Scesi velocemente di sotto, cominciai a correre verso la centrale di polizia, sapevo che era una mossa azzardata visto che anche quella era sotto il controllo del cartello.
Arrivai alla mia destinazione e mi fermai davanti ad un agente mentre respiravo velocemente.
"Devo- devo parlare con un agente" dissi velocemente e con il respiro corto.
"Venga con me" mi fece cenno di seguirlo e sospirai sollevata, entrammo in una stanza che sembrava essere il suo ufficio e mi fece cenno di sedermi ma scossi la testa.
"Non c'è tempo per sedersi, dobbiamo andare a salvarlo!" Gli feci cenno di andare mentre lui mi guardava scettico.
"Hanno preso Jason e gli faranno del male, so che gli faranno del male" una lacrima mi rigó il volto ma lui continuava a guardarmi scettico, sembravo pazza.
"E chi lo avrebbe preso?" Alzò un sopracciglio guardandomi negli occhi.
"I membri del cartello!" Risposi ovvia e lui rise scuotendo la testa divertito.
"Ovvio" si alzò in piedi e lo guardai confusa.
"Non abbiamo tempo per questi scherzi, se ne vada" aprì la porta ma scossi la testa.
"No, lei non capisce, non è uno scherzo! Lo uccideranno se non mi aiutate!" Dissi disperatamente e lui sospirò.
"Torni qui quando sarà lucida e sarò lieto di aiutarla" mi fece cenno di andare e lo guardai oltraggiata prima di colpirlo dritto in faccia mentre lui mi guardava incredulo.
"Sei una vergogna" dissi con odio e me ne andai a passo svelto dopo che mi ricordai il mandato d'arresto dell'Interpol.
Mi guardai intorno cercando di capire che cosa fare, ero a corto di idee, tutti i rumori sembravano essere ovattate, feci dei grossi respiri ma non riuscivo a calmarmi, anzi, i miei respiri diventarono più veloci e corti ma sembrava come se non riuscivo a respirare, mi appoggiai alla parete sporca e scivolai fino a sedermi a terra.
Era tutta colpa mia.
"Selena? Selena!" Sentii una voce e alzai la testa mentre respiravo velocemente.
"Non r- Non riesco a-" Non riuscii a parlare visto che l'aria mi mancava.
"Sel, sì che ci riesci, facciamo dei grandi respiri insieme, ti va?" Chiese dolcemente e annui roboticamente.
Facemmo vari grossi respiri e tornai a respirare lentamente, lei sorrise debolmente e fece un sospiro di sollievo.
"Cosa sta succedendo? È da due giorni che dicono di avere Jason" Ronnie disse e corrugai la fronte perplessa.
"Due giorni? Sono passati due giorni?" Chiesi confusa mentre mi alzavo in piedi, lei annuì debolmente.
"Sei una di loro, devi sapere dove lo tengono" mi riferii al fatto che anche lei faceva parte del cartello.
"È così ma loro sanno che sono affezionata a Jason, non vogliono dirmelo. Pensavo che ti avevano uccisa, è da due giorni che ti cerco" mi spiegò e sospirai pesantemente.
"Dobbiamo tornare là, avranno lasciato qualcosa dietro!" Feci per andarmene ma mi afferrò per il polso e mi girai verso di lei guardandola malissimo.
"Se tu non vuoi cercarlo sono affari tuoi, io. Io devo trovarlo"
"Volevo solo dirti che la mia macchina è lì" indicò la mustang rossa.
Arrivammo nella nostra destinazione, prese una mitragliatrice leggera e me ne diete una anche a me, le dissi che non sapevo come usarla e lei, dopo avermi guardata incredula, mi disse che potevo comunque darla in testa alla gente.
Entrammo dentro molto lentamente ma eravamo arrivatr tardi, non c'era niente, era tutto bruciato, sospirai pesantemente e feci cadere l'arma a terra mentre le lacrime mi rigavano il volto.
"Mi dispiace tanto" dissi come se lui potesse sentirmi.
"Mi dispiace tanto" altre lacrime mi rigarono il volto, mi girai verso di lei e la vidi toccare qualcosa di viscoso.
"È sangue" sospirò pesantemente e feci lo stesso.
Uscimmo fuori da lì, feci fatica a camminare, mi sentivo stanca, inutile, disperata. Io ero lì, libera e salva mentre lui era chi sa dove a subire le loro torture.
"Gomez" mi chiamò e mi girai verso di lei dopo aver preso un grosso respiro.
"Lo so che Jason per me è solo un amico e che per te è molto più di quello, ti aiuterò a trovarlo ma tu non devi fare niente di rischioso, tu sei qui e lui no perché lui ti voleva al sicuro"  "prestami il telefono" le porsi la mano e corrugó la fronte perplessa ma lo fece, prese il telefono e me lo diede per poi tornare a guidare.
Io composi il numero d'emergenza e portai il telefono all'orecchio mentre suonava.

"Qui agente speciale Gabriel Nolan, qual'è il problema?"
"Hanno Jason"

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