Mannaggia all'inquinamento

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Stavo camminando per strada e faceva ancora freddo.
Perché, per quale motivo, FACEVA FREDDO?
Incominciai ad insultare il clima per il suo pessimo andamento e di smetterla di dare la colpa "aLl'1nQUiNàM3nT0".
Continuai a camminare per parecchio, senza rendermi realmente conto di dove stessi andando.
Il Signore Dio nostro deve avermi mandato, come al solito, il mio angelo custode.
"Eren, ma dove vai?"

Mi girai e nuovamente venni ricatapultato sulla terra.
Alla mia destra c'era Armin, che mi guardava con una faccia un po' perplessa.
I suoi capelli biondi erano sempre corti allo stesso punto e lo sguardo allegro emanava gioia da tutti i pori.
Nonostante fosse mattina.

Quando mi accorsi che era proprio il mio migliore amico e non la Divina Provvidenza, lo abbracciai.
Quell'estate non c'eravamo praticamente visti a causa del suo viaggio in Africa.
Così rivederlo era tra la poche cose che desideravo della scuola.
Lui ricambiò l'abbraccio e poi si scansò, riponendomi la domanda fatta poco prima.
Io mi grattai la nuca sospirando.
"Non lo so nemmeno io, ero immerso tra i miei pensieri e non guardavo la strada."
"Beh, per fortuna stamattina sei stranamente in anticipo e quindi l'autobus non lo perdi, tranquillo."
Mi faceva ridere il suo modo di essere così premuroso nei miei confronti, lo consideravo più che un fratello, "una madre".

Per la strada verso la fermata finalmente potemmo ritornare a parlare come sempre.
"Allora, com'è andata in Africa?"
Chiesi io, non troppo realmente interessato.
"È stato bello, la nostra compagnia ha davvero fatto qualcosa per quella povera gente."
"E i compiti?"
"Cosa?"
"Li hai fatti, i compiti?"
"Perché tu no?"
Lui non sembrò spaesato da quel cambio di discorso, mi conosceva bene e non ci fece caso.
"Certo che io ti avevo avvertito. Come la metti con i professori?"
"Come fai ad essere tanto sicuro che io non l'abbia fatti!?"
Armin mi squadrò e mi volse un sguardo quasi compassionevole.
Ma volle darmi una chance.
"Quindi hai fatto i compiti?"
"No certo che no ma tu l'hai dato troppo per scontato!"
Il biondo si buttò una mano in fronte.
"Lo sapevo."

Preso lo stramaledetto autobus ci ritrovammo davanti a scuola.
C'era già parecchia gente davanti all'entrata, molti di loro non sapevo neanche chi fossero.
Probabilmente erano i ragazzi nuovi.
Ad un certo punto notai un ciuffo di capelli neri davanti a me.
"Mikasa!" Urlò Armin.
Lei si girò e ci mise un po' a riconoscerci.
Era sempre uguale lei.
Slanciata e seria. I capelli corti, neri pece. La pelle chiara e il suo viso un po' accigliato, ma gentile.
Nel nostro trio, Armin io e lei, Mikasa ci aveva sempre protetto. Mi dava fastidio ammetterlo, ma effettivamente era una con i nervi d'acciaio e una forza incredibile.
Dopo essersi resa conto che eravamo effettivamente noi, sorrise.
"Finalmente! Vi stavo aspettando!"
Io alzai le braccia non capendo.
"Ma che cazzo, mi sono svegliato pure prima!"
Lei non sembrò molto d'accordo, ma fece finta di niente e con un gesto ci disse di seguirla.
Passando tra la gente e dando qualche spintone mi ritrovai davanti ai miei amici.
Seduta su un muretto, c'era Sasha che rideva con Marco.
Jean era al telefono, mentre Reiner e Connie si lamentavano, probabilmente dei compiti che non avevano fatto.
Quando si accorsero di noi buttarono lì qualche "ciao" e smisero di fare quello che prima li teneva occupati.
Tranne Jean.
"Beh Jean, buongiorno anche a te."
"Ma che cazzo vuoi."
Era sempre così, scontroso e acido.
"Ma vaffanculo."
Sasha e la sua voce squillante ci costrinsero a zittarci.
Gli altri risero.

Eravamo amici da tanto e ci trovavamo davvero bene.
Sin dalle elementari, chi prima chi dopo, il gruppo si era creato.
Ci piaceva stare assieme, forse perché eravamo tanto simili quanto diversi.
E nonostante le varie difficoltà eravamo ancora lì, davanti a scuola, a parlare del più e del meno.

Come primo giorno di quarto liceo non fu un grande trauma, insomma non che mi mancasse davvero quel posto, però alla fine viverlo con Armim, Mikasa e gli altri, lo rendeva più leggero.
Quando suonò la campanella ci fu un gran trambusto e scalpettio.
Tutti correvano di qua e di là per tornare a casa.
Io aspettai Armin, con il quale prendevo l'autobus e nel frattempo salutai gli altri.
Arrivato il biondino, ci dirigemmo insieme alla fermata.
Camminando mi resi conto che non faceva più freddo.
Anzi, si stava bene.
Il sole era caldo e l'aria un po' più fresca dava sollievo, mi chiesi quando questo fosse successo.
Non so perché, ma quel giorno mi interessai al clima.
Sembrava stupido eppure ci feci caso. La gente intorno a me era in maniche corte e nessuno sembrava particolarmente colpito da qualcosa, mi sentii strano.
Fortunatamente Armin mi parlò, facendomi distrarre.
"Giura che oggi ti metti a farli i compiti, almeno italiano dai!"
Lo guardai e alzai gli occhi al cielo.
"Oddio, va bene va bene. Faccio come vuoi tu."
Sorrise soddisfatto, pensando seriamente che mi sarei messo giù a studiare quel pomeriggio.
Arrivato ad un certo punto, salutai il mio amico e mi diressi verso casa.
Entrai e salutai mia madre a squarciagola.
"MAMMA, SONO A CASAA!"
Me la trovai davanti.
"Sono qui tesoro, non c'è bisogno di urlare."
Le rivolsi un sorriso di: scusa scusa scusa.
"Dai vatti a lavare le mani e poi vieni a tavola che ho una bella notizia."
Rimasi incuriosito dalle sue parole quindi corsi in bagno e mi sedetti a tavola alla velocità della luce.
Eravamo solo noi due a pranzo, mio padre per lavoro non c'era quasi mai.

"Insomma, che notizia hai di tanto interessante?"
Sperai che avesse trovato un lavoro.
"Ti ricordi Levi?"
Il pane che stavo masticando mi si incastrò per gola e cominciai a tossire come un pazzo.
"Levi!?"
Ero sconcertato.
"Sì, proprio lui! Ti racconto ora.
Da quando Levi si è trasferito in campagna, ha sempre avuto problemi a spostarsi e a comunicare con ambienti esterni. Ora che però è arrivato il momento di decidere quale Università prendere, ne ha scelta una nella nostra città e si ritrasferisce qui!"
Finì la frase con una leggere nota di entusiasmo.

Pensai solo a una cosa.
Pensai che dopo 7 anni avrei rivisto Levi Ackerman.

SPAZIO AUTRICE

Ciao ragazzi!
Benvenuti nel mio primo capitolo.
Sono contenta perché l'ho scritto velocemente e questo è un bene perché vuol dire che mi piace scrivere questa storia.😂
Spero davvero che vi piaccia, ma ricordate, siamo solo all'inizio.
Mi raccomando, se vi è piaciuto stellinate (?) e commentate.
Grazie se siete arrivati fin qui.
(Ringrazio come sempre la mia manager del cuore: ultima_onda)

Non Ti Voglio Bene [Ereri] (conclusa)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora