Entrai a scuola correndo, mentre sentivo il rumore della campanella che mi ricordava il ritardo.
"Merda, merda, merda!" Tenevo i denti stretti mentre cercavo di raggiungere la classe in fretta.
Ma noi eravamo al secondo piano e ovviamente io non riuscii ad arrivare in tempo.
Entrai con il fiatone, mentre la mia prof. di latino mi guardava accigliata.
"Eren, si può sapere come mai sei arrivato così tardi?"
Guardai l'ora, le 8:10.Seriamente donna, sei pazza.
Chiesi scusa e poi me ne andai a posto, in silenzio. Jean se la rideva e io gli lanciai un'occhiataccia.
Mi sedetti e feci finta di ascoltare per due ore, che mi sembrarono 20.000.
Al suono della campanella mi alzai e raggiunsi i miei amici che si erano riuniti intorno al banco di Mikasa.
"Ma cosa è successo oggi?" Mi chiese la mora ridendo.
Io spiegai che l'autobus aveva ritardato e io avevo dovuto aspettare quello dopo, così non ero riuscito ad arrivare in tempo a scuola.
Ridemmo un po' insieme, fino a quando Marco decise di rovinare tutto, con il suo tempismo di merda.
"Allora ragazzi... Pronti per la verifica?"
Io lo guardai, non capendo.
"Verifica?" Mentre nel mio cuore un incredibile senso di ansia e disperazione crescevano io feci quella domanda, nella speranza di uno scherzo o uno sbaglio.
Marco mi guardò sorridendo, io gli feci capire che non avevo la minima idea dell'esistenza di una qualsiasi verifica.
Jean si mise a ridere perché aveva capito tutto, mentre Mikasa mi rivolse uno sguardo compassionevole.
"Non sapevi del compito di fisica?" Mi chiese Connie, divorando uno Snikers.
Io capii che non era uno scherzo.
"No, porca troia."
Jean rise ancora di più.
In quel momento, se non fosse stato per la campanella a ricordarmi l'incontro con la morte, avrei ucciso quella faccia da cavallo che avevo davanti.
Entrò la professoressa, uno sguardo truce e severo, con un mazzo di fogli.
Nel frattempo io cercavo di trovare nella mia testa informazioni riguardo alle ultime spiegazioni della materia, ma non trovavo risposte.
La mia mente era solo un ammasso di numeri, lettere e formule, senza una vera collocazione.
La prof. mi si avvicinò, intimandomi di levare tutta la roba dal banco e mi diede un foglio con delle domande sopra.
Terrorizzato al punto che le mani mi sudavano, presi la verifica e le diedi un'occhiata.
Mi sembrava arabo.
Non riuscii a mettere nemmeno un numero sul quel dannato foglio protocollo.
Rimasi fermo a fissarlo per un'ora, senza capire nulla.Addio media dell'8, è stato un piacere conoscerti.
Quando suonò la campanella, mi resi conto di non aver scritto nulla e a passi pesanti consegnai la verifica in bianco.
La mia professoressa se ne accorse e mi lanciò un'occhiataccia, con il suo atteggiamento superiore.
Jean venne da me ridendo.
"Ahahah! Sembravi un imbecille, fermo lì a fissare il vuoto."
Marco lo riprese, dicendogli di smetterla.
Lui continuò imperterrito a sfottermi, ignorando le parole del suo amico.
Alla fine, mi alzai in piedi e...lo avrei anche picchiato, se non fosse stato per Mikasa.
Lei si alzò due secondi prima di me puntando il dito contro Jean, che la guardò spaventato.
"Devi smetterla, okay!? Sei veramente un rompiscatole del cazzo! Si può sapere che problemi hai? Prova a farti gli affari tuoi per cinque minuti, invece di stare qui a infastidire tutti!"
LaTestaDiCavallo se ne andò per conto suo, seguito dagli insulti di Mikasa.
Io guardai la mia amica esterrefatto e lei arrossì lievemente.
Non si era mai comportata così prima di allora e la cosa mi fece pensare.
Le ragazze sanno essere strane.Il resto della mattinata avanzò normalmente, fino al suono dell'ultima campanella.
In fretta mi trovai circondato da ragazzi e ragazze che correvano per uscire dal quell'inferno, io avevo i crampi dalla fame e quindi camminavo abbastanza in fretta.
Uscito fuori, un sole forte mi prese alla sprovvista, era abbastanza caldo eppura era già iniziato novembre.
Legai il mio giacchetto alla vita e cercai di convincere Armin a sbrigarsi per raggiungere la fermata, ma lui si fermò a parlare con Reiner e Annie.
Mentre aspettavo il biondino però, notai qualcuno in lontananza.
Era FarLan che sbracciava nella mia direzione, accanto a lui c'era Levi appoggiato al cancello della scuola a braccia incrociate, con lo sguardo annoiato fisso a terra.
Io mi avvicinai a loro due, incuriosito.
"Eren ciao!" Disse Farlan allegro, lo risalutai e poi gli chiesi il motivo della loro presenza davanti a scuola.
"Noi siamo appena usciti dall'Università e ci chiedevamo se ti andasse di pranzare con noi. Su in centro c'è una pizzeria molto easy, ma si mangia bene. Ti va?"
Guardai Levi, chiedendomi se lui avesse voluto una cosa del genere.
"Basta che ti muovi a decidere." Rispose lui, al mio sguardo.
Io esitai un attimo, poi decisi di andare con loro.
Lasciai Armin con Annie e Reiner e seguii i due universitari.
"A loro non da fastidio?" Mi chiese Farlan.
"No tranquillo e poi sinceramente io ho troppa fame per aspettare tutto il tragitto dell'autobus, il centro è qui sopra dopotutto." Detto questo, chiamai mia madre per avvertirla, non fece troppe obiezioni.
Arrivammo in questa piccola pizzeria accogliente, quasi fosse stata fatta apposta per ospitare qualcuno di triste o solo.
Aveva un po' di tavoli e panche attaccate ai muri, il legno sembrava vecchio e anche le pareti.
Eppure l'odore era irresistibile e inoltre era un ambiente tranquillo, mi piaceva.
Un signore ci chiese cosa volessimo mangiare e io rimasi estasiato nel vedere quella pizza al taglio, dentro la vetrina.
Presi una margherita, come al solito.
Quando me la diedero in mano, il mio stomaco cominciò a fare le capriole dalla felicità.
Sembravo un bambino che apre i regali il giorno di Natale.
Ci sedemmo su un tavolo piccolo, io e Farlan sulle sedie, Levi sulla panca attaccata al muro.
"Allora, come ti è andata oggi?"
"Mh... Non un granché Farlan."
Lui sembrò incuriosirsi, Levi invece si limitò ad ascoltare.
"Beh, diciamo che già so di dover recuperare un due." Risposi, sconsolato.
Il mio amico fece una faccia strana, un misto tra il dispiaciuto e il pensieroso.
"Perché due? Hai consegnato in bianco?"
"Già... La mia media a fisica diventerà una barzelletta, non avevo studiato e inoltre non ho nemmeno capito l'argomento."Qualcuno entrò nella pizzeria, ma non mi sforzai di girarmi per vedere chi fosse.
"A fisica dici?"
"Sì, fisica."
"Ma allora stai a posto!" Disse, come illuminato da un'idea, all'improvviso.
"In che senso?" Chiesi, non capendo.
"Ti aiuterà Levi." Mentre disse la frase, indicò il corvino, che sembrò accorgersi solo in quel momento di essere lì, con la schiena era appoggiato alla parete scura.Una voce familiare ordinava, ma nemmeno lì ebbi la voglia di voltarmi.
"Io?" Il moro si indicò, stranito.
"Sì tu! Dai Levi, ne fai pure l'Università!"
"Se è per questo anche tu. E poi non saprei, magari ho da fare..."
"Ma smettila! E sì, so che anch'io faccio la tua stessa Università, ma tu hai finito gli esami di questo semestre, mentre io sto indietro. Dai, dagli una mano, giusto per recuperare."
Levi sbuffò, tentando di ribattere.Trovai la forza di girarmi, mi accorsi chi era la persona che avevo sentito entrare.
Mio padre era nella pizzeria e mi guardava dritto negli occhi.
Sembrava tranquillo e mi rivolse un saluto, poi però Levi si spostò in avanti, appogiando i gomiti sul tavolo.
Grisha lo vide e all'improvviso diventò paonazzo.
Io sudavo freddo, terrorizzato."Beh Eren, per questa volta, ti aiuterò a recuperare. Giusto perché sono gentile."
SPAZIO AUTRICE
Hei gente! Come va? Io bene, ma sto morendo di sonno.
Allora, oggi vi ho portato questo settimo capitolo, in cui non è successo nulla di particolare, anche se tutto ha un continuo, ricordate...
Spero vi piaccia , nonostante non mi convinca molto, almeno, rispetto agli altri.
Mi raccomando, non vi fate problemi a dirmi se qualcosa non vi piace o preferiste migliorarla, perché io magari non me ne rendo conto da sola, quindi...
Se vi va, stellinate, commentate e le solite cose.
Grazie per essere arrivati fino a qui, pure questa volta.❤
Ci vediamo con il capito 8, eh eh.
(Love u, come sempre, ultima_onda)
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Non Ti Voglio Bene [Ereri] (conclusa)
FanfictionEren ha 17 anni e vive con i suoi genitori, è sereno e ogni giorno si vede con il suo gruppo di amici. Ha una vita normale, ordinaria e odia andare a scuola. Non sembra succedere mai nulla, fino a che nella sua vita torna qualcuno di inaspettato, un...