Levi's Pov
Era tardi e avevo sonno.
La lezione era finita davvero molto dopo quanto mi aspettassi e alla fine avevo deciso di rimanere a cena con degli amici dell'università, di stare solo a casa a mangiare cinese non mi andava nemmeno lontanamente.
Me ne andai appena finito di mangiare, mi sentivo un sonno incredibilmente pesante cadermi sulle palpebre.
Arrivai al convitto e aprii la porta della stanza con estrema lentezza.
La camera era inghiottita nell'oscurità, l'unica cosa che mi permise di vedere fu la luce del corridoio, nonostante questo, non pigiai sull'interruttore.
Chiusi la porta alle mie spalle e poggiai il mio zaino sul lato della parete.
In piedi, in quel buio pesto mi sentii le mani appesantite, i piedi deboli e le caviglie che cedevano.
All'improvviso, caddi sulle mie ginocchia come cade una foglia in pieno inverno.
Sentivo che il cuore mi faceva male, avevo il respiro corto e affannato. Sentivo la testa scoppiarmi.
Avevo l'impressione che una mano invisibile mi avesse penetrato il torace per poi prendermi il cuore e cominciare a stringerlo tra le sue dita.
Avevo finto di essere indifferente alle cose, di essere sicuro, di stare bene.
Cristo, come erano anche solo riusciti a credere che fossi veramente felice?
Come avevano fatto a guardarmi negli occhi e credere alle mie parole?
O forse lo sapevano, ma non avevano modo di aiutarmi?
Odiavo il mondo con tutto me stesso.
Sentii bruciarmi le guance, stavo piangendo.
Il che non succedeva da troppo tempo, non era possibile, non potevo crederci. Era talmente tanto il tempo in cui non avevo versato una lacrima che pure toccandole pensai fossero altro.
Ma quella sensazione la conoscevo, e d'altronde, per cos'altro avrei mai potuto disperarmi? E in quale altro modo avrei potuto farlo?
Ero sicuro, erano lacrime. Lacrime colme di sofferenza, colme di rimorso.
Mi sentivo soffocare, non riuscivo a smettere di singhiozzare.
In quel buio deprimente, in quella stanza sola e così lontana.
Probabilmente dall'altra parte della parete accanto c'era qualcuno che cenava o che studiava stanco.
La luce era accesa, niente gli aleggiava nei pensieri.
Invece io, ero seduto in ginocchio, nel silenzio più assordante, con l'oscurità che mi nascondeva da tutto.
Nessuno sapeva che stessi piangendo, nessuno poteva vedermi, condividevo il mio dolore con me stesso, e basta.
Dire che ciò mi rendeva tranquillo sarebbe stata una menzogna.
Le lacrime continuavano a scivolarmi rovinosamente rigandomi le guance.
Diedi un pugno allo zaino, per sfogarmi.
Sentivo di star perdendo completamente la sensibilità delle gambe, che erano schiacciate sotto il mio peso.
Mi alzai e mi avvicinai al bagno.
Accesi la luce, che come un faro mi colpì dritto in faccia, per poco non urlai.
Mi guardai allo specchio, sussultando ogni tanto per i singhiozzi che non volevano smettere.
Vidi una scena patetica nello specchio.
Vidi Levi Ackerman con le guance bagnate, gli occhi rossi che mi facevano male.
La testa sembrava scoppiarmi.
Presi tutta la forza di volontà necessaria e cominciai a lavarmi i denti, con aria spenta, persa.
Raggiunsi in seguito il letto, con passo lento e trascinando i piedi sul lavimento.
Levai le scarpe e mi stesi sul materasso, cercando di calmare il mio respiro che continuava a farmi singhiozzare.
Non volevo essere solo, per una volta, volevo qualcuno con cui sfogarmi.
Volevo qualcuno a cui dire come mi sentivo, qualcuno che mi avrebbe fatto sorridere nonostante sentissi il mondo divorarmi.
Valeva pena lasciare tutto per poi ritrovarmi così?
Solo?
Disperato?
Era davvero ciò che stavo cercando?
Seriamente non ero in grado di perdonare, o forse erano gli altri a dover capire che i loro errori li avrebbero marchiati per sempre?
Io ho commesso errori, tremendi talvolta.
Ho fatto soffrire.
Come mi rende ora migliore degli altri?Tutte queste domande continuavano a tempestarmi la testa ossessivamente, impedendomi di prendere sonno.
Pensai al mio letto, a quelle coperte, a quel pomeriggio.
Mi maledissi, ancora una volta, ero lì, a farmi male.
Ancora una volta avevo dimenticato cosa fosse piangere e l'avevo riscoperto da solo, in una misera stanza, in una misera sera di fine Maggio.Eren's Pov
Il fatto che la scuola stesse per finire mi rendeva eccitato in maniera incredibile, seriamente, finalmente l'estate sarebbe arrivata.
Allo stesso tempo però, non avevamo ancora finito il progetto.
Avremmo dovuto consegnarlo il martedì successivo.
Che tempistica, pensai.
Con i ragazzi del gruppo decidemmo di vederci sabato pomeriggio per finire e poi la sera di fare un salto in discoteca.
Non ero solito andarci, anzi, non ci ero mai andato.
L'unica cosa che mi spinse ad accettare fu la convinzione che avevo bisogno di distrarmi.
O avrei passato un'altra serata a tormentarmi.
Ero comunque curioso, si trattava di un'esperienza nuova, che probabilmente non avrei più rifatto, ma pur sempre esperienza era.
Inoltre il fatto che io avessi accettato era a dir poco fuori dal comune, dato che la stessa Mikasa mi aveva chiesto se mi sentissi bene.
Io indifferente le avevo risposto che "certo! Che c'è di strano se partecipo a un'uscita in discoteca?"
Lei non aveva infierito ancora.
Neanche mi avesse sentito, mi scrisse un messaggio.Mikasa es tu casa
Sabato io porto il resto del lavoro, Jean ha finito con il primo cartellone.Lessi.
Da un po' di tempo a questa parte i due avevano cominciato a comportarsi diversamente tra loro, si interessavano più del previsto. A farmelo notare era stato principalmente Reiner, con il commento sui due a casa sua.
Pensai a Jean e mi dispiacqui.
Non avevo parlato con lui di Levi, del fatto che ci fossimo lasciati e... ecco, di nuovo.
Per l'ennesima volta mi ero ritrovato a pensarci.
Da quando lo avevo visto la sera prima con gli altri avevo perso ancora di più la testa.
Lo avevo guardato a lungo, il suo collo, la sua schiena, le sue mani.
Era tutto così perfetto.
E quella mano su Isabel mi aveva fatto soffrire, ancora.
Ma il tempo in cui mi intestardivo per colpa della gelosia era finito, Eren era cambiato.
Sì.
Ripetei a me stesso.
Eren era cambiato, e stava bene.
Eren era cambiato, ma le bugie ancora non sapeva dirle.SPAZIO AUTRICE
HI PIPOLS, grazie per tutti i commenti e le stelline, siamo arrivati a 13k, non sapete quanto io vi voglia bene!
Ah e comunque LA SCUOLA STA FINALMENTE PER FINIRE BIIIITCH.
Il 19 vado in gita una settimana, con something_in_the_tea (che ovviamente ringrazio per l'aiuto indispensabile) e ce ne andiamo a Dublinoooo.
Sono contenta, ma allo stesso tempo ho voglia di morire.
Come sempre.
Più o meno.
A presto!
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Non Ti Voglio Bene [Ereri] (conclusa)
FanfictionEren ha 17 anni e vive con i suoi genitori, è sereno e ogni giorno si vede con il suo gruppo di amici. Ha una vita normale, ordinaria e odia andare a scuola. Non sembra succedere mai nulla, fino a che nella sua vita torna qualcuno di inaspettato, un...