Eren's Pov
Stavo tornando da casa di Reiner, per prendere l'autobus.
Avevamo appena concluso la prima giornata per il progetto in classe e tutto sommato, era andata bene.
Avevo le mani fredde, nonostante fosse fine Maggio tirava un vento fresco.
Era sera tardi, la luce già aveva cominciato a calare, fortunatamente i pullman passavano ancora a quell'ora.
Mi avevano pure invitato a cena Reiner e gli altri, ma preferivo tornare a casa e passare la serata con mia madre.
Camminavo con la musica sparata nelle cuffiette, non pensavo a nulla, in quel modo, mi facevo solo trasportare dalle parole e dalla melodia melensa della canzone.
A un certo punto mi trovai davanti alla vetrina gigantesca di un ristorante, all'interno si potevano tranquillamente osservare i clienti che aspettavano i piatti o che ordinavano dai camerieri.
Mi fermai perché riconobbi Erwin in piedi.
Mi spostai leggermente di lato, evitando così di essere visto.
Cominciai a seguire con lo sguardo i volti delle persone che erano al tavolo con lui e riconobbi tutti i ragazzi dell'università.
Più non lo vedevo, più sentivo il cuore che esplodeva.
Poi, mi accorsi.
Era seduto e mi dava le spalle, non riuscivo a vederlo in faccia, ma la sua mano appoggiata su quella di Isabel era inconfondibile.
Aveva le dita affusolate e le nocche leggermente screpolate, la pelle pallida illuminava quasi quella altrui. Nonostante la distanza riuscivo ad osservare perfettamente come il suo palmo era goffamente appoggiato su quello dell'amica, che sorrideva nella sua direzione.
Mi distrassi perdendomi nei suoi capelli color pece, gli osservai il collo che un tempo avevo avuto la possibilità di baciare, se solo avessi potuto guardargli il viso, mi sarei perso in quello sguardo per sempre.
Immaginai che stesse sorridendo, che avesse trovato una serenità incredibile.
Sì, non posso mentire dicendo che la gelosia non mi stava torturando lo stomaco, non posso mentire dicendo che non avrei voluto affondare le mie labbra sulle sue, ma posso dire che ero felice per lui.
Stava bene, probabilmente. E io dovevo imparare a crescere grazie ai miei errori, non potevo continuare a battere la testa sulle stesse cose.
Mi sentii finalmente un mostro.
Ero stato un bambino, sempre preso dalla morsa della gelosia, solo perché la paura che qualcuno me lo potesse portare via era troppo grande.
Avrei voluto entrare e dirgli che mi dispiaceva, che l'avevo fatto perché ero spaventato, che era solo colpa mia e che l'avrei voluto abbracciare.
Ma rimasi immobile, a guardarli parlare.
Avrei dovuto andarmene, se mi avessero visto mi avrebbero preso per uno stalker.
Prima che però potessi muovermi, cominciai impredivibilmente a piangere.
L'oceano mi scivolava sulle guance, lacrime di pentimento e solitudine.
Avrei voluto urlare, spaccare qualcosa, prendermela con tutti, perché io volevo solo essere felice. Ma d'altronde, che diritto ne avevo?
Ero stato io a fare la cazzata, ero stato io a rovinare ogni cosa. Ora, dovevo pagarne le conseguenze.
Avrei continuato a sorridere, se lui fosse stato felice.
Perché lui invece meritava tutto ciò che desiderava, nella vita aveva sofferto abbastanza, non aveva bisogno di un Eren Jaeger a rovinargli tutto.Me ne andai.
Nessuno mi aveva visto.Tre giorni dopo
"Ebbene?" Armin mi stava fissando dubbioso.
"Okay okay, ecco il resto." Gli restituii il resto del pranzo.
Ci trovavamo a casa di Reiner, per il secondo incontro sul progetto.
Jean continuava a discutere con Mikasa su quali pennarelli fosse meglio usare, io pensai che la cosa non fosse molto sensata, ma ormai avevo imparato a conoscerli.
"Ragazzi! Piantatela okay? Le vostre effusioni d'amore le potete lasciare per i vostri pomeriggi." Armin rise alle parole di Reiner.
Jean finemente gli rispose.
"Va un po' affanculo Ren, eh."
Lui gli fece una linguaccia e poi sembrò tornare serio.
"Giuro che se cominciate a scopare anche voi due mi incazzo." Mikasa divenne rossa come un peperone.
Io abbozzai una risata.
"Insomma Ren, non è che ci siano tutti 'sti sessualmente attivi nel nostro gruppo eh."
Lui mi guardò di sbieco.
"Ma mi prendi in giro? Sei il primo tra questi!"Un silenzio calò nella stanza.
Reiner non sapeva nulla.
Doverne parlare ancora mi spezzava il cuore, avrei voluto urlare di smetterla di chiamarlo, Levi, Levi, Levi.
Ma non potevo, non potevo farlo a nessuno.Mikasa mi squadrò un secondo e io con un impercettibile segno le diedi il via libera a parlare.
A me mancava la voce."Non stanno più insieme. Da un mese ormai." Lo disse così, nudo e crudo.
Jean spalancò la bocca.
Io lo guardai addolorato, mi sentii quasi in colpa nei suoi confronti.
"Posso chiedere il perché o è fuori luogo?" Chiese Reiner, cupo in viso.
"Non ce la faccio a parlarne ma sappi solo che è stata colpa mia, ha fatto bene a lasciarmi."Per qualche minuto un imbarazzante silenzio stanziava tra di noi, potevamo quasi sentire gli spifferi che soffiavano sulle finestre.
Mi chiesi come avessimo a diventare in così poco tempo una certezza e poi in un secondo, tutto si era vanificato.Continuammo il lavoro sul libro, con poca voglia, ma anche con la consapevolezza che la scuola era ormai quasi terminata e che ci aspettava un'estate infinita.
Mi sembrò terribile, dolorosa e terribilmente in tema con i miei sentimenti.Finimmo il lavoro prima dell'ultima volta, pure quella sera tornai a casa.
Arrivato trovai mia madre che stava cucinando, era sovrappensiero ma meno triste delle ultime volte."Ehi tesoro, bentornato, com'è andata?"
La guardai silenzioso.
"Bene. Vado a lavare le mani e apparecchio."
E sembrava tutto così stupido, tutto così inutile.
Sembrava solo un film, come se io non stessi vivendo quelle cose.
Mio padre che aveva rubato la felicità di mia madre, Levi che se n'era andato per sempre, io, che non trovavo una via d'uscita a quel dolore.
Perché? Perché ero costretto a sentirmi così maledettamente solo? Ma altrettanto egoista, bugiardo, meschino?
Cos'era Eren, se non una pallida imitazione di un sé stesso scomparso anni addietro?
Avevo assaggiato la felicità con Levi e ora, Levi se n'era andato. E ora, io me n'ero andato.SPAZIO AUTRICE
RAGAZZI!
Sono sconvolta giuro, non mi aspettavo che avreste frainteso così tanto.
Okay, something_in_the_tea ha pensato fosse un titolo in tema con il capitolo, ma seriamente, non mi sarei immaginata tutto questo.
Comunque, sono veramente tanto attiva e indovinate?
Sono piena di cose da fare!
Non so perché ma quando ho da fare scrivo tanto, quando sono libera perdo l'ispirazione, è una maledizione.
So che questo capitolo è un po' corto, lo ammetto, ma recupererò, tranquilli.
Ci si vede al più presto, yas.
Grazie manager del cuore.
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Non Ti Voglio Bene [Ereri] (conclusa)
FanfictionEren ha 17 anni e vive con i suoi genitori, è sereno e ogni giorno si vede con il suo gruppo di amici. Ha una vita normale, ordinaria e odia andare a scuola. Non sembra succedere mai nulla, fino a che nella sua vita torna qualcuno di inaspettato, un...