Eren's Pov
Mia madre stava cucinando, quella sera era a casa. Ero felice, potevo passare un po' di tempo con lei. Il nostro rapporto nel periodo in cui mio padre partì era silenziosamente allentato.
Nel mentre non ero nemmeno riuscito a dirle della rottura.
Non volevo creare un ennesimo problema, lei in tutti i modi cercava lavori, per soddisfare le spese necessarie a entrambi, Grisha aveva portato via con sé anche tutto il patrimonio.
Mi mancava parlare con lei, sentivo di averla sempre più lontana.
Mi chiamò per cena, ma con voce flebile, che sentii solo grazie al mio udito allenato."Oh... hai cucinato la parmigiana!? Seria?" raggiante osservavo la teglia nel forno.
Lei mi rispose distratta.
"Più o meno, me l'ha regalata un'amica, ne aveva fatte troppe per un pranzo importante, così stasera la mangiamo noi."
Alzai le spalle, la parmigiana d'altronde è sempre buona.Ci sedemmo a tavola e cominciammo a parlare, diciamo così.
Io tentavo di intavolare una conversazione, ma lei rispondeva poco e con lieve convinzione.
"Com'è sta andando il lavoro al ristorante?" chiesi, genuinamente interessato.
"Come vuoi che sia andato Eren? Faticoso, come sempre."
"Beh, immagino... però c'era un tipo simpatico, giusto?"
"Sì." nel frattempo si stava mangiando nervosamente le unghie.
"Ci parli?"
"No Eren, dobbiamo lavorare." emise uno sbuffo di stanchezza.Deluso, ma consapevole, smisi di provare a parlarci e finii il mio piatto in silenzio.
Poi sparecchiai, misi tutto nel lavandino, spazzai in cucina e mi diressi verso la porta.
Prima di superare la soglia, la informai dell'accaduto.
"Tra me e Levi è finita, volevo solo fartelo sapere."Sentii un rumore di seggiola stridere sul pavimento, mi girai incuriosito.
Carla era rossa in viso e stringeva forte il tavolo, le nocche erano sbiancate.
"Come scusa?" mi chiese, con un tono di voce molto poco rassicurante."Ci siamo lasciati, perché?"
"Tu mi stai dicendo che tuo padre se n'è andato perché gli stava in gola quel ragazzo e ora voi due vi siete lasciati!?"
Ascoltai le sue parole e dentro sentii un mostro scalciare.
"Ma ti rendi conto di quello che stai dicendo, mamma!? Papà se n'è andato perché non gliene frega un cazzo di noi, perché è un omofobo di merda e perché se ne sbatte altamente di quello che facciamo! Non cercare di dare la colpa a me se ha il cervello grande quanto una noce!"
Mi faceva infuriare vedere mia madre ridursi in quel modo, nonostante tutto aveva amato Grisha tanto tempo e ora faceva fatica ad ammettere di averlo perso.Lei non trovò risposte, si rimise seduta e si portò una mano in volto, coprendosi gli occhi.
Io mi avvicinai a lei e mi sedetti, le presi l'altra mano e le parlai serio.
"Mamma, so che sei stanca, so che ti manca, ma davvero, quell'uomo non ti merita. Non ti ha mai meritato, non lo farà mai. Sei forte, io sono qui per te, ora come ora non possiamo permettere di farci seppellire dalle nostre ansie e paure, perderemo di vista il nostro obiettivo, ovvero quello di ricominciare per bene, insieme."Lei mi strinse forte la mano.
"Scusa, hai ragione. Perdonami, sono stata una stupida. Mi dispiace che sia finita."
Sospirai.
"Anche a me. Ma per favore, non chiedere scusa. Hai passato troppi anni a farti perdonare per cose giuste, non voglio essere il secondo uomo che ti rovina. Mai, chiaro?"
Si alzò lentamente e andò a dormire, lasciandomi solo in cucina, con l'anima spenta e il cuore in silenzio.A scuola tutti parlavano di una sola cosa, il lavoro di gruppo.
La cosa mi interessava fino a un certo punto, principalmente perché volevo prendere un bel voto per la fine dell'anno a Italiano, quindi impegnarmi affinché potessi riuscirci.
Distrarmi era la cosa migliore per me in quel momento.Reiner si avvicinò di soppiatto a me e ad Armin, che stavamo mangiando vicino alla finestra dell'aula.
"Ehi!"
Entrambi ci spaventammo.
"Dio, che spavento." dissi io, portandomi una mano al petto.
"E mamma mia ragazzi, vi ho salutati eh! Vabè in ogni caso, so che manca ancora un po', ma come ci organizziamo con il lavoro?"
"Reiner, Reiner, Reiner... hai idea di tutto il tempo che abbiamo davanti? Stai calmo, appena finiamo tutti i nostri libri ci mettiamo d'accordo, però tranquillizzati."
Poggiai una mano sulla sua spalla e lui sospirò.
Accanto a lui si avvicinò Jean.
Pensai che nell'ultimo periodo aveva fatto tanto per me, in gita si era dimostrato un buon amico.
Proprio questo, non riuscivo a rivelargli la rottura tra me e Levi.
Berthold inoltre sarebbe potuto venire a saperlo. Lui era l'ultimo degli ultimi.
Sarebbe stato rischioso, per entrambi.All'uscita da scuola mi avviai verso la fermata con Connie, tra lui e Sasha le cose andavano bene.
Sorrisi, ero sinceramente felice per loro. Non li invidiavo.
Io e il rasato parlavamo tranquillamente, scuola e affari vari. Tra una risata e l'altra si immischiò un improvviso silenzio, tipico dopo un momento di divertimento.
Vidi Connie titubante guardarmi.
"Sono contento di vederti sorridere, era da un po' che non succedeva."
Io sentii le guance scaldarsi leggermente.
"Ah sì?"
Lui annuì.
"Non so cosa sia successo, ma è da parecchio che stavi giù, oggi parlando sono riuscito a farti ridere."
Mi si scaldò il cuore.
"Sì lo so, mi dispiace farvi preoccupare. È un periodo difficile, anche a casa. Ma passerà, ne sono consapevole."Sapevo perfettamente che Connie sapeva, perché era fidanzato con Sasha e Sasha era amica di Mikasa e Mikasa era riuscito a scoprirlo.
Apprezzai dunque il rispetto che ebbe per la mia riservatezza, lo trovai gentile. D'altronde, era Connie.All'improvviso il cellulare mi squillò in tasca e Since I've Been Loving You cominciò a suonare. Risposi a mia madre.
Aveva la voce calma, notai con piacere.
Ma quello che disse dopo, mi spezzò il cuore."Ehi amore, già che sei fuori, prima di tornare a casa non è che passi un attimo al supermercato a comprarmi... la farina e sei uova?"
Mi irrigidii.
"Okay, a dopo." salutai Connie, riluttante.Arrivai al supermercato rendendomi conto che c'erano poche persone, d'altronde a quell'ora dopo scuola erano tutti a pranzo.
Un mare di ricordi cominciò a scivolarmi davanti agli occhi, mi chiesi se mia madre non l'avesse fatto apposta anche questa volta. Probabilmente no. Perché mi faceva stare male come non mai.
In testa avevo davanti il suo viso, i suoi capelli neri, gli occhi scuri e profondi... cercai di pensare ad altro, di scacciare quelle immagini dalla mia mente.Ero su uno dei corridoi, controllavo quale delle farine integrali fosse la migliore, facendo finta di essere veramente uno che se ne intende.
Poi, sentii una voce avvicinarsi.
L'avrei riconosciuta ovunque, squillante e fuori dal comune.
Mi girai lentamente, sapevo chi mi sarei ritrovato a pochi metri.Hanji era in piedi e stava parlando al telefono con qualcuno, non saprei dire chi. Sceglieva con la mano libera la pasta.
Rimasi immobile a fissarla, non riuscivo a spostarmi, era come se le scarpe si fossero immobilizzate sul pavimento, come se fossero state attaccate con una colla invincibile.
Lei si rese conto della mia presenza e i nostri sguardi si incrociarono, smise di parlare al telefono.
Durò poco, cinque secondi di silenzio condiviso, che però mi sembrarono un'eternità.
Aveva i capelli legati, al solito. Con un paio di jeans marroni e una maglietta a maniche corte verde cangiante. Erano proprio i suoi colori quelli.Dall'altra parte del telefono la persona con cui parlava doveva essersi resa conto dell'improvviso silenzio e, se l'avesse conosciuta bene, probabilmente si sarebbe reso conto che era anormale una cosa del genere da parte.
Distolse lo sguardo da me."Come scusa? No nulla, mi sono distratta un attimo. Niente, nessuno di importante."
SPAZIO AUTRICE
Ooooh, hi pipols!
Sorratemi, però a questo giro sono tornata prima!
Yasss biatch.
Aim bec.
Scusate scusate, mi è presa la coglioncella.
Beh che dire? Capisco sia un momento tragico per Eren, lo so. È triste anche scriverlo, ma comunque necessario.
Non so se avete notata ma sto cambiando un po' di cose, tipo ora io e something_in_the_tea, che ringrazio, cambiamo tutti i nomi dei capitoli.
Vi piace il nuovo profilo?
Spero di sì.
Vabi, ci sentiamo presto! Promise me Neeeeeed.
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Non Ti Voglio Bene [Ereri] (conclusa)
FanfictionEren ha 17 anni e vive con i suoi genitori, è sereno e ogni giorno si vede con il suo gruppo di amici. Ha una vita normale, ordinaria e odia andare a scuola. Non sembra succedere mai nulla, fino a che nella sua vita torna qualcuno di inaspettato, un...