Quella sera

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Eren's Pov

Soffocai un urlo tra le coperte.
Mi girai e mi alzai in piedi.
Le mie mano sfregavano con foga i miei occhi tormentati, il cuore mi sembrava andato in tilt.
Non sapevo cosa pensare, cos'era successo e perché.
Ricapitolando.
Levi mi aveva baciato.
Mi persi subito al primo punto, ero sconvolto. Ma allo stesso tempo, felice.
Era qualcosa che avevo aspettato da troppo e inimmaginabile tempo. Il fatto che poi fosse successo così, mi rendeva ancora più fuori di testa.
Avevo bisogno comunque di girare e rigirare intorno al letto, per rilassare i nervi.
Inoltre, dopo due giorni, sarebbe stato il mio compleanno.
Che cos'era? Una specie di pre-regalo? Volevo impazzire.
L'unica cosa che mi fece smettere di respirare come un ottantenne asmatico, era pensare alle sue labbra che si univano alle mie.
Ecco, questo mi fece sedere sul letto, fissai il pavimento sorridendo.
Poi, mentre il flusso ininterrotto di immagini continuava a vagare nella mia testa, qualcuno bussò alla porta.
Era mia madre.
Entrò piano, sorridente.
"Disturbo?"
Io feci 'no' con la testa, senza riuscire a dire o fare altro.
Lei si sedette accanto a me, gentilmente.
"Eren, volevo parlarti di una cosa... So che dopodomani sarà il tuo compleanno e cavoli, compi diciotto anni! Ma io e tuo padre abbiamo trovato un'offerta per tre giorni in una spa e ho pensato di andarci con lui perché nell'ultimo periodo le cose non sono andate benissimo. Solo che questi tre giorni coincidono con il 20 Marzo."
Continuai ad ascoltarla senza parlare.
"Per te sarebbe un problema? Dimmelo assolutamente. Comunque, se noi ce ne andassimo avrai casa libera e potrai fare ciò che ti pare e piace. Ovviamente nei limiti dell'umano." Rise leggermente, ma sapevo che aveva paura di ferirmi.
Io le dissi che non c'erano problemi, era la verità.
La abbracciai.
"Quando partite?"
Il suo viso si colorò di rosso.
"Domani, a dire la verità."
Annuii e la lasciai uscire dalla stanza.
Appena se ne andò mi ristesi sul letto e urlai di nuovo in silenzio.
Che avrei fatto il giorno dopo?
Una parte nascosta e timida di me lo sapeva, sarei stato bene.

Il giorno seguente i miei genitori partirono e io li lasciai andare tranquillo, avevo tutta la casa per me ed ero troppo contento.
Appena usciti i due guastafeste accesi il cellulare e controllai l'orario.
13:30.
Uscii di casa e raggiunsi il convitto delle Università, prima di bussare alla porta presi un bel respiro.
Avevo invitato Levi ad uscire a pranzo con me, per stare un po' assieme. All'inizio mi sentii in imbarazzo, poi pensai che era il caso dato che ci eravamo baciati, ma nessuno di noi due aveva osato parlarne.
Lo vidi uscire dalla stanza, indifferente.
Mi sorrise lievemente e insieme uscimmo per mangiare in un bar che faceva toast.
"Com'è andata?" Gli chiesi, provando ad aprire un qualcosa che assomigliasse ad un discorso.
"Tutto ok."
Che ragazzo incredibilmente loquace, wow.
Lui mangiava il suo panino con un sorrisetto maledetto stampato in faccia, che mai e poi mai mi sarei aspettato di vedere apparire sul suo viso.
"Perché ridi?" Lo guardavo perplesso.
"Perché mi fai ridere."
Io alzai le spalle, senza capire cosa intendesse.
Poi alla fine, sembrò essere interessato ad iniziare una conversazione.
"Insomma, domani è il tuo compleanno, che farai?"
Sbuffai.
"In realtà, i miei stamattina sono andati via e tornano tra due giorni, mi hanno detto che posso dare anche una festa ma... non ne ho molta voglia."
Lui annuì.
Oh se solo avessi saputo.
Finimmo i nostri toast lentamente, poi uscimmo a fare una passeggiata a caso.
Nessuno dei due osava nominare parole come "bacio", "rapporto", "Erwin" o "sesso". Perché sì, si presupponeva che la parola in questione fosse abbastanza importante.
In fondo girovagammo intorno a concetti astratti, senza mai fermarci a parlare di cose realmente fondamentali.
"Come facevano a non piacerti le Winx, scusa? È un'infanzia orribile la tua."
"Ma non è che non mi piacevano, le trovavo solo troppo... magre."
Io lo osservai sconvolto.
"Ma che cazzzo significa?"
"Aaaah, lascia stare!" Se ne tirò fuori con un gesto della mano, io mi misi una mano in fronte.
Continuammo a lungo a parlare di cartoni, Fisica, programmi e cose futili. Era il nostro modo per estraniarci da tutto. Fino a quando non raggiungemmo un parco vuoto, un po' in mezzo al nulla.
Per essere il 19 Marzo il caldo si faceva sentire, mi levai il giacchetto. Il posto in questione non aveva giochi o tavolini, solo un anfratto di bosco solitario. Gli alberi venivano spostati dal vento leggero, ci sedemmo a terra.
Io mi stesi a guardare i rami danzarmi sopra il viso, lui rimase seduto con la schiena dritta a guardare avanti.

Non Ti Voglio Bene [Ereri] (conclusa)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora