Infiniti attimi

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Eren's Pov

Che sono uno sfigato, l'ho sempre detto.
Ma a volte sono riuscito a superare limiti invalicabili, un applauso a me!
Mettiamo anche conto che quella volta la colpa fu principalmente di Berthold, simpaticone, come hobby avrebbe potuto scegliersi, che so, il giardinaggio. Invece no, sembrava più divertente rovinarmi la vita che innaffiare fiori.
Era la mattina del quinto giorno e avevo appena passato una notte insonne per colpa del mio professore.
Mi disse che il giorno dopo avrebbe chiamato i miei genitori e poi, tornati a Shingashina sarei dovuto andare dal preside con loro.
Come cazzo avrei fatto?
Non era tanto mia madre il problema, anche se si sarebbe incazzata, ma comunque nei limiti del possibile.
Mio padre invece, quello sì che era un dramma. Il peggior modo esistente per fare coming out con lui, che avrei potuto dirgli? "Oh sì papà sei stato chiamato dal preside perché tutte le sere in gita andavo a letto con il mio ragazzo di nascosto! Ah e sono gay! Ah e il mio ragazzo è Levi!"
Non sarebbe andata finire bene, sarebbe solo andata a finire.

Dissi ciò che era successo a Jean e lui si limitò a sbuffare, negli occhi la frase te l'avevo detto.
Io evitai semplicemente di ammetterlo, mi infastidiva pensare che lui poteva aver ragione per una volta.
La seconda persona che avrei voluto affrontare, era Berthold. Lui era stata la causa di tutto e volevo che ne fosse consapevole, che si sentisse in colpa. Passava la sua vita ora a cercare di rovinare la mia, ma non gliel'avrei fatta passare liscia. Nonostante però io fossi tentato dal prenderlo a pugni in faccia, il mio buonsenso sapeva di poter risolvere la situazione in maniera quasi pacifica, Levi non aveva abbastanza autocontrollo. Non era effettivamente nelle condizioni migliori per fare a botte, ma rimaneva sempre uno schizzato, un'adorabile schizzato. A cui dovevo spiegare ciò che era successo. Lo chiamai, perché ora che ero stato sgamato i professori non mi perdevano d'occhio un secondo.

Per tutta la durata della chiamata non lo sentii fiatare, solo qualche cenno di assenso.
Alla fine sospirò.
"Sono un idiota."
Io non risposi, perché una piccola parte di me era consapevole della veridicità nascosta dietro alle sue parole, ma non ero arrabbiato, anzi.

Partimmo subito dopo pranzo e la mia professoressa di Scienze, prima che potessi salire in autobus, mi fermò.
"Sto per chiamare i tuoi genitori, appena torneremo vi fermerete a scuola e parleremo della tua punizione."
Annuii in silenzio, bruciando dentro, di terrore.
Salito, mi sedetti vicino ad Armin che amabilmente parlava con Marco.
Non dissi nulla, mi misi ad ascoltare la conversazione tra i due, cercando di nascondere l'ansia che mi opprimeva da dentro. Una miriade di pensieri facevano avanti e indietro nella mia testa e io non potevo far altro che aspettare.
Reiner si accorse della mia leggera malinconia.
"Dai Eren, pensa che ora potrai tornare dal tuo Levuccio." Disse, scoppiando a ridere in seguito.
Alzai gli occhi al cielo e il Levuccio quasi mi infastidii.
"Ma che Levuccio e Levuccio, meglio Levino." Propose Connie, all'improvviso.
"Che ne dite di Levotto?" Continuò Marco.
Armin, con le -non ne capisco ancora il motivo, come se fossero battute simpatiche- lacrime agli occhi, sgrullò il sedile di Jean che era davanti al suo.
"Jean, non dici nulla tu!?" Quest'ultimo si limitò a sbuffare e si infilò le cuffie nelle orecchie, senza aggiungere altro.
Il clima si incupì per un millisecondo, poi Reiner fece spallucce e continuarono il gioco di parole sul mio ragazzo. Si susseguirono una serie di: Levottino, Levetto, Levone, Levottuccio e chi più ne ha più ne metta.
Mikasa mi salvò da quel girone infernale.

"Sapete che se Levi dovesse sentirvi anche per sbaglio, vi prenderebbe a calci sui denti, vero?"
Silenzio.
Grazie Mikasa, grazie.

Il viaggio continuò tranquillo, nessuno provò a rivolgere la parola a Jean, che se ne stava zitto e immobile ad ascoltare la musica, mi chiesi che cosa avesse. Sperai non fosse a causa mia, ma insomma, perché avrebbe dovuto esserlo? A lui che importava di ciò che succedeva a me?
Smisi di pormi anche quelle domande alla fine.
Riuscii quasi a non pensare a tutta la situazione con la scuola per il tempo di giocare due partite a Rubamazzo con Armin, finché non si avvicinò la professoressa di storia.
"Verrà tuo padre oggi pomeriggio."

Non Ti Voglio Bene [Ereri] (conclusa)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora