Levi's Pov
Ero sincero, stavo bene.
Hanji continuava a chiedermelo, imdirettamente perlopiù.
Ogni tanto a pranzo mi guardava e cercava qualcosa.
Un'incrinatura nella voce, uno sguardo perso, il naso rosso per aver pianto... ma non trovava niente.
Io ero normale.
Andavo all'Università, studiavo, uscivo il sabato sera con i ragazzi. Anzi, nel frattempo avevo cominciato ad andare pure in palestra.
Non c'era niente di strano nelle mie giornate.
Non che dovesse essercene.
Sentivo un po' lo stress degli esami, ma ero concentrato sullo studio al massimo, volevo davvero finire tutto e prendermi una bella vacanze, anche un weekend al mare con Farlan sarebbe andato bene. Anche se sinceramente, il mare mi aveva sempre fatto un po' ribrezzo.Qualcuno bussò alla porta, dissi "avanti" senza nemmeno chiedere chi fosse.
Erwin era appena entrato nella stanza e già aveva cominciato a parlare a rotta libera.
"Tot, ti prego, non ho capito niente."
Lui si fermò e prese fiato.
Chiuse la porta alle sue spalle e si sedette, poggiando il computer sul tavolo.
"Quindi, dicevo. Per il progetto della prossima settimana: Tomoko non mi ha ancora consegnato i fascicoli che le avevo chiesto, l'ho chiamata tre volte, non mi ha risposto. Sto impazzendo, ti giuro."
Io mi limitai a guardarlo.
"Beh? Io non devo farlo questo progetto."
Lui sbuffò.
"Lo so! Sono solo venuto a cercare conforto, ti giuro mi ata facendo impazzire quella ragazzina per questa cosa."
Io pensai che fosse tutta una questione di cui non me ne importava un fico secco, ma non dissi nulla, solo perché ero troppo stanco.
"Ah parte il fatto che con la storia della cena mi sono anche incasinato, perché avevo un altro gruppo che voleva uscire, ma Isabel sembrava tenerci tanto e allora vabè ho rimandato con gli altri ma ora la tipa che mi aveva chiesto di uscire si è rifiutata di rispondere ai miei messaggi, mio padre ha litigato l'ennesima con il vicino e ora mi ha detto che non vuole saperne più nulla ma mia madre comunque è dispiaciuta allora io ho detto che potevamo provare a risolvere e..."Vi giuro, stavo per alzarmi e tirare un cazzotto in faccia ad Erwin. Parlava a raffica e io avevo la testa che mi scoppiava.
"Tot, cazzo, fermati! Dio santo, diventami logorroico anche tu e giuro che smetto di uscire anch'io insieme a te, esco con la tipa che non ti risponde più ai messaggi!" Avrei voluto ficcargli un panno in bocca e cacciarlo via.
Lui non rispose, si limitò a passarsi una mano tra i capelli.
"Direi che devo andare, giusto?"
Io annuii.
"Non ho fatto niente io, non dire ad Hanji stronzate sul fatto che ti abbia cacciato."
Senza rispondermi uscì dalla stanza.
Presi il libro di Analisi 1 e cominciai a ripassare, per tutto il resto del pomeriggio.La sera tornò Hanji, con le buste della spesa in mano.
"Comprato da mangiare?"
Chiesi. Lei parve d'apprima pensierosa, poi tranquilla.
"Yep, ho fatto rifornimento di pasta soprattutto. Però senti, non è che stasera ce ne andiamo a mangiare al cinese?"
Ci pensai un po', guardandola attraverso le spesse lenti che le coprivano gli occhi.
"Si può fare, andiamo."
Lei saltellò, io pacato la seguii.Arrivammo nel ristorante cinese che frequentavamo spesso, era stretto e pieno di gente, nonostante fossimo in piena settimana, comunque trovammo un posto per due.
I camerieri ci conoscevano ormai e nemmeno si sforzavano più di parlare un italiano comprensibile, comunicavamo a motti e ci andava bene.
Avevo fame, quegli spaghetti di soya me li meritavo, dopo una giornata simile.Hanji addentò un raviolo con tutta la voracità possibile.
"Fio famo quefto pofto!" Mi disse, con la bocca piena come un'otre.
Sorrisi lievemente.
"Effettivamente non c'è male."
Finito di masticare, tornò a parlare come una persona normale.
"Come va con lo studio? Ti manca un esame, due? Poi hai un po' di tempo, giusto?"
Io nel frattempo ingoiai una forchettata di spaghetti.
"Sì, due. Sinceramente sono contento, ho bisogno di un po' di relax, ma allo stesso tempo è roba interessante quella che sto facendo, mi piace."
Lei sorrise a trentadue denti.
"Bene! Pensavo che finito con lo studio potremmo andarcene una settimana da qualche parte, tu che dici?"
Io sospirai.
"Dico che mi mancano i soldi, infatti pensavo che potrei trovarmi un lavoro. I miei si rifiutano di finanziarmi, per ora sono andato avanti con l'aiuto anche dei risparmi e dei nonni, più qualche lavoretto causale. Ma mi servirebbe una cosa più stabile per assicurarmi uno stipendio momentaneo."
Lei parve esserne contenta.
"Hai ragione. Sai cosa, tu sei uno bravo con i computer e l'informatica, insomma, anch'io l'ho studiata, però tu te ne sei interessato. Potrei trovare qualcosa simile, ho un amico che forse ha bisogno di un tipo come te."
Io fui sollevato, racimolare un po' di denaro mi avrebbe sicuramente aiutato."A proposito, direi che qui c'è da farsi portare il conto!"
Avevo la pancia piena ed ero piuttosto soddisfatto, confidavo nell'aiuto di Hanji.
Uscimmo dal ristorante e ci diressimo verso la macchina.
Quelle giornate erano state rigeneranti.In auto Hanji mi ricordò del giovedì sera, del fatto che ci aspettava una cena con tutti i ragazzi del gruppo.
"Sai, credo che in realtà Farlan voglia dire qualcosa, è da qualche giorno che mi sembra sull'attenti."
"Penso si sia fidanzato, non saprei dirti con chi, ma so che c'è una cosa simile sotto."
Lei rise.
"Wow, sei diventato un esperto di queste cose ora? Di solito è compito mio!"
Le abbozzai una risata.
"Hai ragione, non vorrei privarti del tuo titolo."Il giorno dopo, per mettermi un po' in sesto, andai in palestra.
Lì stavo bene, mi sentivo molto più sano se ci passavo due ore.
Mi guardai intorno accigliato, cercando disperatamente un tapis roulant sui cui fare una corsa tranquilla.
La tuta larga mi infastidiva leggermente, come mi infastidivano i grossi uomini sudati che mi circondavano, ma tentai di ignorarli.
Trovata una postazione, cominciai a correre.
Sentivo di volermi smuovere, per dare un senso a quelle gambe fine e pallide che mi ritrovavo.
Il movimento fa bene, è risaputo. Ti sistema il fisico e la mente.
Alzai la velocità sempre di più e sentii la necessità di dare il massimo su quell'attrezzo.
Sapevo di star esagerando, di non aver mai provato una velocità tale, ma in quel momento me ne infischiai.
Correvo come un forsennato a un certo punto, sentivo le gambe cedermi, il fiato dimezzato.
Ma volevo continuare, volevo continuare a sforzarmi, volevo dare il massimo, ma non riuscivo più a sostenere quella corsa frenetica.
All'improvviso uno sconosciuto, uno dei personal trainer immagino, spense il tapis roulant.
"Ehi, amico. Vacci piano. Questo coso stava per bruciare, capisco tu voglia correre, ma devi regolarti."
"Okay." Risposi, freddo."LEVI!"
La voce di Hanji tuonò attaverso la porta.
"Cazzo, un secondo!"
Uscii dal bagno mentre allacciavo la felpa.
"Ho capito, non è che siamo in ritardo."
Lei sottolineò il fatto che c'era traffico e che fare tardi la metteva a disagio, quindi semplicemente feci finta di ascoltarla e raggiungemmo insieme la macchina.
Lei si mise al volante e cominciò a inventarsi teorie sulla possibilità che Farlan fosse incinto.
Chiusi il cervello e cominciare a lasciare i miei pensieri scorrere.
Pensai al fatto che da quando ero arrivato a Shingashina erano successe un sacco di cose, un sacco di intrighi. Allo stesso tempo ero cresciuto, mi ero tirato fuori da quelle situazioni tossiche, che mi avevano fatto stare solo male.
Finalmente ero riuscito a trovare una via per me stesso.
Stavo bene, non dipendevo da nessuno.
Non mi sentivo drogato di qualcosa, di una relazione, affatto.
Mi sentivo solo soddisfatto.
Pieno di consapevolezza e sicurezza nella mia persona.
Levi Ackerman, dopo tanto, stava bene.SPAZIO AUTRICE
Lo so, è tutto molto triste. Ciaup.
(Grazie, come sempre, something_in_the_tea)
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Non Ti Voglio Bene [Ereri] (conclusa)
FanfictionEren ha 17 anni e vive con i suoi genitori, è sereno e ogni giorno si vede con il suo gruppo di amici. Ha una vita normale, ordinaria e odia andare a scuola. Non sembra succedere mai nulla, fino a che nella sua vita torna qualcuno di inaspettato, un...