Non Ti Voglio Bene

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Eren's POV

Salì le scale, bussò alla porta.
Ero corso in camera nel frattempo.

Toc toc.

"Avanti."

Si abbassò la maniglia e la presenza di Levi fece irruzione nella stanza.
Mi voltai verso di lui, e provai la stessa identica fitta al cuore che mi aveva stretto dal primo momento in cui l'avevo visto.

Fece qualche passo avanti e si sedette accanto a me sul letto.
L'unico rumore che riuscivo a captare era il suo respiro, lento, controllato, proprio come lui.

Guardai la scrivania e ripensai a lui che tentava di farmi entrare in testa fisica, e di quando gli avevo mentito per non farlo andare via.
E chi se lo sarebbe aspettato, che saremmo finiti così.

Forse stava pensando lo stesso, non ne avevo idea.
Si alzò e si mise in piedi di fronte a me.

"Ti ho perdonato, non so se te ne sei mai reso conto, ma non potrei avercela con te.
Ho avuto paura che tu mi potessi ferire ancora e che dovessi essere costretto a odiarti, ma come potrei?
Non c'è nulla, neanche una minima parte di me che è in grado di odiarti.
Voglio stare con te Eren, e mi manchi, mi manca tutto di te."

"Mi dispiace tanto, averti tradito è stato l'errore peggiore della mia vita.
So che vuoldire quando qualcuno a cui vuoi bene ti fa una cosa del genere.  E..."

"Lo sai, che non ti voglio bene. Vero?"

Lo guardai, per davvero. Senza capire.

Si mise in ginocchio davanti a me e il suo viso tornò a essere di quella dolcezza che temevo non avrei più visto.
Mi avvicinai e poggiai le mie labbra sulle sue, finalmente.
Ancora avvinghiato alla mia bocca si alzò e mi stese sul letto.

E lo disse così vicino alla mia bocca che avrei potuto dirlo io, quasi come se lo dicessimo insieme.

"Ti amo."

Sorrisi.
E poi scoppiai a ridere.
Lo guardai come fosse la prima volta, era vero.

"Ti amo." Risposi.

Questa volta lo baciai sul serio.
E lo strinsi forte.
E lui rispose.
Entrambi ci tolsimo le scarpe.

Mi passò le mani sui capelli, ebbi i brividi per tutta la schiena.
Si staccò dalla mia bocca e cominciò a baciare le mie guance e poi scese e mi baciò il collo.
Dall'inizio della mandibola alla clavicola, i suoi baci lunghi e i suoi morsi piccoli, che probabilmente avrebbero lasciato il segno, segnarono una strada.
Arrivò al collo della maglietta e lo mordicchiò.
Io gli accarezzai i capelli.
Con le mani scese e mi sfilò la maglietta esitando un secondo, aspettando che io dessi il mio consenso.
Non ebbi obiezioni.
Tolta la maglietta io mi sedetti e feci fare la stessa fine alla sua, sul pavimento.
Passai con le dita la figura del suo torso, mentre ci baciavamo.
Lentamente scesi con la mano verso la cintura e con le dita percorsi tutti i passanti, lo vidi in evidente sofferenza.
Dopo aver passato ancora del tempo a giocare con la cintura tornai su con la mano e lui sbuffò sulla mia bocca, risi.

"Stronzo."

Mi spinse sul letto e tornò a baciarmi dove era rimasto prima, ma stavolta scese, lento.
Fu doloroso e incredibilmente piacevole.
Lento con le labbra baciò il mio petto e rimase un po', ogni tanto mordeva e ogni tanto mi guardava per assicurarsi che lo stessi maledicendo.
Continuò a scendere, prima passò per lo sterno e arrivò alla pancia.
E ancora arrivò un punto in cui sentivo di star per morire.
Con i denti strinse la mia cintura.

"Okay, porca puttana, okay."

Stavolta però avvicinò le mani e con tutta la lentezza di cui poteva essere capace la sfilò via, lasciandola cadere a terra.
Pensai al fatto che il rumore avrebbe potuto sentirlo mia madre, ma poi mi resi conto che ero troppo impegnato a sentire le mani di Levi che mi slacciavano il bottone dei jeans per potermene preoccupare.
Respirai profondamente, e lui mi guardò sorridendo.
Tornò su a baciarmi e con la mano nel frattempo scese dove aveva iniziato prima.
Cercai di trattenere quelli che pure mia madre avrebbe riconosciuto come gemiti, ed era alquanto difficile.
Il tocco di Levi sul mio corpo era sempre stato qualcosa di incredibilmente potente per me e dopo tutto quel tempo aveva una forza quasi raddoppiata.

Dopo un po' resi il favore, e stavolta era Levi che si mordeva le labbra, soprattutto quando non limitai l'azione a ciò che aveva appena fatto lui.
La mano sulla mia schiena a volte stringeva, e io sapevo che stava andando tutto bene.

Levi rimase a cena, e fu bello essere di nuovo insieme, a cenare con mia madre.
Dopo un tempo che mi era sembrato infinito stavo di nuovo bene, e a volte lo guardavo, era così diverso dalla prima volta in cui avevo cenato con lui.
Mi ricordai di quando ero tornato dall'uscita con Connie, e mia madre si era incazzata perché era tardi.
Lui era lì, seduto, ma era spento, svuotato.
E forse con un po' di orgoglio notai quanto era cambiato, quanto ora stava meglio.
Sorrideva.
E vederlo sorridere mi riempii il cuore.
Quanto cazzo era bello?
Pensai di non meritarmela tutta quella bellezza, tutto quell'amore.
Finita la cena lo accompagnai fuori, a prendere la macchina per tornare al convitto.
Camminammo nel buio e al silenzio, mano nella mano.
Ero sicuro, al suo fianco.

Prima di girarsi e salire definitivamente in macchina mi guardò in un modo che non seppi decifrare.
Mi lasciò un bacio e fece per aprire la portiera, ma lo fermai per un braccio.

"Non ti voglio bene, Levi Ackermann."

Rise.

"Nemmeno io, Eren Jaeger. E non te ne vorrò mai."

SPAZIO AUTRICE

I mean...
Beh ragazzi, siamo quasi giunti.
Cazzo, dopo due anni.
Piango.
Spero vi sia piaciuto il capitolo.
❤️

Non Ti Voglio Bene [Ereri] (conclusa)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora