Il silenzio.
Il silenzio può davvero far casino se ci si mette.
Fa anche paura, se lo lasci fare.
Fissavo il soffitto della mia camera, chiedendomi cosa stesse provando Mikasa in quel momento.
Dopo la scenata ad obbligo e verità, se ne era andata via in fretta e furia, con Sasha che la seguiva.
Mi sentivo terribilmente in colpa per come l'avevo fatta stare, ma da quello di cui mi ero reso conto, doveva essersi presa una cotta per me.
Ci era rimasta male perché io ero stato obbligato a baciare Levi, mentre lei non ne aveva avuto l'occasione. Che disastro.
Avevo pure provato a mandarle un messaggio, ma lei si rifiutava di parlarmi, perché era troppo imbarazzata.
Dopo che era sgattaiolata via, tutti avevamo concordato su cosa provasse nei miei confronti e Connie lo aveva detto a Sasha che ne aveva parlato con Mikasa e così quest'ultima era sovrastata dalla vergogna.
Mi dispiaceva davvero, dopotutto era la mia migliore amica. Ma non potevo darle ciò che voleva, non potevo constringermi. Così pensai che le sarebbe, bene o male, passata in fretta.
Era domenica quel giorno e guardai fuori dalla finestra, dicembre si stava avvicinando. Dopo quattro mesi avrei finalmente compiuto 18 anni, la cosa mi lasciava sempre elettrizzato, me li immaginavo come una grande tappa.
Mi chiesi quando fosse il compleanno di Levi.
Già, Levi. Non avevo ben capito cosa pensasse della situazione Ackerman-Jaeger, ma immaginai che non gliene fregasse più di tanto. A lui tutto quel sentimentalismo non piaceva e l'aveva solo trovata fastidiosa la mia amica, perché... chissà perché. Lei aveva abbreviato quei due secondi di bacio, ma non credetti fosse per quello. Mi ritrovai ben presto a chiedermi cosa pensasse di me a questo punto.
Non sapevo darmi una risposta, visto che lui era sempre stato incredibilmente freddo e distaccato, a parte qualche rarissima eccezione. Uno dei miei sogni nel cassetto era sentirlo ridere, chissà se ci riusciva.
Immerso nei miei pensieri, ci misi un po' a rendermi conto del telefono che squillava. Per evitare di perdere la chiamata, mi scapicollai a rispondere.
Era Armin.
"Pronto?" Chiesi, mentre mi massaggiavo un'anca che avevo sbattuto sul comodino per la troppa furia.
"Eren, hai abbastanza tempo per ascoltarmi?" Mi domandò il mio amico, un po' affannato.
Volsi uno sguardo alla mia borsa di scuola e poi riggettai i miei occhi altrove.
"Dimmi pure."Armin's pov
Avevo ansia e fretta di raccontare ad Eren tutto quanto, così cominciai a parlare a macchinetta al telefono.
Ero con mio madre, al convitto della città. Lei mi aveva costretto ad andarci, perché dovevamo andare a trovare qualcuno di cui non ricordo né il nome né il cognome, quindi si trattava ovviamente di una persona davvero insignificante. Ma l'importante non era quello.
Alla fine, riuscii a convincerla a lasciarmi girare per il posto un po' da solo, evidenziando la voglia che non avevo di parlare con i suoi amici.
Ben presto, mi ricordai che nel convitto, abitavano Levi e Hanji. Mi venne così la brillante idea di girovagare nella speranza vana di trovarli, le probabilità erano molto basse, ma io non demordo mai.
Scoprii ben presto che l'edificio era diviso per Università.
Ad esempio, i ragazzi di ingegneria avevano un'ala apposita per loro, come quelli di medicina, di fisica o di scienze politiche.
Mi ritrovai davanti a una porta grande e bianca con una scritta nera attaccata malamente sopra: "FISICA".
Giornata fortunata, pensai sorridendo.
Cominciai ad osservare tutte le stanze dall'esterno, cercando cartellini o nomi, di cui ovviamente erano tutti sprovvisti. Le porte erano incredibilmente sudicie, notai. Avevano croste di muro, crepe, polvere e tanto altro. Possibile che nessuno si occupasse di dare una ripulita? Forse qualcuno c'era, perché una porta pulita e splendente c'era. Questa si vedeva che era giornalmente lavata e controllata, quindi la persona che se ne occupava doveva tenerci parecchio.
Da dentro la stanza, sentii delle voci.
Non ci potevo credere, erano chiaramente quelle di Levi e Hanji. Partii per bussare, ma poi mi fermai, chiedendomi cosa avrei potuto dire una volta entrato. Nel mentre che ero fermo a rimuginare sul come agire, cominciai inconsapevolmente ad ascoltare la conversazione che stavano avendo. La loro voce era chiara e io non potei farne a meno.
Era Hanji che aveva preso la parola, sembrava l'inizio di un discorso.
"Ma smettila! L'ho fatto per ridere... tu te la sei presa troppo. Seriamente, non è stato così brutto da vedere." Alla fine, scoppiò a ridere.
Il suo conquilino fece silenzio e dopo un po' anche lei si ammutolì.
"Dai, se fai così sembra che sia stata la cosa più schifosa che tu abbia mai fatto in vita tua." Sbuffò la ragazza.
Non riuscivo ancora a capire quale fosse il centro dell'argomento.
"No! Cioè, non voglio dare quel l'impressione, ma tu sei schizzata ed esageri sempre. E comunque sai che quello che hai detto non è vero." Stavolta era stato il corvino a parlare, un po' farfugliando.
"Che intendi?" Chiese la sua amica.
"Che lui non mi fa schifo." Rispose, risoluto.
"Cosa pensi di lui?" La voce di Hanji sembrava avere un fondo di provocazione nei confronti di Levi.
"Eren è un bravo ragazzo. Non è venuto su male. Punto."
"Dai spiegati meglio!"
Se ve lo state chiedendo, sì, stavo palesemente origliando.
"Ma cosa vuoi che ti dica? Eren è una persona a posto. Inoltre, sicuramente piacerà a un sacco di ragazze. Non mi stupisco che Mikasa si sia presa una cotta."
"E com'è stato baciarlo? Non è che ti è scattato qualcosa eeeeeh?"
Sbuffai, pensando a cosa avrei fatto io al posto di Levi, come faceva a sopportarla tutti i giorni?
"Idiota. Non metterti in testa strane idee, non mi piace quel mocciosetto, su. Non mi piace e soprattutto, non ne sono innamorato. Posso considerarlo... un amico."
Sorrisi, mi faceva piacere per Eren.
All'improvviso però mi squillò il cellulare e il mio cuore perse un battito dallo spavento.
Corsi lungo il corridoio più forte possibile, arrivato in fondo risposi alla chiamata di mia madre. Mi era venuta a cercare ovunque ed era furiosa.Eren's pov
Ascoltai Armin parlare per tutto il tempo, senza proferire parola. Ero nel più assoluto silenzio, cercando di assorbire più informazioni possibili.
Quando finì di parlare, avevo un sorriso stampato in faccia che nessuno sarebbe riuscito a levarmi.
"Perciò... mi considera un suo amico." Lo dissi come per confermarlo a me stesso.
"Eh sì. Bhe, ora Eren vado. Era giusto per fartelo sapere!"
Risalutai e chiusi la telefonata.
Mi ributtai sul letto, felicissimo.
Alla fine, qualcosa ero riuscito ad ottenerlo. Dopo sette anni, ero riuscito a riacquistare la sua amicizia.
Lui che era così solo, così oscuro, ma mi considerava un amico.
Ora mi sembrava la parola con più peso al mondo, la parola più complessa esistente.
Amicizia.
Io e Levi eravamo amici.
Mi suonava incredibilmente familiare anche se allo stesso tempo, un po' strano. Eppure ero felice, quel giorno ero felice.SPAZIO AUTRICE
Ciao ragazzi! Come va? Oggi vi ho portato questo nuovo capitolo... Per vostra gioia, spero.
Comunque, vorrei farvi notare che per la prima volta ho usato la tecnica dello "switch" (riferimenti puramente casuali a sword art online) tra personaggi. Intendo il fatto di cambiare persona che parla.
Non è che mi piaccia molto usarlo questo metodo di scrivere, perché spesso mi è capitato di leggere storie in cui personaggi completamente a caso avevano voce nella storia e la cosa mi ha sempre confuso, ma questa volta non potevo fare altrimenti.
Inoltre, ormai è da parecchio che scrivo vedendo le cose dal punto di vista di Eren, almeno riesco a rendere le cose più chiare, ma se voi voleste che cambiassi ogni tanto, consigliatemi quello che più vi piace.
Detto questo, grazie per aver letto come sempre la mia storia, nonostante questo capitolo sia un po' meno BOOM rispetto agli altri, però ci vogliono anche queste cose.
Buon rientro a scuola a tutti... Purtroppo.
Grazie mille e ciao!PS
(Anche le 300 views, vi amo.❤)PPS
(Come farei senza di te ultima_onda? Grazie.😘)
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Non Ti Voglio Bene [Ereri] (conclusa)
FanfictionEren ha 17 anni e vive con i suoi genitori, è sereno e ogni giorno si vede con il suo gruppo di amici. Ha una vita normale, ordinaria e odia andare a scuola. Non sembra succedere mai nulla, fino a che nella sua vita torna qualcuno di inaspettato, un...