I suoi passi, strascicati e continui, mi facevano paura.
Mamma mia, in queste situazioni mi capitava di pensare di odiarlo.
Mio padre, se ne stava lì e camminava per la cucina.
Io guardavo le mie mani, cercando di dire qualcosa. Avrei voluto solo urlargli quanto fosse idiota e omofobo, che lo odiavo e che era un pazzo se faceva quella scenata per una cosa del genere.
Mi aveva visto al ristorante con Farlan, in seguito vide anche Levi.
Non fece alcuna scenata lì nella pizzeria, semplicemente saltò il lavoro e mi portò a casa di forza.
Mentre pensavo a quanto lo odiassi, lui smise di camminare e parlò.
"Per quale motivo eri con lui? Porca puttana Eren!" Sbatté il pugno sul tavolo, urlando.
A quel punto mi sembrò troppo, non poteva trattarmi così.
Mi alzai dalla sedia e urlai più forte che potei.
"Ma si può sapere che cazzo di problemi hai? Levi merita di essere mio amico! Non è strano o particolarmente pericoloso, porca troia. Non puoi decidere tu per me, non questa volta! Poi per un motivo così discriminatorio. Inoltre..."
Mi inceppai, perché non sapevo come continuare il discorso. Mi ero reso conto che Grisha mi stava effettivamente ascoltando.
"Inoltre...?" Lui sembrò approfittare di quel mio attimo di smarrimento, cercando di zittirmi.
Ma a me venne in mente un'idea.
Malsana probabilmente, ma se avevo a che fare con un tipo altrettanto malsano, avrebbe potuto funzionare.
E poi, avevo poco tempo. Dovevo trovare una scusa per non farmi mettere un ordine di restrizione su Levi.
Così, decisi di buttarmi.
"Levi... è fidanzato. Con una ragazza, Petra."
Mio padre mi guardò esterrefatto, senza sapere cosa dire.
"Che vuol dire?" Mi chiese, confuso.
"A lui piacciono le ragazze papà, è bisex. E si è messo con lei, una sua amica dell'Università."
"Davvero?"
"Sì, davvero." Ero serissimo, sperando che lui abboccasse.
"Bhe questo..."
"Questo cambia le cose no?" Ero costretto a mentirgli.
Grisha ci mise un po' per accettare, ma alla fine acconsentì a farmici vedere. Almeno, nel suo periodo "etero", che non esisteva, ma non aveva importanza.
Avrei voluto incazzarmi molto di più a dire la verità, ma evitai, visto che mi sembrava stupido se mio padre mi permetteva di vederlo.
Raccontai tutto a mia madre e le pregai di stare al gioco, lei a malincuore accettò.
"Mannaggia a te, Levi." Sussurrai, mentre me ne tornavo in camera da solo.
Arrivato mi stesi sul letto, nello stesso momento una chiamata mi arrivò sul telefono.
Era, giusto al caso, Levi. Doveva aver salvato il mio numero.
"Pronto?" Chiesi, chiedendomi per quale strano motivo mi avesse telefonato.
"Ciao, sono Levi. Senti, giusto per organizzarmi, vuoi ancora farti dare ripetizioni?"
Io sorrisi a quella domanda, uno di quei sorrisetti di cui nemmeno ti accorgi. Semplicemente, lo trovai... carino.
"Sì, grazie."
"Bene, allora ci vediamo domani a casa tua, alle 16." La chiamata si chiuse così.
Lui era ovviamente irriconoscibile, visto che non mi aveva nemmeno chiesto se io il giorno ci fossi stato o meno. Però quel gesto aveva fatto sembrare una parvenza di interesse nei miei confronti.
Decisi di non dire nulla ai miei, anche perché non ne vedevo il motivo.
Mio padre il pomeriggio lavorava, mia madre sarebbe stata a casa, ma rispettava la mia privacy e non avrebbe fatto domande.
Ero un po' agitato all'idea che Levi sarebbe venuto a casa mia, non entrava nella mia stanza da quando avevamo 10 e 12 anni.
La guardai, cercando qualcosa da mettere a posto, ma mi sembrò già abbastanza ordinata.
Mannaggia a me.L'indomani arrivò in fretta, così come la scuola. Infatti la depressione cronica decise di venirmi a trovare, perché la mia prof. aveva già corretto le verifiche e ce le avrebbe consegnate subito.
Ancora oggi mi chiedo come facesse a correggerle il giorno stesso che le faceva fare.
Prima dell'inizio della lezione Mikasa mi si avvicinò, mettendo la sua mano sopra la mia.
"Vedrai che andrà tutto bene."
Io le sorrisi innocentemente, ma rimasi ancora più dubbioso su questo nuovo tipo di comportamento nei miei confronti.
La mia insegnante mi si avvicinò minacciosa e mi diede in mano il foglio.
"Ho fatto subito a corregere la tua."
Girai lentamente la scheda, aspettando il mio 3.
Mi sorpresi quando vidi un bel 2 rosso fiammeggiante con una scritta accanto "mi raccomando, la prossima volta ricorda almeno il nome".
Ero distrutto.
Jean cercava di non ridere, mentre Armin cercò di darmi una parola di conforto.
Non ci riuscì ovviamente e io rimasi l'intera mattinata a lamentarmi.
Suonò la campanella dell'ultima ora e io mi dileguai in fretta, con il mio amichetto biondo accanto.
Arrivato a casa dovetti dare la notizia a mia madre.
"Mamma." Le dissi serio, come se avessi appena messo incinta qualcuno.
"Sì amore?" Chiese, innocente.
"Siediti ti prego." Lei mi guardò perplessa e poi seguii il mio consiglio, ma il suo volto cambiò lentamente in preoccupazione.
"Cosa è successo Eren?"
"Ti prego non mi uccidere, ma alla verifica di fisica ho preso 2."
La sua reazione non fu come me l'aspettavo. Non si lanciò a terra piangendo o scioccata.
Mi chiese il perché e mi consigliò di recuperare presto.
Non ero abituato a prendere voti così brutti, ma a quanto pare mia madre non ne rimase particolarmente addolorata.
Alla fine le dissi anche chi sarebbe venuto alle quattro.
Lei sembrò anche contenta della cosa, mamma mia, una donna perfetta.
Così, come un orologio svizzero, all'orario prestabilito, si presentò Levi.
Carla gli disse di salire in camera e lo ritrovai in quattro e quattrotto nella mia stanza.
Io ero steso sul letto mentre leggevo.
Se vi siete chiesti perché prima ho detto "mannaggia a me", vi presento ora il motivo.
Infatti, oltre alle sue maniere scontrose il mio amico d'infanzia aveva sviluppato una certa ossessione per tutto ciò quello che riguardava l'ordine e la pulizia. Così ebbi l'occasione di scoprire che avevamo concetti diversi di "sistemare."
Io quando mettevo a posto la mia stanza prendevo giusto due magliette e le buttavo nell'armadio. Lui invece... Lui ci stava almeno sei ore.
Per questo, quando vide la reale condizione del mio abitacolo, rimase sconvolto.
"OMMIODIO COS'È QUESTO SCHIFO?"
Detto questo lanciò la sua giacca, la sua borsa e i suoi libri in un angolo a caso e cominciò a raccogliere magliette, pantaloni e robe varie, sotto il mio sguardo terrorizzato.
Finito di riorganizzare un po' di cose mi guardò come si guarda un bambino che ha appena combinato qualcosa.
"Forza, mettiamoci a studiare."
Sorrisi senza farmi vedere e poi gli presi una sedia in modo che potesse sedersi accanto a me sulla scrivania.
Presi il libro di fisica e lo appoggiai sul tavolo.
"Bene, questo è l'argomento. Io non ci ho capito niente."
Levi sbuffò con innocenza e mi chiese di mostrargli qualche esercizio da fare.
Io tentennai senza sapere realmente fare nulla.
Lui aspettò un po' e poi si stufò.
"Santo cielo, ma come pensi di risolverlo se usi quella formula?"
Ci riprovai, fallendo.
"Magari questa...?"
"AAAAAAA!"
Si mise una mano in faccia e prese un respiro profondo.
"Eren. È questa." Indicò una scritta sul libro e davanti a me si aprì un mondo.
"Oddiooo, ho capito oraaaa!"
Mi guardò e forse, sorrise.
Sentì di sotto la porta aprirsi, nel frattempo.
Doveva essere mio padre.
Si mise a parlare con mia madre e mi prese un po' d'ansia, sperai non entrasse in camera.
Ovviamente, lo fece.
Bussò alla porta, aprendola subito dopo.
Grisha squadrò subito Levi con un po' di risentimento, quest'ultimo invece lo osservò indifferente.
"Salve." Disse il moro, confuso dall'atteggiamento di mio padre.
"Ciao Levi, da quanto tempo... Come stai?"
Perché doveva mettercisi a parlare?
"Bene, grazie."
Pregai che se ne andasse e sembrava anche che stesse per farlo, ma poi decise di rovinare tutto.
"Ho saputo che stai con una ragazza, Petra credo si chiami, giusto Eren? Come ti ci trovi?"
Levi lo guardò con sguardo duro come se lo avesse appena insultato.
Si girò verso di me e, probabilmente, vide il terrore nei miei occhi.
Gli supplicai di mentire, solamente fissandolo dentro le pupille nere e oscure.
Doveva aver capito, non so come.
Rispose un "tutto ok" e mio padre chiuse la porta, soddisfatto.
Lo odiai.
La stanza era silenziosa e angosciante, mi guardai le mani in ansia.
Lui fissava un punto della stanza e poi parlò.
"Che significa?" Aveva la voce incredibilmente severa.
"Scusa. Lui è... omofobo. Non mi avrebbe permesso di stare con te."
Parve sorpreso dalle mie parole, vidi forse una speranza nel suo sguardo.
"Avresti dovuto dirmelo. E poi perché Petra?"
"È la prima che mi è venuta in mente." Risposi, sincero.
"Sei proprio un cretino." Non capii all'inizio se fosse serio o scherzasse.
"Mi dispiace, davvero. Se vuoi puoi anche andartene." Lo avrei perso di nuovo?"Che cretino che sei."
Forse, quel giorno, Levi sorrise due volte.SPAZIO AUTRICE
CIAO GENTE!
Okay va tutto bene... E niente, anche questo capitolo è finito.
E tipo... AWWORWEKRHWKW.
Li amo.
Quest'oggi non ho un granché da dirvi, perciò...
Ci vediamo (molto presto) con il prossimo capitolo.
Grazie come sempre per essere arrivati fin qua.
Ciau.❤
(ultima_onda ha ideato tutto ciò, quindi, ti amo come sempre.)
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Non Ti Voglio Bene [Ereri] (conclusa)
FanfictionEren ha 17 anni e vive con i suoi genitori, è sereno e ogni giorno si vede con il suo gruppo di amici. Ha una vita normale, ordinaria e odia andare a scuola. Non sembra succedere mai nulla, fino a che nella sua vita torna qualcuno di inaspettato, un...