Una buona vita

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Levi's Pov

Pensavo sarebbe stato facile.
Io sarei andato da lui, avremmo parlato, lui mi avrebbe spiegato perché l'aveva fatto e io avrei capito e non sarei mai potuto essere arrabbiato per ciò che aveva fatto.
Perché Eren mi conosceva, era intelligente, maturo. Sapeva che avrebbe potuto ferirmi con poco, che avrei potuto soffrire a lungo a causa di una parola sbagliata, sapeva che non ero indifferente alle sue azioni.
Pensavo sarebbe andata così, mi sbagliavo.

Gli scrissi un messaggio, cercando di non far trasparire quello che pensavo. Non volevo me ne parlasse al telefono.
Gli chiesi di uscire nel bar in cui ci vedemmo la prima volta che lui mi chiese di uscire, forse perché era un punto di inizio, o perché mi piaceva la pizza che facevano, questo mi è tutt'ora ignoto.
Lui rispose di sì, senza problemi.
Gli era mancato vedermi.
Mi sarei voluto strappare i capelli, perché ero terrorizzato. Avevo paura che mi sarei potuto incazzare o che mi sarei messo a piangere, ma credevo talmente tanto che lui avrebbe risolto tutto che avrei voluto abbracciarlo in quel momento.
Non mi avrebbe mai potuto tradire, no, non l'avrebbe potuto fare.

Ci incontrammo al bar e lo vidi appena entrai nella stanza, era seduto e fissava un punto imprecisato del tavolo, sembrava stesse meditando su qualcosa, buttai giù il magone che mi si era formato in gola.
Era bello, pensai.
Aveva i capelli marroni spettinati come sempre, sparati a destra e a sinistra. Le sue labbra sembravano chiamarmi, urlavano il mio nome e avrei voluto ascoltarle.
Non lo feci, ovviamente.
Ora che avevo paura di perderlo, mi mancava ancora di più, nonostante fosse davanti.

"Ehi."
Lui sobbalzò, troppo perso nei suoi pensieri.
Mi salutò, abbastanza tranquillo, ma percepii una sorta di lontananza nel suo atteggiamento.
"La scuola è appena ricominciata e già sono stanco morto."
Disse, e io non lo capii. Poi mi ricordai, non era cosapevole del motivo per cui l'avevo chiamato.
Presi un altro respiro profondo.

"Eren allora, oggi volevo vederti non solo per... vederti, ecco." Dissi, capendo subito dopo di non aver dato un senso alle mie parole. Ero agitato, mi conoscevo, sapevo come avrei potuto reagire.
Lui alzò un sopracciglio, evidentemente confuso, poi abbozzò un sorriso.
"Che intendi?"
"Scusa, mi sono spiegato male. Intendevo dire che volevo parlarti seriamente oggi, è successa una cosa."
Lo vidi subito allarmarsi e si strofinò freneticamente le mani sulle cosce, deglutì preoccupato.
"Cioè?"

"L'altro giorno ho discusso con Hanji, era arrabbiata e ha detto che di lei mi sarei sempre dovuto fidare, che c'è sempre stata e che invece ho preferito rivelare una cosa tanto importante a una persona che conosco molto meno e che non conosco come lei. Si riferiva alla storia della psicologa, di tutta la mia adolescenza, in pratica. Eren, cazzo, perché glielo hai detto?"
Mentre parlavo sentii la rabbia stringermi lo stomaco, mi stavo rendendo conto che per giustificare una cosa simile doveva aver avuto un motivo talmente valido che avrei saputo solo essere d'accordo.

Lui alle mie parole sorrise imbarazzato.
"Ah sì, giusto. Senti Levi mi dispiace davvero, non avrei voluto. È successo quasi per sbaglio. Hanji e io stavamo pranzando, lei ha cominciato a farmi domande su come stesse andando la nostra relazione, poi si è messa a darmi consigli sotto ogni punto di vista. Me la sono presa, non ci ho visto più. Le ho detto che per quanto voi foste stati intimi, io e te abbiamo qualcosa in più. Tu mi hai raccontato cose che lei non ha mai nemmeno immaginato."

Il mondo mi cadde addosso.
Tutto ciò che prima era speranza si trasformò in delusione.
Non mi sentivo di urlare, non era quello che provavo. Non era rabbia, la mia.
Era disgusto.
Profondo e viscerale disgusto.
Avevo davanti un'altra persona rispetto a quello che avevo immaginato fino a quel momento.
Eren Jaeger mi aveva dimostrato di essere un bambino, un bambino meschino e immaturo.
Io ero suo.
Questo lo odiavo, non l'avevo scelto.
Non ero di nessuno, non lo ero mai stato. Non avevo mai voluto appartenere materialmente a qualcuno.
Eppure io avevo lasciato un pezzo di me a quel bambino, gli avevo affidato una parte segreta e scura del mio passato, una parte che aveva condizionato la mia personalità per sempre. Mi ero fidato, come mi ero fidato di mia madre tanti anni prima.
Avevo creduto in entrambi e entrambi mi avevano tradito.
Lasciai un lungo silenzio, dopo le sue parole. Lo fissai negli occhi, cercai di scavare in quelle iridi verdi, che mentre prima mi erano sembrate le cose più vere e splendide mai viste prima, i due specchi della mia anima, ora mi sembravano semplici occhi verdi.
Due stagni, torbidi e profondi quanto una pozzanghera.
Mi ero illuso, per tutto quel tempo. Nella mia mente avevo costruito un'utopia, dovuta alla sua perfezione, alla perfezione che Eren non avrebbe mai rappresentato. Perché per me essere perfetti non significava essere perfetti, ma significava sapermi volere bene, lui non ce l'aveva fatta. Non ci aveva nemmeno provato. Non doveva andare in quel modo, a quanto pareva.
Mi alzai lentamente, lo guardai di nuovo. Lui seguì i miei movimenti con lo sguardo, alzando leggermente la testa in avanti. Cercai di imprimere la sua immagine nella mia testa, non avrei mai dovuto scordamela.

"Cosa stiamo facendo io e te? Quanto inutile tempo abbiamo sprecato? Qui è necessario mettere un punto, Eren. Siamo due rette perpendicolari che non si incontreranno mai più. È stato bello, per quanto ridicolo, ma è stato tempo sprecato. Le nostre giornate hanno avuto il tempo che hanno trovato, ed è finito.
Ora vado, sperando tu possa crescere.
Ti auguro una buona giornata, e una buona vita. Senza di me."

Lui cominciò a ricoprirmi di domande che mi colpirono come frecce, ma andai avanti e lui non mi seguì fortunatamente, rimase seduto, guardandomi andare via.

Uscito fuori mi sentii solo, deluso e mi veniva da piangere. Non ricordavo l'ultima volta che fosse successo, ma era terribilmente struggente.
Gli occhi continuavano a pizzicarmi e avevo il fiato corto.
Tornai a casa.

SPAZIO AUTRICE

Il capitolo non è lunghissimo, ma deve finire così, non ci sono altre parole con cui io possa descriverli.
Buona giornata della donna e buon weekend, ieri abbiamo fatto un anno dal prologo.
Grazie a something_in_the_tea, per l'indispensabile aiuto, come sempre.

Non Ti Voglio Bene [Ereri] (conclusa)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora