18

1.1K 77 40
                                    

Levi's Pov

Aprii gli occhi lentamente, lamentandomi della posizione scomoda.
Accanto a me Eren dormiva ancora, così non provai nemmeno a svegliarlo.
Lo guardai divertito, pensando che la situazione in cui mi ero cacciato era davvero assurda. Presi il suo cellulare e giusto per lasciargli un ricordo ci feci una foto, in cui provai ad essere simpatico.
Lasciai il telefono appoggiato sul comodino e mi rivestii, poi uscii di casa.
Camminando per il marciapiede cominciai a realizzare seriamente cosa era appena successo, non riuscivo a crederci.
Eravamo una... coppia?
La cosa mi faceva tremare il cuore solo al pensiero, ero felice. Avevo aspettato, sofferto, soffocato i miei sentimenti per Eren, avevo bisogno di qualcosa reale. Avevo bisogno di averlo accanto.
Per quanto fosse riuscito a farmi incazzare, non sarei riuscito comunque ad allontanarmi.
Mi ero perso in questo circolo di emozioni contrastanti che alla fine si bloccarono quando mi ricordai una cosa.
Quel giorno, era il 20 Marzo.
Eren era nato il 20 Marzo.
Era il compleanno di Eren.
Lanciai un grido di disperazione, non pensavo sarebbe stato così violento l'impatto con l'idea di dovergli fare un regalo.
Insomma, fare sesso con me poteva essere già qualcosa, ma sarei stato una persona orribile se non gli avessi preparato qualcosa di concreto.
In ogni caso, il sesso è concreto.
Sopratutto con me, anzi, con me è fantastico.

Tra il non sapere cosa fare a Eren e l'indecisione su cosa fossimo io e lui, si aggiunse in breve anche il rimorso del non aver detto nulla a Hanji.
Sapevo che quando l'avrebbe scoperto, cosa che sicuramente sarebbe successa, io sarei stato un uomo morto.
Aveva passato gli ultimi sette mesi a provare a metterci insieme, come facevo a non dirglielo?
Ma allo stesso tempo avevo bisogno di rifletterci, così rimandai una nostra futura conversazione al più tardi possibile.

Eren's Pov

Quella mattina chiamai mia madre appena sveglio, per rassicurarla di essere sano e salvo. Lei mi fece un'infinità di auguri, anche mio padre, seppure un po' sbuffando.
Non osai chiederle come stesse andando quella sottospecie di viaggio curativo per coppia.
Chiusa la telefonata trovai la foto che Levi si era fatto prima di andarsene e scoppiai a ridere come uno scemo. Non ce la faceva proprio a lasciarsi andare del tutto.
Però la trovai una cosa carina.
Mentre guardavo la fotografia una sfilza di messaggi cominciarono a scorrere sul mio cellulare.
Auguri da parenti, amici, gente sconosciuta e persone di cui non ricordavo l'esistenza.
Dopotutto, avevo diciotto anni!
Era una tappa importante, potevo fare un sacco di altre cose.
Negli ultimi mesi avevo anche iniziato a studiare qualcosa per l'esame di scuola guida, ma non avevo approfondito abbastanza bene.
Decisi che era una di quelle cose che dovevo iniziare a fare.
Oltre ad alzarsi, perché ero ancora a letto.

Il mio cellulare squillò e a me prese un colpo.
"Armin?"
"AUGURI RAGAZZO DICIOTTENNE!"
"Cristo, ma cosa urli!?"
"Dai su! Compi diciotto anni, dovresti esserne felice."
Risi.
"Ho capito, ma non c'è bisogno di mandarmi in frantumi i timpani."
Il biondo sbuffò al telefono, ma non demorse.
"Allora, ci vogliamo vedere oggi? Usciamo a pranzo con tutti!"
"Sì, beh. Sai che quest'anno non mi andava di festeggiare."
"Dai ma è semplicemente un'uscita tra amici, che ti importa?"
Alla fine accettai, mi sembrava giusto così.
Le vacanze di Pasqua diventavano quasi noiose se non avevi nessuno con cui stare, nonostante io ce l'avessi.
Mi chiamarono ben presto anche Mikasa e Hanji. Quando quest'ultima cominciò a parlarmi mi allarmai un po'.
Lei era sempre stata una fan accanita della coppia me-Levi e se avesse scoperto che tra noi c'era stato quello che c'era stato e non glielo avevamo detto, ci avrebbe ucciso.
Dalla sua voce mi sembrava stesse cercando di scoprire qualcosa, come se stesse indagando.
Mi sbolognai il discorso alla fine, dicendo che dovevo andare.
Che poi, era vero.
Uscii di casa dopo aver rassicurato mia madre la cinquecentesima volta in cui mi ripeteva che le dispiaceva non esssere accanto a me il giorno del mio compleanno.
Mi incontrai con i miei amici al solito parco in cui passavamo le giornate fancazzeggiando.
"Auguri, depresso." Furono le prime parole che mi disse Jean, alzando gli occhi al cielo.
Io gli sorrisi sornione.
In seguito arrivarono una serie di complimenti e raccomandazioni come "ora puoi guidare e portare tutti ovunque", come se fossi stato l'unico ad avere diciotto anni.
Ci mettemmo a ridere e scherzare come facevamo solitamente e fu lì che mi prese una tristezza incredibile.
Li guardavo che facevano i cretini, mischiavano le loro risate a battute sarcastiche e sul nuovo taglio di capelli di Berthold, ero loro amico da anni, avrei sacrificato la mia stessa vita per salvarli da qualsiasi cosa.
Ma in un momento come quello mi sentivo vuoto, avevo paura di perderli tutti.
Io ero innamorato, di un ragazzo.
Ero perso di lui.
Ma non mi ero davvero domandato quanto ai miei amici la cosa avrebbe fatto piacere. Insomma, non che fossero affari loro, ma mi venne il terrore che potessero cominciare a evitarmi.
Non erano omofobi, di questo ne ero consapevole, ma in ogni caso qualcosa sarebbe potuto cambiare.
I miei sentimenti per Levi però erano troppo forti per poterci rinunciare, mi sembrava di essere stato costretto in una strada con due opzioni.
L'amicizia o l'amore.
Vedevo tutto come se scegliere una cosa mi avrebbe privato per forza dell'altra.
Immerso nei miei pensieri, smisi di ascoltare i discorsi di Annie su come atterrare uno stupratore e Berthold mi prese il cellulare.
Cominciò a farsi delle foto idiote, in cui faceva lo scemo insieme a Marco, poi però, tirò un urlo.
Io mi girai come svegliato da un sonno profondo, guardandolo preoccupato.
Fissava lo schermo del mio telefono con gli occhi sbarrati.
Lo vidi smanettare sopra all'attrezzo, annunciando in seguito:
"Aprite i telefoni."
Vidi tutti tirarli fuori lentamente, osservandosi tra di loro.
Dopo un po' finalmente riuscì a capire, quando ripresi il cellulare in mano.
Bert aveva trovato la foto che si era scattato Levi la mattina stessa e l'aveva inviato sul nostro gruppo.
In cui inoltre erano presenti Erwin, Hanji, Petra, Isabel, Farlan e Levi.
La foto era inequivocabile, rappresentava il corvino mezzo nudo, nel letto, accanto a me che dormivo, che faceva un faccia idiota.
Io non riuscivo a parlare, vedevo offuscato intorno a me.
I miei pensieri si erano appena trasformati in realtà, con una semplice azione, di un amico che consideravo tale.
Rimasi in silenzio guardandomi intorno, non mi era stato dato nemmeno il tempo di capire cosa provavo io, che già avrei dovuto spiegarlo ai miei amici.
Mikasa mi guardò titubante.
"Eren... Stai bene?"

SPAZIO AUTRICE

Ehi, ragazzi!
Okay, let me explain.
Partendo dal fatto che la mia estate è quasi iniziata, ma la mia più grande ansia ora è finalmente passata.
Mi dispiace veramente moltissimo aver fatto aspettare così tanto tempo per pubblicare un nuovo capitolo, ma in queste ultime settimane mi era impossibile scrivere. Non riuscivo a concentrarmi, troppe cose da fare.
Tutt'ora ancora sto facendo altro, ma almeno ho finito per metà i miei impegni.
Cercherò di recuperare pubblicando più spesso, scusate un sacco.
Io spero che nel frattempo voi stiate anche passando una bella estate, io diciamo che sono abbastanza stanca ma dai... posso superarla.
Le idee per il prossimo pezzo di storie ce le ho già e presto verranno fuori, tranquilli, nonostante non abbia scritto nel frattempo ho pensato molto alla storia.
Io vi lascio a questo punto, spero che quest'ultimo capitolo vi sia piaciuto, vi voglio bene.
Grazie come sempre a ultima_onda

Non Ti Voglio Bene [Ereri] (conclusa)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora