Capitolo 14

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Non ho mai saputo cosa si provasse, ne quanto intenso fosse il sentimento che l'uomo può provare nei confronti di qualcun'altro, eppure qualcosa dentro di me mi suggeriva che avevo appena messo piede su di un terreno che non conoscevo e su cui cadendo mi sarei davvero potuta fare male.
-esco, buona giornata Familia- li saluto velocemente affrettandomi a raggiungere Torino.
Ancora con la testa affollata di pensieri, gli uni che sbattevano contro gli altri e se appena ne riuscivo ad afferrare uno solo, un singolo e misero pensiero sulla quale concentrarmi ecco che ne arrivava un altro e poi subito dopo un altro ancora; è cosi che ci si sente mi dissi, come appesi su di un filo, in bilico su di un solo piede, a metà tra il bianco e il nero.
-Gwen stai per fare una cazzata e te ne pentirai amaramente- mi ero appenna detta da sola davanti allo specchio del bagno, mentre cercavo di rendere ancora più morbidi i miei capelli castani, mentre mi chiedevo che cosa avrei dovuto fare una volta arrivata lì, in quella casa che mi avrebbe parlato di lui e che probabilmente mi avrebbe solo messo altra confusione in testa.
In macchina il volume dello stereo è ancora basso, un sottofondo che fa da cornice a questa giornata primaverile in cui un caffè potrebbe rivelarsi la bevanda più letale al mondo.
-chi è?- mi risponde quella voce al citofono
-Gwen- rispondo e sento lo scatto della serratura del portone del suo palazzo, entro dentro dove vi si affaccia un imponente chiostro che divide l'ala est da quella ovest del palazzo, vado alla ricerca della segnaletica che mi dica quale delle due scale sia quella A, appena noto la lettera mi affretto a chiamare l'ascensore che ci impiega circa due minuti , prima di spalancare le porte e permettermi di entrarvi.
Pigio il pulsante con il numero sette e aspetto che questa scatola chiusa, di cui ho avuto sempre una leggerissima fobia, facciamo pure che non è esattamente il posto preferito in cui vorrei stare,mi porti sull'uscio di casa sua.
Quando sento il cappanellino di arrivo e le porte si aprono, schizzo fuori immediatamente e lo vedo con le braccia conserte ad aspettarmi davanti la porta di casa.
-buongiorno raggio di sole- mi dice afferrandomi una mano e trascinandomi dentro
-ciao numero 21- lo saluto lasciandogli un bacio sulla guancia.
-benvenuta nel mio impero- mi sfila il cappotto dalle spalle e lo appoggia sul divano.
-c'è passata Crudelia Demon qui?- gli dico riferendomi al fatto che praticamente casa sua  è un tripudio di bianco e grigio Londra.
-non prendertela con me, me l'ha arredata un architetto- mi sorride e mi affianca, le nostre spalle si sfiorano e sotto sento la mia pelle rabbrividire.
-un architetto depresso aggiungerei, si vede che manca il tocco di una donna- mi guarda sorridendo e si porta le mani come a dire "che ci posso fare?".
-tra i due qui la donna sei tu, mi sa che finirà che sarà compito tuo arredarmi casa- lo guardo inarcando le sopracciglia prima che i miei occhi vengano catturati da una bellissima foto, senza nemmeno rendermene conto mi dirigo verso il mobile laccato bianco che si trova alle spalle del divano, poggiato su una delle pareti del salotto.
-siete identici- gli dico afferrando la cornice in mano, accarezzo il volto di un bambino paffuto che sorride al padre.
-è la mia foto preferita- dice semplicemente e io mi affretto a posare la foto, rendendomi conto di aver oltrepassato la linea.
-bene, cosa mi hai preparato?- gli dico distraendoci dall'ennesimo argomento intimo tra di noi, ultimamente non facciamo altro che camminare sui carboni roventi.
-colazione internazionale- mi dice superandomi e portandomi in cucina.
-ma tutte queste cose non le riusciremo a mangiare nemmeno entro Natale del prossimo anno- costatando che praticamente ha cucinato per tutta la rosa della Juventus.
-non preoccuparti, tu mangia quello che vuoi poi chiamerò Gonzalo e gli altri e vedi come finiranno tutto, non mi dovró nemmeno preoccupare di lavare le stoviglie- mi dice ridendo
-avete rubato anche i piatti alla Juventus?- gli dico facendogli capire che sono a conoscenza del grande segreto
-Higuain!!- dice portandosi la mano in fronte
-ladri-mi siedo sulle sedie davanti al tavolo e noto con piacere che ha davvero pensato a tutto , ma chiaramente devo fare una scelta se voglio continuare a passare dalla porta.
-era per una giusta causa- lo vedo accomodarsi al mio fianco.
-non dover lavare le tazze?- gli chiedo
-io penso al pianeta, non consumo acqua ne utilizzo detersivi- dice convito
-giusto, ma la carta che consumi che fai? La collezioni?- non sapendo come controbattere si porta un pezzetto di waffle in bocca, sporcandosi la maglia con lo zucchero a velo.
-allora, da cosa vuoi iniziare?- mi chiede indicandomi quali tra tutte quelle cose io debba scegliere.
-facciamo che prendo un bel bicchiere di Mate, un croissant con la confettura alle ciliegie e lo yogurt greco con la frutta- mi alzo ad afferrare le cose e lui mi imita scegliendo il pane tostato al posto del croissant.
-grazie e buona colazione- gli dico prima di portare in bocca un chicco d'uva bianca da tavola.
-buona colazione- mi dice e porta le labbra alla sua tazza di mate.
-Gonzalo mi ha detto che volevi vedere per un appartamento in affitto qui a Torino- mi domanda, e io annuisco e prendendomi un po' di libertà mi tolgo gli stivaletti dai piedi e con le calze mi accomodo sulla sedia, portando le ginocchia al petto, come praticamente faccio sempre a casa mia.
-si, ma Mattia non è troppo contento della cosa. Ne ho parlato con i miei è sono contenti che voglia fare questo passo ,anche se penso mio padre no ne sia tanto convinto- lui annuisce incitandomi a parlare e addentando il pane tostato.
-con il lavoro finisco sempre che arrivo a casa distrutta e voglio solamente buttarmi nel letto e dormire fino al prossimo risveglio, la cosa  si complica quando ci sono le partite e la settimana prima della partita, finisco con tornare a casa solo per farmi una doccia e lavarmi i capelli- mi sorride comprensivo
-io sono d'accordo con te, per me dovresti prendere un appartamento, se vuoi ti aiuto a cercarlo- lo ringrazio e gli dico che ci penserò su ancora un pochino
-sai che prima o poi Matt dovrà farsene una ragione vero?- annuisco sapendo bene che non posso rischiare di dormire al volante solo per un capriccio del mio migliore amico.
-lo so, ma per me lui ha un posto speciale nella mia vita e sapere che non mi appoggia in questa cosa mi fa destare dal prendere una decisione- gli spiego come mi sento a riguardo e lui mi guarda come se volesse leggermi dentro
-Non credi ,forse, sia il momento di imparare a camminare da sola?- mi chiede
-è più complicato di cosi, non è solo da parte sua...sono io che non so vivere più senza averlo tra i piedi-
-non stai cambiando stato Gwen, sarai a quaranta minuti da casa sua e potresti comunque affittare un'appartamento con una camera in più per lui e chiedergli di venirti a trovare nei fine settimana per stare insieme- lo so bene che ha ragione e che praticamente gli sembrerò una bambina capricciosa a non volermi separare da Mattia, quando lui ha dovuto lasciare tutto e venire qui da solo.
-hai ragione, ne terrò conto- gli dico semplicemente non sapendo cos'altro dire.
-vivere da soli è sempre difficile, te lo dice uno che ne sa qualcosa ma fidati di me, imparerai veramente a conoscerti e crescerai senza nemmeno rendertene conto, poi un giorno ti sveglierai è capirai che piega ha preso la tua vita e le cose cambieranno di prospettiva- lo ascolto ammirata, stupita di come a soli ventiquattro anni mi sembra un ragazzo cosi maturo, cosi posato e sicuro di quello che lo circonda, chissà se tra due anni io sarò nelle sue stesse condizioni
-non hai avuto paura che stare da soli ti avrebbe soffocato?- gli chiedo , perché questa è la mia più grande paura.
-ho paura tutt'ora, rimanere soli non è mai bello ma inevitabilmente in alcuni momenti è proprio questo di cui ho bisogno, sapere che una volta tornato a casa mia io possa semplicemente togliere le scarpe all'ingresso ed essere libero di fare quello che voglio, ci saranno decisioni che prenderai che non andranno bene a nessuno ma a te non serve sentirti guardato e additato, ti serve solamente stare sola e non pensare ad altro- vorrei dirgli che so bene a cosa faccia riferimento.
-probabilmente quello che sto per dirti non ti sembrerà vero ma, tre anni fa non ero quella di adesso, ho avuto anche io il mio periodo di ribellione in cui tornavo a casa e mi sentivo fuori posto cosi ho detto ai miei di voler andare via e cercare qualcosa che non mi pesasse e che mi facesse semplicemente stare bene, cosi ho preso un biglietto per Lione e sono partita, contro mio padre che è l'uomo più importante della mia vita, volevo solamente vedere cosa c'era fuori che sarebbe potuto servirmi- mi sorride
-e hai trovato qualcosa?- mi chiede curioso
-si e no, il primo mese è stato strepitoso perché facevo una stronzata e non dovevo sorbirmi nessuna parternale, come dici tu arrivavo mi sfilavo le scarpe ed ero libera di essere me stessa, talvolta anche di piangermi addosso cosi senza un motivo- ricordo con gioia e amarezza quel periodo della mia adolescenza.
-hai continuato a studiare lo stesso?-
-si, non ero cosi stupida da volermi rovinare il futuro, semplicemente pensavo che qui non ci fosse nulla che mi trattenesse, che avrei saputo fare del mio meglio altrove e credimi, fuori è stato bello, forse la Francia non sarà il posto che fa per me o forse più probabilmente c'est moi qui n'y vais pas bonne pour la France- dico semplicemente
-oddio no, Mirale Pjanic esci da questo corpo- mi fa scoppiare a ridere.
-te lo saresti aspettata mai da una come me?- gli domando
-onestamente? Si! Non hai per niente il viso di una a cui piacciono le case di barbie e il tea il pomeriggio davanti a qualche programma scadente in tv, non mi aspettavo di certo che fossi una sorta di ribelle ma avrei detto sicuramente che non ti saresti fatta tappare le ali da nessuno- sono sinceramente contenta che lui pensi questo di me.
-e tu, raccontami un po' di te, qualcosa che non posso leggere online - sembra pensarci su qualche istante e poi inizia a parlare.
-quando è morto mio padre ho smesso di credere che ci fosse qualcosa di buono nella mia vita, lui mi ha sempre spronato a fare del mio meglio e mi accompagnava in ogni partita, se ne stava li seduto sugli spalti e quando pioveva e dimenticava l'ombrello a casa, rimaneva comunque seduto a guardarmi e quando tornavamo a casa aveva sempre qualcosa da rimproverarmi e io ogni volta partivo da li e correggevo la forza da caricare sul piede, l'angolazione e tutte le altre cose- si accarezza le fasce tatuate sul braccio.
-la perdita di mio padre mi ha inevitabilmente fatto capire quanta strada ancora dovevo percorrere, quanti sforzi avrei dovuto fare e quando la sera andavo a letto il pensiero costante era quello di riuscirci, di arrivare qui per lui e per tutte quelle volte in cui se ne stava li a guardarmi, penso sempre che mio padre si trovi nel mio sinistro- sorrido della dolcezza delle sue parole e spostandomi un po in avanti gli accarezzo la mano e lui ricambia sorridendomi.
-quando sono arrivato nel Palermo, sapevo che quella sarebbe dovuta essere la mia occasione e che non avrei dovuta sprecarla, non sapevo assolutamente la lingua e mia madre anche peggio di me, non conoscendo l'inglese non poteva fare chissà cosa...mi ha accompagnato il primo mese, rimanendo chiusa in casa per, praticamente tutto il tempo. 
Ti sembrerà assurdo ma niente di tutto quello che avevo pensato si è poi verificato, ho praticamente imparato l'italiano al supermercato e con i vicini che, perdonami , ma non hanno niente a che vedere con voi.
Sembrava di stare a Laguna Larga, sono calorosi e potessi ti porterei a conoscerli, mi hanno fatto da famiglia e venivano allo stadio urlando il mio nome e incitandomi a fare sempre meglio, come se mio padre mi stesse dando ancora un incoraggiamento- sorride guardando un punto fisso che voltandomi scopro essere la sua foto con la maglia rosa nera.
-credo proprio che fosse così- gli dico sincera
-u picciriddu- tradotto "il bambinello" , dico facendolo sorridere,so bene che lo chiamavano cosi giù al sud.
-mia nonna non è mai potuta venire in Italia a trovarmi, ma sono sicuro avrebbe preferito che io rimanessi a Palermo, qui sarebbe impazzita e ci avrebbero denunciato per le sue urla- rido al pensiero di una donna con il sangue caldo che faccia baccano a qualsiasi ora del giorno beccandosi le peggiori parole.
-quando ho comprato una casa lì, Antonella ha voluto seguirmi, stavamo insieme già da due anni e da noi le cose funzionano un po' diversamente, ci si sposa più giovani ma io non potevo sposarla perché sapevo che quello avrebbe comportato la fine della mia carriera e quindi le chiesi di aspettarmi ma lei volle seguirmi nonostante  qui avrebbe davvero dovuto iniziare da zero, non sapeva la lingua e io non le sarei stato di aiuto, in più io stavo fuori tutto il giorno e ho pensato seriamente che quello doveva essere il più grande gesto d'amore che avrebbe potuto farmi- annuisco non sapendo cosa dirgli in merito, non ho mai avuto una relazione quindi io e i consigli d'amore non ci conosciamo nemmeno.
-la cosa che credo ci abbia sempre permesso di stare insieme è il fatto che lei mi abbia sempre appoggiato, mai una volta che mi avesse contraddetto e forse è stato solo perché siamo cresciuti insieme e la volevo tanto quanto lei voleva stare con me, era un porto sicuro in cui sarei tornato ogni sera e poi lei mie guardava come se fossi il suo idolo, io amavo il suo modo di venirmi incontro, di essere sempre dalla mia parte-
-perché adesso le cose pensi siano cambiate?- gli domando
-perché io sono cambiato, perche lei è cambiata e perche ho capito che voglio altro dalla vita e non so se lei possa darmelo, la amo ancora ma non so se quello che io penso sia amore, lo sia davvero- eh caro mio, qui non posso aiutarti, io sono messa peggio di te.
-hai mai pensato che il calcio abbia cambiato le tue priorità? Non deve essere stato cosi felice per lei vederti cambiare cosi tanto e così velocemente no?!- gli dico pensando a come si sia potuta sentire Antonella
-è stata lei ad accompagnarmi nei miei cambiamenti, il problema è che io alcuni cambiamenti li voglio riportare a come erano una volta ma lei non è disposta a fare questi passi indietro e a cambiare corsia- lo guardo nella speranza che la mattassa che abbia in testa si possa sbrogliare.
-perché vuoi tornare indietro?-
-perché ho l'impressione di aver saltato troppe tappe della mia vita, i voglio i miei amici e la mia famiglia, sono argentino Gwen e per me ci sono certe priorità che pure se andassi a vivere a NewYork non cambieranno mai, voglio il Natale con la mia famiglia tutta riunita a tavola e lo so che a ventiquattro anni sembra una follia  ma mi hanno tolto già mio padre e sarebbe da idioti perdere anche mia madre, io voglio la domenica a casa sotto le coperte e un bel film, non mi piace sempre star fuori a fare casino- benvenuto nel club Paulo.
- con un cane di quelli enormi- gli dico pensando al fatto che non esiste famiglia perfetta che non abbia un animale domestico tra le mura di casa
-e tre bambini- mi dice serio
-voglio una famiglia che mi ricordi chi sono, che mi stia accanto e voglio poter avere le ginocchia stanche per averci tenuto mio figlio a lungo tempo, voglio avere dei ricordi da poter conservare- praticamente è l'esatto opposto di quello che scrivono su di lui.
-tuo padre sarebbe orgoglioso si te, non perché sei solo un magnifico attaccante  ma perché sei un magnifico uomo- non mi trattengo dal dirglielo e il sorriso che mi regala è meraviglioso anzi molto, molto di più.
- sai,anche io voglio una famiglia numerosa, sono figlia unica e so bene cosa si prova a stare da soli senza avere qualcuno con cui poter litigare e poi scambiarsi i vestiti o anche solo infastidire cosi perché se ne ha voglia, siamo sempre stati in tre in qualsiasi momento e questo mi ha inevitabilmente legato molto ai miei genitori, effettivamente un Natale chiassoso e rumoroso sarebbe perfetto- sorride afferrandomi la mano.
-vieni, devo farti vedere una cosa- mi trascina nella sua camera, dove il letto è ancora sfatto e le lenzuola nere sono stropicciate ai piedi del letto.
-guarda un po' qui- mi mette una bellissima foto cartacea tra le mani
-questo è stato ,ormai nove anni fa ed è l'ultimo natale con mio padre- una sfilza infinita di persone sorridono all'obiettivo
-ma siete tantissimi- dico contanto sommariamente almeno una trentina di persone
-trentadue, il baccano era così tanto che a volte finivo per avere un mal di testa allucinante già alle dieci di mattina, lei è mia nonna Maria- la indica nella foto ed è esattamente come me l'ero immaginata.
-questo è tuo fratello?- gli chiedo indicando un  bambino più grande che sta abbracciato a suo padre.
-si è mio fratello Mariano, quello con cui sono maggiormente legato e questo e Gustavo, quello della volta scorsa, lui adesso è sposato ed ha due bambini- continuo a guardare la foto e in particolar modo suo padre, mi sembra di poterci vedere Paulo.
-tutti questi bambini che vedi sono cresciuti e abbiamo preso strade diverse, qualcuno credo si cerchi ancora, io li vedo quelle rare volte che torno a casa e loro si trovano li, due dei miei cugini vivono a Cuba, mio fratello Gustavo vive a Madrid e gli altri sono sempre fuori per lavoro-
-so che tuo nonno era polacco- mi guarda meravigliato, forse credendo che no ne fossi a conoscenza.
-l'ho letto sul tuo fascicolo- gli spiego immediatamente
-si, il papà di mio padre ma io non l'ho nemmeno conosciuto anche se ho conosciuto mio zio suo fratello, sono stato li la scorsa estate per tre giorni- mi racconta contento.
-quindi lo hai bevuto sicuro il Wściekly Pies- annuisce immediatamente
-Na Zdrowie!- mi dice facendomi scoppiare a ridere
-Na Zdrowie- faccio finta di brindare alla salute insieme a lui.
-ma mi spieghi come fai a saperli pronunciare bene? È assurdo!- mi chiede uscendo entrambi dalla camera
-no credimi, il polacco lo sconosco questo lo so dire solo perché è un mantra che dicono ogni dove e per la pronuncia mi alleno tante volte- gli dico onestamente.
-ti piace viaggiare molto vero?- ci accomodiamo nel divano e sembrano tanto uno di quei pomeriggi con Mat mentre ci aggiorniamo sulle nostre vite.
-forse anche fin troppo, fosse per me starei sempre in giro per i paesi del mondo-
-anche a me piace viaggiare tantissimo, ma spesso preferisco tornare a casa da mia madre e da mia nonna- lo capisco a pieno, anche io se avessi la mia famiglia lontano da casa quando ne avrei l'occasione tornerei immediatamente da loro.
-ti piace anche Formentera- gli dico guardandolo facendogli capire che non può negarlo.
-si, ci vado con Gonzalo e alcuni della squadra per stare tutti insieme- mi spiega
-davvero? Io che pensavo ci andassi per prenderti il sole e ritornare abbronzato....andiamo Paulito, non c'è nulla di male nel dire che ti piace Formentera per il mood freedoom che si respira- lui mi guarda e poi sorride colto nel fallo.
-okay okay hai vinto tu, ma poi mettono dell'ottima musica latino americana, praticamente si scatena il ballerino che è in me- lo immagino mentre balla e mi viene da ridere.
-fammi un po' vedere questo ballerino- mi alzo chiedendogli di fare lo stesso e dopo un po' di "dai no, ballo da schifo" , "perché ho parlato?"  ecc ecc, ha acceso lo stereo e accorciandosi ancora di più i pantaloncini bianchi dell'adidas, probabilmente per potersi muovere meglio, ha trascinato anche me in quello che si è rivelato il momento più divertente della mia vita.
-non sarai argentina ma lo tieni bene il ritmo- mi dice tenendo le sue mani sui miei fianchi e conducendomi nella milonga.
-io? Sei tu che sei bravissimo- lo ammetto con tutta l'onestà che ci sia, praticamente sembra abbia fatto anni di scuola di ballo.
-sai quale è il mio ballo preferito?- mi chiede e io sto li come una scema ad aspettare che me lo dica
-si chiama escondido, fammi mettere la musica giusta e te lo insegno subito- si sposta velocemente allo stereo e dal suo cellulare cerca la musica che gli serve.
-mettiti davanti a me e dammi le mani- intreccia le nostre mani e appena la musica parte incrocia le nostre gambe e i piedi così velocemente che ho la sensazione che finiremo con il sedere per terra.
-muy feliz de verte tan suelta- gli sorrido
-tengo solo la companera derecha de mi lado- mi bacia pericolosamente vicino all'angolo delle labbra e penso solamente che potrei prendere fuoco da un momento all'altro, perché bruciare sempre ma spegnersi mai.


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Hi my bae ❤️
Che ne pensate di questo capitolo?

Mi scuso anticipatamente,con i siciliani semmai ci fosse qualcuno che stia leggendo e si accorga che ho scritto picirriddu e arancino/a , sbagliando.
#sorryreallysorry

Io sono molto 😍 per i due.
Fatemi sapere che cosa ne pensate e se vi va lasciate una stellina ⭐️al capitolo.
Un bacio 💋

Fino Alla FineDove le storie prendono vita. Scoprilo ora